LE
PAURE NASCOSTE E L’ITALIA SCOMPARSA
Le nostre genti difformi cercano di
nascondere le loro paure più imbarazzanti. Per certo gli abitanti del Belpaese
non amano riconoscere le loro debolezze e cercano capri espiatori, vittime
sacrificali, colpevoli di cartapesta facili da punire e da calunniare. Secoli
fa per placare le paure si bruciarono in effige eretici e stregoni veri o
presunti tali e qualche volta si passava alla vie di fatto con vittime in carne
e ossa. Il povero Frate e Filosofo Giordano Bruno arso vivo nel 1600 a Roma ne
è un certissimo esempio: fu la vittima delle paure delle e delle superstizioni delle
gerarchie ecclesiastiche di allora. Esse erano terrorizzate davanti alle novità
del pensiero e della speculazione scientifico-filosofica sull’Universo che di lì
a qualche decennio avrebbe travolto due millenni di saperi fasulli. Oggi
milioni d’Italiani di una certa età non capiscono più il loro paese, talvolta
la loro città o il loro quartiere perché le trasformazioni sono state veloci e
lesive al massimo grado di un piccolo mondo antico che era il "quieto vivere"
della Prima Repubblica. Oggi c’è un mondo umano completamente altro e diverso
formato anche da un 7% di italiani di recente immigrazione, la cui popolazione
è in crescita, che pone problemi enormi perché si portano dietro una cultura propria
e ragioni diverse e profonde. Dimostra la profondità e il peso di questo
cambiamento un libro che racconta
l’Italia di oggi attraverso gli occhi di un maestro delle elementari che ha
raccolto alcune impressioni dei suoi allievi di recente immigrazione o se si
vuole “stranieri”. Si tratta del volume di Giuseppe Caliceti “Italiani per esempio, l’Italia vista dai
bambini immigrati”che riporta il punto di vista dei bambini il quale è
impietoso perché scava nell’evidenza dei fatti con la sorpresa e il gusto della
scoperta tipico di chi ha meno di dieci anni. I padroncini d’Italia e gli
imprenditori con i commercialisti esperti in società estere volevano una massa
di disoccupati flessibili e disposti a far a meno di sindacati e partiti di sinistra,
possibilmente senza memoria culturale delle vicende politiche e sociali del
Belpaese e i migranti sono stati la manna venuta dal cielo, come un dono
divino. A chi giova la disintegrazione della vecchia Italia e del suo piccolo
mondo antico? Per quel che mi riguarda
la risposta è semplice: ai ricchi culturalmente apolidi che trovano l’occasione
per contrastare i sindacati, spezzare le forze di sinistra, creare un loro
mondo del lavoro con le loro regole e con la disponibilità di una manodopera straniera
su cui pende la minaccia del licenziamento e del rimpatrio forzato.
IANA per FuturoIeri