
Rivelazione magica
Il
Fascista Immaginario
Breve scritto teatrale sulla
disgregazione del vecchio mondo umano al tempo del ministro della pubblica
istruzione Letizia Moratti e dell’ennesimo governo Berlusconi; è l’ estate del
2003.
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Sergio:
Adesso è il momento di parlare del prezzo
e di quel che dobbiamo dirci.
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Lazzaro:
Questo è giusto, ma aspetta con calma. Fammi
accomodare su questa cattedra.
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Sergio:
Ti piace la cattedra sei uno strano tipo,
il tipico rivoluzionario italiano che il ventisette passa di banca a ritirare
la pensione o lo stipendio.
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Lazzaro:
Non tutti nascono Lenin o Marx, qualcuno
deve pur fare cose ordinarie, organizzare, stare sul posto, limare l’utopia per
creare il concreto; e perché no: tirare a campare e possibilmente bene.
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Sergio:
Voglio il nome e il cognome di una ragazza, bionda, occhi
blu, del collettivo, circa uno e ottanta. In cambio il nome del docente che è
stato mio cliente e che sta col cuore a destra-destra e voterà come deve
votare.
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Lazzaro:
Un attimo, bionda, occhi blu, alta ma nel
collettivo non c’è nulla del genere… magari…
Aspetta.
Fammi pensare. Cribbio! Forse ho capito!
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Sergio:
Cosa c‘è che non va, non si può fare?
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Lazzaro:
Non è una cosa semplice, non è di questo
collettivo. Credo sia una di lettere, forse so chi è perché è gente allegra
quella; di ceto medio-alto fa feste e filosofeggia. Certo questa storia è
davvero curiosa, stento a crederci.
Lazzaro si accomoda in
cattedra Sergio si avvicina al banco in piedi, distende le mani sul legno
vecchio come per stirarsi ma in realtà è contratto, sta quasi sfidando Lazzaro.
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Sergio:
Non si può fare?
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Lazzaro:
La politica è la scienza dei numeri e del
possibile e qualche volta anche dell’utopia e della rivoluzione. Fissiamo una
regola un nome convenzionale per la ragazza e un nome convenzionale per il
docente.
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Sergio:
Il nome che scelgo di copertura è il
“Cliente”
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Lazzaro:
Il nome che scelgo è “belle Hélène” abbreviato
“Hèlenè”. E’ il titolo di una commedia francese che ho conosciuto e visto
quando ho fatto l’Erasmus in Francia. Ora arriviamo al dunque come si fa.
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Sergio:
Potrei scrivere il nome del cliente a
stampatello su un foglio piegato, ma io come
faccio a sapere se tu mi racconti il vero?
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Lazzaro:
Lo stesso vale per me!
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Sergio:
Dobbiamo conoscerci un po’ meglio.
Parliamo di cartoni animati!
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Lazzaro:
Prego! Sei matto?
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Sergio:
Dimmi cosa guardi o ricordi dei cartoni
animati visti in televisione durante l’infanzia e capirò che tipo sei.
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Lazzaro:
Capitan Harlock! Rigorosamente solo la serie classica: quella contro Raflesia e non
la SSX. Gli darei fuoco alla SSX
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Sergio:
Harlock? Serie Classica? Che cosa
stranissima, tanti camerati vanno pazzi per la SSX. Ora che ci penso la
classica non l’ho mai vista
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Lazzaro:
La tua serie! Prego!
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Sergio:
Lupin III, la prima serie quella diretta
da Hayao Miyazaki; il resto dei cartoni di Lupin lascia il tempo che trova. Roba di scarto.
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Lazzaro:
La tua serie è quella di un ladro
gentiluomo?
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Sergio:
Lupin è un criminale che nove volte su
dieci combatte contro poteri ancora più sanguinari, ladri e corrotti di lui; e
poi è audace, forte, intelligente con seguaci fedeli e letali e non teme. Mi
piace chi rischia tutto e forza le regole stabilite da gente peggiore di lui. In
tutti gli esseri umani c’è un limite di sopportazione, quando la legge diventa
arbitrio e vessazione dei pochi sui giusti scatta qualcosa e l’uomo si fa
audace.
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Lazzaro:
La serie classica, a differenza della SSX
che piace ai tuoi camerati per via dell’OAV “L’Arcadia della mia Giovinezza”, vede
il pirata spaziale lottare contro gli alieni bellissimi, terribili e sanguinari
che minacciano la Terra dall’esterno e combattere contro i poteri
pseudo-democratici interni corrotti, dissoluti, imbelli, cialtroni,
irresponsabili, criminali. L’eroe che combatte il nemico interno e quello esterno.
L’eroe finto nel suo mondo a colori fa quello che il sottoscritto in piccolissimo, senza seguaci pronti a tutto,
senza corrazzata spaziale, senza armi dovrebbe far qui. Lottare contro un
sistema che attende solo di essere rottamato e contro poteri che spingono verso
la globalizzazione e la privatizzazione della vita e della guerra.
Lazzaro fa una pausa, i
due si scrutano si osservano, cercano di capirsi dalla posizione del corpo e
delle mani. Passa un minuto circa. Lazzaro si distende, Sergio anche.
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Lazzaro:
Ecco il dunque. Un ribelle di destra e un
visionario di sinistra. Una coppia bene assortita nulla da eccepire. Chi ama il
ladro gentiluomo perché ribelle e chi il pirata spaziale che lotta contro tutto
e contro tutti in nome dei suoi ideali anarchistico-nicciani. Ma ho
l’impressione che il pensiero nicciano non sia roba per te.
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Sergio:
Ho letto qualcosa per ispirarmi. Non ho
mai fatto filosofia. So che era uno dei filosofi di riferimento del DUCE. Comunque è vero, non volo alto; del resto il
mio lavoro extra ha delle caratteristiche per le quali non serve sapere i
dettagli e i particolari piuttosto è utile creare l’atmosfera giusta e la
suggestione del momento. La mia è immagine in movimento che rimanda a straordinarie
illusioni come nelle sfilate di moda che si vedono in televisione o negli schermi grandi delle
pizzerie alla moda e nei bar per figli di papà e signorine ben vestite con
servizi sessuali in vendita.
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Lazzaro:
Illusioni e cose concrete, i due estremi
che creano il mondo umano e la vita quotidiana.
Allora dal momento che stiamo cominciando a conoscerci dimmi. Se io metto la
soluzione in questo libro, tu che fai?
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Lazzaro
fruga nel portafoglio, prende un qualcosa simile a un cartoncino colorato e lo
mette in mezzo a “La Fine del Lavoro”.
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Sergio:
Se è la soluzione che mi serve e placa il
mio cuore e la mia curiosità allora ti sussurrerò quel nome. Ma devo essere
assolutamente certo del fatto che tu non mi rifili un pacco.
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Lazzaro:
E sia! Se ci mettiamo d’accordo e saremo
convinti delle buone intenzioni reciproche scambieremo un libro per un sussurro.
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Sergio:
Per me va bene, l’affare può andar avanti;
adesso troviamo l’accordo.