29 agosto 2012
Il Vangelo secondo Marcione
Il Vangelo secondo Marcione
Devo come prima cosa spiegare ai
lettori il perché di un titolo così
singolare per la mia nuova raccolta di scritti. Il motivo è semplice. Dietro il
disfacimento progressivo e potente dei miti morti e dei costumi ereditati dal
Novecento emerge il bisogno di forme nuove di credenza e ragioni di vita
adeguate ai tempi. Questo farsi di un mondo di valori altro e di ragioni altre
non può essere impresa di pochi, sarà una creazione che verrà in essere per
mezzo di molti che vivono nel disagio e di masse di umani delusi da questo
presente. Quel che posso fare io a partire dalle piccole tribune virtuali per
le quali scrivo di solito è provare a circoscrivere e a delimitare. C’è il passato che è passato e non è più qui e
ora e c’è la proiezione verso il futuro.
In mezzo il concretissimo presente. Quello che cerco con questi scritti è la
circoscrizione di questo tempo meschino dominato da forze finanziarie e
corporative senza volto e da pochi supermiliardari e la visione di un tempo
altro possibile. Ovviamente come in molti miei scritti il passaggio da un tempo
a un tempo diverso è qualcosa di distruttivo e di crudele, è anche il
disvelamento del fallimento totale delle illusioni e delle promesse politiche
del tempo morto. Intendo quindi con questi scritti affidare il mio discorso sul
futuro da un lato al trapassato remoto, a ciò che è lontano e antico e
dall’altro alla proiezione fantastica nel futuro. In questo modo spero di
riuscire a limitare e delineare il più possibile questo presente e a cogliere in modo intuitivo i processi di
trasformazione in atto.
In questo momento mi pare improbabile
poter delineare visioni di carattere probabilistico o matematico, preferisco,
alla luce dei miei mezzi, intuire e delimitare quel che è possibile; anche la
suggestione, l’intuizione, l’interpretazione di fatti antichi o di futuri
immaginari può essere utile per capire e forse agire. Al lettore e alla
lettrice auguro di trovare qualcosa di buono o di suggestivo da questa mia
fatica.
Adolf von Harnack, Marcione, il Vangelo del Dio Straniero, Una
monografia sulla storia dei fondamenti della Chiesa Cattolica, a cura di
Federico Dal Bo, Marietti, Città di Castello, 2007
Recensione
Parte
prima
Questo
testo esige due sforzi interpretativi da parte del lettore, uno è volto a
ricostruire il mondo storico sul piano umano e materiale nel quale si muoveva Marcione,
l’altro è lo sforzo di capire perché l’autore ha profuso così tante energie
intellettuali per scrivere la storia della Chiesa Marcionita. L’autore è stato
un teologo e storico tedesco protestante di grande spessore intellettuale di
orientamento politico liberale e borghese vissuto fra l’ascesa del Secondo
Reich e gli anni della Repubblica di Weimar. La forza della sua riflessione
storica e teologica è quella di riscoprire le origini del cristianesimo e di
mettere in discussione ogni pretesa dogmatica e quindi ogni limitazione
autoritaria alla ricerca seria e motivata. La sua personalità di studioso
rigoroso e sistematico emerge da questo suo testo così complesso e difficile.
Basti pensare questo: non esiste un testo ufficiale della dottrina e della
chiesa marcionita, ciò che si sa deve essere ricostruito a partire dalle molte
informazioni che sono pervenute dai critici e dagli avversari cristiani di
Marcione. Harnack ha rimesso assieme tutto quel che si conosceva fra gli
studiosi del settore fra fine Ottocento
e anni venti del Novecento per ricostruire la teologia marcionita e la storia
di questa Chiesa Cristiana. L’autore parte da quattro fonti: I resoconti e gli
scritti che i suoi avversari hanno scritto contro di lui, la conoscenza della
dimensioni e delle parti dei testi sacri che compose per sostenere le sue idee,
la conoscenza precisa della sua critica biblica, alcune parti trascritte delle
sua opera teologica Antitesi. Quello
che lega queste quattro parti è la profonda conoscenza dell’autore della storia
del cristianesimo e la sua volontà di distinguere, di capire per dare ai suoi
lettori qualcosa di più delle tracce e dell’ombra della Chiesa di Marcione e di
delinearne i fondamenti e le ragioni storiche; impresa intellettuale fatta a
distanza di circa diciotto secoli dai fatti.
L’oggetto
di tanto lavoro intellettuale è Marcione di Sinope passato alla storia come
eretico ma anche come fondatore di una chiesa sua.
