Reditu
Suo - Secondo Libro
Dal
passato al futuro senza questo presente
Sto
usando come titolo conduttore di questa
mia serie di scritti il titolo di un componimento di Claudio Rutilio Namaziano (latino: Claudius Rutilius
Namatianus; ) un poeta romano e un politico romano di nobile
famiglia gallo-romana. Come ricorda Wikipedia egli è nato: “forse a Tolosa, fu praefectus urbi di Roma nel 414. L'anno seguente o poco dopo fu
costretto a lasciare Roma per far ritorno nei suoi possedimenti in Gallia devastata dall'invasione dei Vandali. Tale viaggio - condotto per mare e
con numerose soste, dato che le strade consolari erano impraticabili ed insicure
dopo l'invasione dei Goti
- venne descritto nel De Reditu suo,
un componimento in distici elegiaci,
giunto all'epoca odierna incompleto.”
Questa mia serie di scritti
è giunta al secondo libro. Nel primo ho voluto considerare il rapporto fra il
passato e il futuro, in questo secondo libro cercherò di comprendere la
distanza fra il futuro sognato nel passato e questa realtà del qui e ora. Certamente
non è un bel pensare perché la distanza fra il mondo degli Dei e degli Eroi e
la realtà concreta va, forse, aldilà delle capacità del pensiero umano di
concepirla. Gli anni che le sfortunate genti del Belpaese si trovano davanti
saranno difficili, in troppi hanno creduto alle illusioni della pubblicità
commerciale, dei pubblicisti dei
quotidiani e delle riviste e del
personale addetto alla propaganda politica di questo o di quel partito o
personaggio e quindi per molti italiani la discesa dal mondo dei sogni alla
realtà sarà brutale e dolorosa. Ora è necessario anche per me fare questo
ritorno indietro e osservare la distanza fra il futuro pensato e quello
concreto. In questa terza settimana di gennaio i giornali hanno riportato la
notizia di un pessimismo diffuso fra i giovani italiani, in tanti temono la
disoccupazione e le nuove forme di povertà. Questo venticinque fa sarebbe stato
incomprensibile, anche perché le capacità di mobilitare delle forze sociali e
politiche che arginassero il peggio del capitalismo selvaggio stavano entrando
in crisi proprio allora. Ciò che risulta evidente è la portata della mutazione
politica e sociale: la centralità del potere economico nella vita quotidiana ha
fatto arretrate il potere politico e la possibilità che hanno le forze sociali
di relazionarsi ad esso per mutare le condizioni in cui vivono e operano. Ma
proprio mentre scrivo queste parole il dominio economico che corrisponde alla
centralità del dollaro e della civiltà angloamericana si sta avvitando su se
stesso e sta perdendo la sua forza originaria. Oggi il dominio del potere economico non è
insidiato tanto dalle forze sociali italiane ed europee quanto da una novità assoluta:
l’emergere di potenze imperiali contrapposte alla civiltà Anglo-Americana. Cina, Brasile,India ,Russia post-sovietica, e dietro
di esse perfino il Venezuela, esse cercano di trovare uno spazio loro non
contrattabile e non sottoposto ai condizionamenti della civiltà Atlantica. Usano sfacciatamente il capitalismo e le sue
contraddizioni per ritagliarsi la loro fetta di potere al grande tavolo della
guerra e del confronto diplomatico fra potenze,.La loro azione è sempre lucida,
precisa, perfetta, machiavellica e
consegue di solito l’utile politico. Proprio perché il loro agire
economico è volto all’utile politico queste nuove potenze stanno mettendo in
discussione la centralità dell’economia la quale è coincidente con gli
interessi delle minoranze al potere nella civiltà Anglo-Americana. Del resto
proprio le gravi difficoltà della civiltà statunitense rivelano la strage delle
vecchie illusioni italiche..
IANA
per Futuroieri
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