11 luglio 2009
Italia precaria, Italia di tutti e di nessuno...
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
Italia
precaria, Italia di tutti e di nessuno…
Fra noi in confidenza: parliamo del
precariato e di quanto esso sta distruggendo la Nazione Italiana. Passeggiando
la sera per Sesto Fiorentino mi è capitato un fatto curioso, ho trovato un
cartello su ex ufficio che procurava lavoro interinale. L’ufficio era stato
svuotato dai mobili e il cartello recitava che il locale era da affittare. Un
“affittasi Fondo” messo sopra il vetro che recitava”agenzia per il lavoro”.
Questo mi ha portato a considerare quanto fosse profonda questa crisi. C’è
quasi una legge dantesca del contrappasso nel pensare che quei colletti bianchi, immagino precari anche loro
per massima parte, si siano trovati senza lavoro o nelle condizioni dei tanti
che erano venuti a chiedere da loro. I procuratori di lavoro a termine che ora
devono cercarselo, una roba da film di Totò. Solo che i tempi sono diversi,
quel sottinteso di ottimismo e di fiducia che aveva l’Italia di ieri è un
ricordo del remoto passato, questo Belpaese è di gran lunga più tragico e meno
felice, è a suo modo un tempo disperato perchè non ha dalla sua neanche il
senso del tragico o del corso storico che viene in essere fra massacri, grandi
realizzazioni dell’umanità e cose straordinarie. In altre zone le cose non
vanno meglio, mi è capitato di vedere nel centro di Firenze presso la stazione un
grande albergo, mi ricordo di aver letto più volte la carta del menù del
ristorante di lusso esposta fuori dal palazzo. Quella notte era tutto spento e
passando da quelle parti di notte ho visto una famigliola, credo di
extracomunitari dell’America Latina ma non saprei dirlo con certezza, che
dormiva avvolta fra cartoni e coperte sotto un lato dell’edificio. Questa
miseria che avanza è diversa da quella del passato, è intrisa di una
disperazione quasi pagana, di un vuoto che odora di lucida follia, di delirio,
è la miseria dei tempi nostri, quella di una terza rivoluzione industriale che
deve ancora compiersi fino in fondo. Robot, computer, lavoro interinale,
disgregazione delle forme di vita sociale e politica, internet tutto questo non basta ancora, manca lo
sviluppo e la diffusione di nuove forme d’energia per mandar avanti il sistema
di produzione e consumo in un contesto di piena realizzazione di questa nuova
fase del capitalismo e della civiltà industriale. Il sistema di produzione e
consumo si è infilato in un collo di bottiglia: la crescita infinita sta
trovando risorse limitate, enormi ma limitate. Il pianeta azzurro è un corpo
celeste quindi è grande ma è anche finito, quindi non può offrire idrocarburi,
materie prime, risorse alimentari, aria e acqua in quantità illimitate. Nuove
fonti d’energia rinnovabili potrebbero almeno in parte limitare questa corsa
verso il disastro, forme avanzate di politica ambientale ed etica potrebbero
circoscrivere gli effetti disastrosi del sistema, ma mente scrivo tutto questo
un’intera generazione, e precisamente la mia, è abbandonata ai suoi problemi; i
vecchissimi poteri del trapassato remoto si tengono ben stretti i loro
privilegi, la famiglia d’origine –quando c’è- è il primo e spesso unico
conforto morale e la principale forma
d’assistenza sociale del disoccupato e dello studente, i movimenti ecologisti
sono marginali nel contesto politico.
L’Italia precaria è l’Italia di tutti e di
nessuno, perché rappresenta bene le miserie di questo presente e l’assenza di
pensiero e di futuro che segna questi anni sciagurati.
IANA per FuturoIeri
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