7 marzo 2010
Terza Rivoluzione Industriale e Belpaese

De Reditu Suo - Secondo
Libro
Terza Rivoluzione
Industriale e Belpaese
Le disperse genti del Belpaese sembrano vivere
in un tempo altro, diverso e parallelo rispetto a questo presente, ai suoi
conflitti, ai suoi giganteschi poteri imperiali e finanziari in contrasto. Si
ragiona di cose del secolo scorso, di antiche origini di valori oggi perduti,
di alcuni aspetti marginali della Seconda Guerra Mondiale, si cercano le
fondamenta mitiche della Seconda Repubblica perché quelle vere sono indicibili
o peggio troppo banali. La Prima Repubblica ha avuto come sua ragion d’essere
di tutelare la proprietà privata dei ricchi e tener in piedi l’anticomunismo
per contenere il bolscevismo ateo all’interno e all’esterno dei “sacri
confini”; la seconda Repubblica che non ha il problema del comunismo si limita
a difendere la proprietà privata dei ricchi. Il fatto che i più ricchi fra i
ricchi siano culturalmente apolidi o stranieri non cambia di una virgola la
vocazione della Seconda Repubblica. Il sistema esiste per tutelare i pochi, di
fatto in questi anni si è cercato di far applicare il dettato Costituzionale
solo in quelle parti che possono rafforzare un concetto fumoso di Stato
liberale estraneo ai diritti sociali, il resto della Costituzione si lascia
perlopiù a livello formale e come dichiarazione di principio. In questa Seconda
Repubblica si è sempre ragionato di banche, di riservatezza, di dati personali
specie se in relazione alle esigenze delle minoranze al potere, di destinare
soldi pubblici alle scuole private e confessionali, di punire la
microcriminalità, di controllare l’immigrazione con misure repressive, di
bilancio dello Stato, di riformare la giustizia per garantire gli imputati
ricchi e i loro satelliti, e ovviamente dei processi penali che interessano il
cavalier Berlusconi. Si è parlato poco di diritti dei lavoratori, del senso
delle nuove guerre, di dove vanno i denari delle tasse, della povertà crescente
nel Belpaese, del consumo di cocaina presso quasi tutti i ceti, della natura
intima dei nuovi poteri che stanno sostituendo i vecchi. Nei fatti ciò che è
davvero politicamente rilevante coincide con ciò di cui si ragiona in
televisione o presso le maggiori testate giornalistiche, ossia coincide con
delle priorità che non sono i problemi quotidiani delle migliaia di umani di
ceto medio-basso che osservo quando prendo il bus o la tramvia. I grandi temi
dominanti della politica nostrana sono argomenti che interessano i ceti sociali
che vivono di politica e le minoranze di ricchi e di ricchissimi. Chi prova a
presentare delle visioni davvero altre e diverse o dei problemi di carattere
sociale di solito appartiene a un certo giornalismo di denuncia o a forze
politiche d’opposizione o a realtà sociali costrette a un contrasto con
l’ordine costituito; a tutto questo come nota di colore aggiungo l’impegno di
taluni personaggi dello spettacolo, il più famoso dei quali è Beppe Grillo, che
per la colpevole assenza della politica son quasi stati forzati a colmare un
vuoto di rappresentanza e di manifestazione della protesta. Nel silenzio
forzato dato dalle troppe voci di dissenso prive di tribune elettorali o
televisive, o con limitato accesso alle nuove forme di comunicazione monta un senso
di disagio e di disgusto che coinvolge milioni d’italiani. Dal momento che non
basta nel Belpaese cambiare un governo o distruggere alcuni soggetti politici
per vedere dei cambiamenti sostanziali nel modo di pensare la cosa pubblica e
la gestione della cassa stimo che una mutazione decisa e profonda del costume
politico potrà avvenire o con un lento processo interno di trasformazione o con
un colpo di maglio esterno che rapidamente e brutalmente distrugga la società e
l’ordine costituito. In entrambi i casi quanti hanno a cuore la possibile
resurrezione del Belpaese devono incontrarsi, organizzarsi e associarsi adesso.
IANA per FuturoIeri
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