28 marzo 2014
Sintesi: Il Maesto - Introduzione primo atto
Scritto teatrale in tre atti.
Composto per il teatro di tutti e di nessuno.
Sette personaggi.
Tre atti.
Primo atto
Oliveto di
Franco Fusaro contadino, saggio, mago.
Franco sente il rumore di un veicolo, lascia
gli strumenti agricoli su un piccolo
cesto, prende una sedia, un tavolo. Si siede, tira fuori da una scatola di
latta un piatto, un bicchiere, un coltello, pane, vino, sale, olio. Calmissimo
aspetta. Tre personaggi arrivano.
Franco:
Benvenuti nella mia piccola proprietà, qui sul poggio che sovrasta il comune di
Cemento Pigi, non aspettavo nessuno e meno che mai in inverno. Ma credo di
sapere perché siete qui . Qualcosa che avete visto o sentito vi ha turbato e
volete un mio consiglio, una mia interpretazione.
Paolo Fantuzzi:
Franco, è così. Tu sai che uno che fa e ha fatto e sicuramente farà diversi
mestieri. Un tempo uno come me
l’avrebbero chiamato operaio., oggi sono un precario come tanti. Voglio esser
diretto: tutti e tre ci siamo trovati al Bar della stazione di Empoli e per
caso ci siamo raccontati fra noi tre esperienze più ch e spiacevoli. Di solito
finisce con un Vaffa al mondo e al resto, ma ora non è così. Abbiamo bisogno
che tu ci ascolti.
Clara Agazzi: Sì
è così.
Stefano Bocconi:
Franco, vorrei parlar per primo.
Franco:
Avvicinatevi. Scusate se non mi alzo ma sono un po’ stanco. Stavo per farmi un
paio di fette di pane e un bicchier di
vino.
Stefano Bocconi:
Franco, come tu sai sono un commerciante; ho in città un locale dove vendo
fumetti, gadget, giochi. Avevo due commessi ma nell’ultimo anno ho dovuto
licenziarne uno e l’altro non potendo tenerlo perché gli affari vanno male ha
pensato bene di far da sé e d’andarsene per qualche tempo in Australia.
Emigrante. Ma una settimana fa, prima che partisse è successo che in negozio è
arrivato un vecchio cliente, una persona gradevolissima famoso a livello locale
perché giocatore in tornei regionali di non so bene che cosa. Il mio commesso
si è avvicinato a lui e lo ha abbracciato commosso. Per lui quel cliente era il
passato, era il tempo dei tornei e del gioco, era una raffigurazione di tempi
felici. Oggi tempi passati e finiti. Egli
ha capito e ha ricambiato con affetto il gesto d’intimità. Sul momento non ci ho dato peso ma da una
settimana quest’immagine mi tormenta. Ho bisogno di sentire cosa ne pensi.
Clara Agazzi:
Il mio caso è recente, è di due giorni
fa. Capitò questo. Di solito mi barcameno fra diversi mestieri. Mi hanno
assunto come precaria all’archivio comunale, nella biblioteca comunale, e di
recente ho messo a frutto i miei studi e ho avuto qualche supplenza nelle scuole
elementari. Ma un colloquio con una
vicepreside in un mio ultimo incarico mi ha disturbato. Si trattava del solito
discorso su cosa c’è da fare; ma c’era una novità. I vocaboli. Parlava di
Offerta Formativa, di consumatori di formazione, del preside che doveva esser
chiamato dirigente perché ormai si tratta di un manager, di performance, di input/output,
di soddisfazione dell’utenza, e cose simili… Mi sembrava il discorso sentito
tante volte, ma stavolta erano così tanti i vocaboli tratti dalla materia
economica e dall’inglese pseudo- economico che sono rimasta basita. Mi son
detta: ma cosa ne è del sano mestiere dell’insegnare. Cosa è accaduto in questo
Belpaese negli ultimi anni?
Franco: Paolo,
tu non hai parlato.
