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12 agosto 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - L'ululato del lupo solitario
Franco: Aspetta un attimo, stai ragionando di dominio
in senso astratto. Da che mondo è mondo il dominio è una cosa concreta, si
esercita sull’uomo e sulla natura ma non l’esercitano i marziani ma gli esseri
umani.
Gaetano Linneo: Giusto,
devo allora scendere nel dettaglio. Intorno alle civiltà umane ho capito
questo: esse assomigliano a enti naturali in quanto hanno un loro ciclo di
vita, sviluppo, degenerazione, morte. Dalle loro rovine altri progetti di
civiltà prendono quel che serve per far crescere principati, regni,
repubbliche, imperi. Così è stato per l’Impero Romano che ha regalato miti,
simboli, cultura giuridica e artistica e tanto altro ancora ad altri imperi e
regni che hanno preso nello scorrere dei secoli il suo posto. La civiltà
dell’Impero Romano nell’Europa Occidentale decomponendosi ha dato degli
strumenti politici e religiosi alla civiltà Medioevale. Vi invito a pensare al
Sacro Romano Impero Germanico istituito dall’imperatore Medioevale Carlo Magno;
nelle parole stesse è incluso il senso di un recupero del passato del mondo
antico in una realtà completamente
diversa. Oggi molti imperi sono crollati e molte civiltà si sono disgregate e
ricomposte in altra forma. Il caos apparente può però esser ricomposto in
questi termini: esistono due blocchi instabili di potenze imperiali. Un blocco
è dato da un modello di potere finanziario e commerciale egemone di fatto
sul potere politico e l’altro da un
potere politico egemone rispetto ai poteri finanziari e commerciali. Il blocco
dei poteri finanziari e commerciali in grado d’influenzare fortemente e di farsi
egemone sulla politica è quello che fa capo agli Stati Uniti e alle Nazioni dell’Europa
e dell’Ex Impero Britannico. I paesi più o meno democratici dove si vota vedono
dirigenti e capi politici elettivi facilmente influenzabili e condizionabili da
gruppi di pressione, finanziamenti, interessi privati e perfino corruzione; la
capacità dei ricchissimi di far squadra per difendere i loro profitti e
l’azione delle multinazionali e delle banche di cui possiedono le quote dei
pacchetti azionari di controllo e di
mobilitare a loro vantaggio i mass-media comporta l’estrema difficoltà del
potere politico democratico spesso frammentato, corrotto, rissoso e sempre
bisognosi di fondi per le campagne elettorali di opporsi in senso significativo
all’interesse dei pochissimi. A questo blocco di potere, che chiamerò per
comodità atlantico, si contrappone un blocco che definirò asiatico composto da
Russia e Cina e da paesi alleati o amici di questi due imperi. In questi imperi
il potere politico per via della sua formazione storica è più forte del potere
finanziario e commerciale che deve subire solitamente l’iniziativa del potere
politico-militare. Questa mi pare la differenza maggiore ma è una differenza di
poco conto, perché in verità entrambi i blocchi sono simili fra loro. Si tratta
di civiltà industriali armate fino ai
denti che usano il capitalismo per crescere in potenza e influenza e hanno
delle minoranze al potere che decidono per tutti sotto la parvenza e apparenza
di un sistema politico che afferma di tutelare la totalità della popolazione.
Stefano Bocconi:
Un bel guaio, troppi galli nel pollaio.
Paolo Fantuzzi: Certo
i grandi imperi ci sovrastano e la coscienza chiama. Siamo seri però! Cosa può
mai sperare la gente che va a lavorare per uno stipendio? Di contare davvero
qualcosa nel mondo? Di cosa può rendersi
colpevole chi è un pezzo del sistema, una rotella che gira in un meccanismo?
Clara Agazzi:
Adesso siamo al piagnisteo e alla facile assoluzione da tutto e da tutti. Ma
racconta Gaetano, non è certo questo il tempo di cui ragioni.
