18 luglio 2017
Considerazioni sopra il passivo e l'attivo dello sport
Ricetta
precaria
23. il numero primo
Caldo, il caldo a Firenze è davvero caratteristico. Umido e implacabile. Per
chi rimane i città la tentazione è fingere d’essere in vacanza o in palestra. E
quindi beveroni sportivi come se in essere ci fosse un allenamento gravoso e
duro e la tentazione fosse d’iscriversi a qualche torneo d’arti marziali o a
una competizione agonistica.
Beveroni per sportivi della tarda domenica mattina. Beverone utile e facile: acqua minerale gasata o
Ferrarelle per metà, succo di frutta a piacere per un quarto e per l’ultimo
quarto spremuta o succo d’arancia. Dissetante. Quanto meno. Certo che per chi
ha fatto vita di palestra o le ha frequentate per anni i ricordi sono tanti. Devo dire che i beveroni fatti con parti di
acqua gasata e succhi di frutta li ho provati per via del caldo di giugno e luglio
fuori dal contesto di palestra. Anche così non mi sembrano male, mi rappresentano
un alternativa alle bevande gassate in lattina.
Quando penso allo sport amatoriale o agonistico qui in Italia il pensiero
va al gioco del calcio, eppure non è questo il mio caso. Ho praticato il judo
per un paio di decenni, e ancora non ho smesso e la realtà mi gettato tante
volte in faccia l’evidenza di come gli
sport dove circola un maggior quantitativo di denaro siano quelli più gettonati
e popolari. Lo sport di massa è figlio della civiltà industriale e quindi è
naturale che tenda a trasformarsi in merce, prodotto e intrattenimento. Ma nel
caso italiano per quel che riguarda il calcio c’è qualcosa di più. Si tratta
della fusione fra campanilismo, intrattenimento, mondo dei VIP, soldi e
talvolta scandali e cronaca sportiva. Il
calcio evidentemente è lo sport che concentra e genera grandi ricchezze e l’interesse
della politica e degli sponsor, i
discorsi dei molti, passioni e speranze. In certe città può trasformarsi in
festa collettiva per una vittoria memorabile o in contestazioni che interessano
questori e prefetto. Sospetto che il calcio per le genti del Belpaese sia prima
di tutto tifoseria e attaccamento ai colori cittadini. Spesso è capitato gente
che non mi conosceva mi chiedeva della mia squadra, alla risposta che non m’interessavo
del calcio rimanevano quasi male, a molti pareva una cosa strana. Rappresentazione
plastica di questa inclusione fra calcio e identità personale è il celebre Fantozzi
di Paolo Villaggio nella scena nella quale segue la partita nel salotto di casa
con la scodella di spaghetti o la frittata con le cipolle sul tavolo davanti
alla televisione. Rappresentazione caricaturale e grottesca ma non priva di
verità quella che consegna alla storia del cinema il compianto Paolo Villaggio
Questa condizione del vedere i beniamini e gli sportivi super sponsorizzati attraverso
o schermo mi è sempre sembrato questo
modo di concepire lo sport come qualcosa di passivo. Forse si tratta di uno
spettacolo gratificante per molti, ma
privo di quella disciplina, di quel misurare le proprie possibilità, del
competere con altri stando nelle regole fissate tipico delle diverse attività
sportive. Nel rapporto passivo con il gioco del pallone, tipico delle genti del
Belpaese, manca appunto l’essenza delle discipline sportive, ossia il
disciplinamento del corpo e della mente umana.
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