Paolo Fantuzzi:
Franco, il mio caso è molto semplice e molto meno filosofico. Mi capitava
proprio oggi di passare dal capoluogo di provincia per sentire di un lavoro
nuovo, questo di mattina presto. Per strada un mendicante e venditore di
cianfrusaglie mi ha chiesto l’elemosina con grande insistenza. Mi ha afferrato
per lo zainetto e insisteva quasi fino a piangere. Sono riuscito a staccarmene,
ma la cosa mi ha turbato. Mi pareva che vi fosse qualcosa di tragico, di
fatale. Quel gesto mi ha dato l’impressione di aver davanti un mondo integralmente
fragilissimo. Solo che è il mio mondo, il mio territorio, la mia storia
personale, anche il mio lavoro. La città stessa mi è apparsa in un solo istante
degradata e turbata nel profondo.
Franco: Ho
capito. Come negli effetti di certi sogni premonitori questi episodi vi hanno
scosso. Vi hanno costretto a ripensare la vostra vita. Vi siete trovati davanti
alle vostre paure, a paure nascoste, rimosse. Forse anche a qualcosa di più.
Dunque iniziamo. Ora ditemi da questo
poggio cosa vedete.
Stefano Bocconi:
Una cittadina di provincia, delle strade
Paolo Fantuzzi:
Franco,vedo una cittadina, dei campi, olivi, strade
Clara Agazzi:
Case, chiese, il cimitero, il Comune, strade… non so. La scuola anche.
Franco si alza. Con un gesto ampio della
mano indica il paesaggio. Poi lentamente va verso gli ospiti.
Franco: Adesso,
io vi mostrerò il non visto. Occorre molto sapere e molto cercare per conoscere
la genealogia del territorio e della città. Occorre pazienza. Lì vicino alla
strada, presso la casa del pastore oggi abbandonata c’era un luogo santificato
dagli etruschi. Un fulmine aveva colpito
quel posto e i sacerdoti di 25 secoli fa avevano stabilito di collocare un
segno di pietra. Per gli antichi cosmo e microcosmo dovevano aver una qualche
forma d’equilibrio, dovevano raccontarsi l’uno con l’altro e quindi potevano
esser interpretati dai saggi e dai
sacerdoti sapienti. Il fulmine non
cadeva mai per caso. Questo fu il primo segno, il primo atto della civiltà
umana in queste terre. Ora seguite il dito, lì vicino alla fabbrica di vetro abbandonata
lasciata allo sfascio hanno trovato i resti di una villa romana, la forma di
produzione e di dominio del patriziato dei Cesari, sia di quelli pagani sia di
quelli cristianizzati. Una società di schiavi e di padroni che ha però messo le
basi per il diritto e per la cultura della nostra civiltà. Poi sono arrivati i
barbari, cristiani o pagani, schiavi o padroni sono stati distrutti. Goti,
vandali, Ostrogoti, e poi i Longobardi; è nata gente con i capelli rossi o
biondi ed e è arrivato il Medioevo. I
signori barbarici son diventati cavalieri cristiani, hanno fatto costruire
torri e castelli e hanno preso possesso della terra e delle disperse genti. Poi
venne costruita la Chiesa con il campanile che sta al centro del paese e questo
avvenne, più o meno, un migliaio di anni fa. Una volta creata la chiesa si
venne a formare il borgo e poi la cittadina con le mura e il comune. Chiesa,
torre, castello, mura, comune erano le forme materiali di un modo d’essere e
d’esistere. Il tutto coerente con le stagioni, con la distinzione fra il bene il
male, con la logica del tempo che va e che viene, dell’abbondanza e della
carestia e dei limiti della vita. Nello scorrere dei secoli un padrone
straniero arrivava e uno partiva. Intanto nel Rinascimento il principe faceva
costruire non lontano da qui una sua villa di campagna, il denaro alla fine del
medioevo era già una potenza che comprava eserciti e regni da almeno due
secoli. Ma i nobili signori spesso l’usavano per esser magnifici, per inseguire
un sogno estetico, per ricostruire l’incanto di mondi sognati dai loro artisti
e dai loro poeti. Seguite ancora quello
che indico, e osservate. Quello è il Comune costruito nell’Ottocento in stile eclettico con la targa per Garibaldi
e la piazza con il monumento ai caduti della Grande Guerra. Qui siamo
all’entrata del nostro tempo: la civiltà industriale, la civiltà
dell’elettricità, del capitale, del tempo degli orologi, del calcolo economico,
delle masse di operai e di soldati, della scienza e della tecnica al servizio
della morte, dei milioni di morti in Europa. Da quel punto cronologico e fisico
il vecchio mondo inizia il lento congedo dalle nostre vite. Il mondo antico dei re, della civiltà
contadina, delle regole arcaiche, del tempo della natura è stato travolto da due guerre mondiali e dal
finto ed effimero benessere che è seguito. Quella massa di fabbricati brutti e
senza forma e quei capannoni rugginosi e marci che circondano come una cintura
grigiastra i nuclei medioevali, rinascimentali, risorgimentali della cittadina
sono il segno senza forma dello sviluppo del secondo dopoguerra. Un mondo umano
nuovo è nato. Esso è senza forma, senza equilibrio, privo di studio veritiero, privo
di pensiero, estraneo a quel che è autenticamente religioso. Non si può nemmeno
porre il problema di Dio in questo tempo di terza rivoluzione industriale,
perché tanta parte della presente umanità è incapace di pensarlo. Questo tempo
nuovo ha rivelato una vasta umanità che vuole vivere senza più eredità morali,
senza più autentiche regole, che ha fede nella potenza del denaro e ha fatto di
esso il nuovo Dio che promette ricchezze e piaceri senza limiti. Ora guardate
di nuovo la città. La strada. La chiesa. La piazza. Cominciate ora a vedere il
vostro passato?