Marcione (85 d.C – 160 d.C) era originario di Sinope una città sul mar Nero
fondata da coloni greci e già patria di Diogene il filosofo, oggi la città si trova in Turchia. Secondo l’autore
Marcione era armatore di navi e questo suo mestiere spiega perché cercò di
farsi accogliere dalla Chiesa di Roma in cambio di una cifra notevole 200.000
sesterzi che al momento della rottura religiosa e teologica gli vennero resi. L’autore
dà per certo che vi sia stato un dibattito formale dove la dottrina Marcionita
è stata ricusata e vista come pericolosa, il fatto fu tale che rimase famoso nella
chiesa Paleocristiana. La cosa, secondo l’autore, è così singolare che potrebbe
esser vera e rivela l’intenzione di questo personaggio di portare dalla sua parte
la Chiesa di Roma. In effetti la sua dottrina prefigurava due divinità il Dio
Straniero annunciato dal Cristo e il Dio del Vecchio Testamento che Marcione
riteneva fosse davvero il creatore del mondo e quindi il male e il dolore del
mondo e della condizione umana erano vincolati alla sua opera e non al Dio
annunciato da Cristo. La scelta di Roma era forse dettata dalla speranza di
trovare in quella comunità cristiana un terreno favorevole alla separazione
netta che voleva proporre sul piano teologico. Occorre capire che la Chiesa Antica prima dell’imperatore
Costantino non era unitaria,
quindi Marcione poteva sperare che la sua visione teologica rifiutata
probabilmente a Sinope potesse esser accolta a Roma. Marcione riteneva di dover
portare alle sue conseguenze la predicazione dell’apostolo Paolo, ossia la
separazione netta fra cristianesimo ed ebraismo, fra la dottrina cristiana
e le leggi mosaiche. La teologia di
Marcione segnava questo una separazione e un togliere alla vicenda di Cristo
ogni riferimento al mondo ebraico. Marcione, secondo Adolf von Harnack, era un
conoscitore
della Bibbia ebraica e anzi suppone che egli potesse aver avuto fra i parenti
degli ebrei; non aveva le caratteristiche intellettuali di uno gnostico o di un
filosofo pagano. Infatti l’adesione di Marcione a una visione teologica che va
oltre San Paolo in quanto a superamento della Legge del Vecchio Testamento e
fondazione di una nuova fede fa pensare a un percorso simile a quello dell’Apostolo
folgorato sulla via di Damasco. Per far comprendere il centro della visione
Marcionita Harnack scrive nell’introduzione: “Nei primi secoli della nostra era, ad Atene e ad Roma, probabilmente
anche in altre città, si potevano leggere iscrizioni che recitavano “Agli Dei
sconosciuti” oppure “ agli Dei dell’Asia, dell’Europa e dell’Africa, agli dei
sconosciuti e stranieri” e forse anche “Al Dio straniero”. Queste iscrizioni
erano motivate dal timore e avevano il compito di prevenire attacchi sgradevoli
da parte di divinità ignorate o straniere (religio eventualis) (…) A un simile
Dio avevano pensato solo coloro che con la loro pavida e subalterna pietà
avevano innalzato sull’altare “il Dio sconosciuto e straniero”. L’uomo che
annunciò questo Dio è stato il cristiano Marcione di Sinope. I cristiani
credevano di sapere di essere già stranieri su questa terra. Marcione corresse
questa credenza: Dio è lo straniero che li conduce da questa patria d’oppressione
e miseria nella nuova Casa del Padre. Di cui non hanno sentito parlare prima d’ora.”
Il Dio di Marcione non era il Dio della Bibbia e fondatore assieme a Mosè
del popolo d’Israele, era qualcosa di nuovo ed estraneo al mondo materiale
e a questo mondo che non aveva fatto lui;
egli si fa annunciare attraverso il Cristo e offre la possibilità si salvarsi
per una generosità e bontà divina sua in quanto è estraneo al male e al suo
esser presente come parte costitutiva della vita e della natura. Di conseguenza
Marcione passa anni a scrivere dal 139 al 144 per chiarire ed esporre la sua
teologia; il suo sforzo va in due direzioni da una parte cerca di costruire un
canone neo-testamentario costituito dal Vangelo di Luca
amputato di ogni riferimento al mondo ebraico e da alcune lettere di San Paolo e
un testo le “Antitesi” incentrato
sulla palese evidenza, per mezzo del confronto diretto fra i testi, delle
grandi differenze fra il Dio ebraico di carattere Nazionale e locale e il Dio
universale e spirituale del cristianesimo nascente. Per l’autore Marcione intese
essere restauratore
e critico dei testi cristiani che
circolavano allora, anzi probabilmente il concetto di Vangelo inteso come libro
e non come messaggio contenuto in scritti diversi si deve proprio a questa sua
creazione di un Vangelo epurato dall’elemento ebraico e da quello che pensava
essere la falsificazione portata avanti da falsi maestri e falsi cristiani.
Per
l’autore questa posizione di Marcione è supportata dall’influenza delle lettere
di
San Paolo e in particolare della “Lettera ai Galati”
dove si trova scritto: “Mi meraviglio che
così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate a
un altro vangelo. In realtà però non ce n’è un altro; soltanto vi sono alcuni
che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.” (Gal.1,6;Gal 1,7).
In fondo se il Dio del Vecchio Testamento aveva una sua “Littera Scripta” anche
questo Dio straniero doveva averne data una, di sicuro preferiva non fidarsi
della tradizione orale, ma neppure di quella scritta in quanto dubitava delle
attribuzioni dei Vangeli agli Apostoli.
Questo Vangelo doveva esser da qualche parte e Marcione provò a ricostruirlo con una riscrittura sulla base
delle sue convinzioni e dei suoi studi a partire dal Vangelo di Luca, forse il
primo che aveva studiato nella sua Patria. Quindi la sua opera dopo l’espulsione
dalla Chiesa di Roma fu la creazione di una Chiesa propria, diversa, con una
morale rigida, i cui fedeli erano pronti ad accettare il martirio quando
arrivava per mano delle autorità. Una Chiesa quindi, con tanto di luoghi di
culto, comunità, vescovi e non una setta gnostica o un cenacolo di filosofi che discutono di
teologia.
(Prosegue
nella seconda parte)
Il profilo intellettuale dell’autore
è esposto su http://it.wikipedia.org/wiki/Adolf_von_Harnack.
Dell’autore fra l’altro si sottolinea:” La sua opera maggiore (il Lehrbuch der Dogmengeschichte
in tre volumi), manuale di storia dei dogmi pubblicato
fra il 1886 e il 1890, fu ripubblicato
più volte. In quest'opera Harnack evidenziò il sorgere del dogma, concetto con
il quale egli intende il sistema dottrinale autoritativo del IV secolo e
i suoi sviluppi fino alla Riforma protestante. Egli sottolineò che, alle
origini, la fede cristiana e la filosofia
greca erano così intrecciate che molti elementi non essenziali al
cristianesimo penetrarono nella dottrina cristiana. Secondo Harnack, dunque, i
protestanti non soltanto sono liberi di criticare i dogmi (in questo senso, per
essi, il dogma neppure esiste) ma devono criticare ogni concezione dogmatica.”
Sul Marcione di Sinope quale
interprete e scrittore dei Vangeli Cfr. Corrado Augias, Mario Pesce, Inchiesta su Gesù, Chi era l’uomo che ha
cambiato il mondo, Mondadori, Milano, 2006, pag. 16. Sulla biografia di
Marcione http://it.wikipedia.org/wiki/Marcione
e http://www.treccani.it/enciclopedia/marcionismo_(Dizionario-di-Storia)/
Esistono versioni diverse sulla biografia
di Marcione e sul senso che si può attribuire all’accusa di esser stato cacciato dal padre
per aver sedotto una vergine, o al fatto che il padre fosse vescovo e forse lo
fosse lui stesso. In generale si consiglia al lettore di prendere in esame più
punti di vista. Cfr: http://it.wikipedia.org/wiki/Marcione
e http://www.treccani.it/enciclopedia/marcionismo_(Dizionario-di-Storia)/
Sulla Chiesa delle origini e la sua
formazione Cfr: Bertrand Russell, Storia
della filosofia occidentale, TEADUE, Forlì, 1992, pp. 318-326. Ad una
domanda di Augias sui primi nuclei organizzati del cristianesimo il professor
Pesce osserva:” Questi nuclei
organizzati, dicevamo, non hanno ancora un’autorità centrale che li amministri
e non sono neppure federati fra loro. Il Cristianesimo nascente è fatto di tante
comunità, dove nessuno esercita una funzione direttiva centrale. Certo, le
comunità hanno rapporti fra loro,
sentono di essere componenti dell’unica Chiesa di Cristo. Mano a mano che il
tempo passa, tra la fine del II secolo e l’inizio del III, alcune sedi – Alessandria,
Antiochia, Roma, Cartagine e naturalmente Gerusalemme – che coincidono, ad
eccezione di Gerusalemme, con le grandi metropoli, acquistano una sorta di
supremazia.”Cfr. Corrado Augias, Mario Pesce, Inchiesta sul Cristianesimo, Come si costruisce una religione, (Smart
Collection),Mondadori, Milano, 2008, pag.114 .
Adolf
von Harnack, Marcione, il Vangelo del Dio
Straniero, Una monografia sulla storia dei fondamenti della Chiesa Cattolica,
a cura di Federico Dal Bo, Marietti, Città di Castello, 2007. Pp. 31-33
Adolf
von Harnack, Marcione, il Vangelo del Dio
Straniero, Una monografia sulla storia dei fondamenti della Chiesa Cattolica,
a cura di Federico Dal Bo, Marietti, Città di Castello, 2007. Pp. 48-49
Il riferimento è stato preso da La Sacra Bibbia, Edizione Ufficiale
della CEI, Edizioni Paoline, Roma, 1980. L’autore cita la lettera ai Galati e in particolare Gal 1,7 a proposito della
vicenda di Marcione.
L’autore
ritiene che circolassero al tempo di Marcione i Vangeli attribuiti agli
Apostoli, tuttavia Marcione riteneva che gli apostoli non avessero scritto i
Vangeli, cosa piuttosto probabile, e che l’attribuzione apostolica fosse
arbitraria. Adolf von Harnack, Marcione,
il Vangelo del Dio Straniero, Una monografia sulla storia dei fondamenti della
Chiesa Cattolica, a cura di Federico Dal Bo, Marietti, Città di Castello,
2007. Pp. 54-55
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