Paolo Fantuzzi:
Franco,è vero. Ora che ci penso. Quella è la chiesa medioevale, vedo la città
vecchia, un pezzo delle mura.
Clara Agazzi:
Quella è la parte del Settecento e dell’Ottocento, si riconosce bene il Comune
fatto sotto Re Umberto.
Stefano Bocconi:
Ora la vedo la periferia, le case nuove. Solo ora vedo la differenza fra la
forma delle cose costruite nel passato e il prefabbricato di oggi, è come se
fossi stato cieco. Per anni ho visto e non ho capito.
Franco: Non è
magia questa. Chi vive con la terra sa che ci sono le stagioni. Che esiste il
tempo della potatura, della semina, dl raccolto, della fatica, della festa,
della vendita, e così via… Perfino gli alberi plurisecolari hanno le loro
vicissitudini e tuttavia crescono, danno frutti, esistono e aumentano in
altezza, profondità, spessore. Lentamente accade questo. Se si pensa la città
di Cemento Pigi come un corpo, se si sa come questo corpo si è dato nello
scorrere dello spazio e del tempo allora le parti di quel corpo possono esser
lette, scoperte, rivelate. Oggi voi mi chiedete di scoprire qualcosa che il senso profondo di qualcosa che è iscritto
nella parte ultima della città ossia la gabbia di edifici prefabbricati e
malfatti che la circonda. Ma di per sé non sono malvagi gli edifici, è il loro
senso simbolico che li rende odiosi perché sono i manufatti di un mondo umano
che ha perso la forma etica e non la vuole avere nemmeno oggi. Il denaro e il
suo culto si sono sostituiti al sacro diritto dei re e dei principi e dei
vescovi che sono vissuti secoli fa. Il vostro microcosmo è stato turbato dalle
conseguenze del macrocosmo e dalle forme con cui si domina oggi la stragrande
massa della popolazione. Ossia con un miscuglio di mezzi diversi: divertimenti,
spettacoli, intrattenimenti, politica-spettacolo, paura, precariato,
burocrazia, predominio del potere finanziario sul potere politico e religioso,
distruzione o mistificazione di ogni valore etico o morale tradizionale; e se
non basta per i popoli ribelli e i loro signori esistono meccanismi
internazionali per l’attivazione di opzioni militari o di polizia. Cinque sono
le superpotenze oggi dominanti, hanno gli arsenali più grandi, hanno un grande
potere finanziario, hanno il diritto di veto alle Nazioni Unite e i più potenti e sofisticati complessi
militar-industriali. Il potere del denaro in quanto denaro e dei suoi sacerdoti
e dei suoi adulatori si lega ai centri
di comando e controllo delle cinque grandi potenze planetarie. Ma per quel
riguarda noi qui è opportuno esser sinceri. Siamo la periferia della periferia
di questi domini a carattere imperiale. Da questo la sensazione, amara ma comune
a tanti ,di esser vittime di forze invisibili, di strumenti oscuri, di forme
diabolico del dominio. Adesso che questa premessa del non visto è stata detta
possiamo iniziare a ragionare del non detto nei vostri tre racconti.
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