Gaetano Linneo:
Infatti Questo mio discorso vuol arrivare la tempo che m’interessa; come
ulteriore premessa dirò che la competizione fra il dominio Atlantico e il
dominio asiatico sfocia spesso in tensioni commerciali, diplomatiche, guerre di
spie e infine guerre locali e per procura. Gli esempi purtroppo si sprecano. Ma
questa lotta continua aggrava le condizioni generali dello sfruttamento delle
risorse del pianeta; delle sue risorse naturali. In una situazione di tensione
crescente pare poco probabile che si giunga a qualche seria collaborazione per
trovare una politica planetaria comune almeno a questi due blocchi. La cosa
probabile è che nonostante le proclamazioni solenni e le dichiarazioni di
principio le potenze imperiali si confronteranno con durezza e questo aggraverà
la competizione che domina le diverse parti di quest’unica civiltà industriale
che ha raggiunto quasi tutti gli angoli del pianeta. In sintesi la lotta per
accaparrarsi mercati, risorse, territori e popolazione da sfruttare continuerà,
è difficile pensare che forze che si combattono fra loro in modo anche aspro
arrivino a un ragionevole accordo per il bene della specie umana e fissino dei
limiti ai danni che subisce la flora e la fauna del pianeta limitando gli affari
delle loro banche, dei loro complessi militar-industriali, del loro commercio
internazionale. Se non arriverà prima una Guerra Mondiale o qualcosa di simile
è da pensare che sarà la natura a scrollarsi di dosso tanta parte della razza
umana, e questo avverrà per mezzo del collasso di tante risorse troppo
sfruttate e di probabili cambiamenti climatici. Quando la pressione umana su un
dato ambiente diventa insostenibile o collassa l’ambiente o collassa la società
umana o tutte e due. Resta da capire quando avverrà questo se in tempi
relativamente veloci o no.
Clara Agazzi:
Che intendi? Vuoi far il profeta di sventure?
Gaetano Linneo:
Una generazione, forse due se il cambiamento arriva veloce, forse quattro o
cinque se viene rallentato; mi pare improbabile che il sistema trovi da sé un
punto d’equilibrio. Considerate che siano più di sette miliardi di umani sul
pianeta e fra le potenze che si stanno rapidamente industrializzando c’è in
questo preciso momento l’India con circa
un miliardo e duecento milioni di esseri umani e la Cina che forse ne ha un
miliardo e quattrocento milioni. Ora vi prego d’osservare questi monti immersi
nella notte. Cercate di capire che queste montagne hanno avuto la loro prima
sedimentazione circa cento milioni di anni fa
e hanno cominciato ad alzarsi e a formarsi quarantacinque milioni di
anni fa. Il tempo delle montagne, dei fiumi, delle specie viventi che prendono
forme nuove non è quello delle nostre civiltà umane, che hanno tempi brevi. La
potenza industriale può allungare come accorciare il tempo di queste civiltà
umane. Adesso devo fare una considerazione sulla misura del tempo : l’eone si
misura in miliardi di anni, l’era in centinaia di milioni di anni, il periodo
in decine di milioni di anni, l’epoca in milioni di anni, l’età in migliaia di
anni; e qui siamo nell’Olocene, il nostro tempo uscito dall’ultima glaciazione che
ha soltanto 11.700 anni a fronte di un tempo precedente che pare spaventoso
tanto è difficile concepirlo.
Clara Agazzi: Mi
ricordo di quel conto per il quale se si misura come se fosse una giornata la
durata del tempo del pianeta terra da quando era una massa di non si sa bene
cosa che vagava nello spazio ad oggi, l’intero periodo del Quaternario nel
quale è incluso l’Olocene avrebbe la durata di 17 secondi circa. In
effetti quello che dice Gaetano ha
senso. Un crollo catastrofico delle forme di vita, essere umano incluso,
potrebbe esser recuperato nel volgere dei milioni di anni dalla natura di
questo pianeta. Certo però c’è da chiedersi cosa sarà di quest’umanità in caso
di disastro.
Franco: Aspettate, lasciamolo finire, forse ho capito
dove vuol arrivare.
Gaetano Linneo:
In effetti da tempo penso che il fallimento dell’essere umano formato dalla
civiltà industriale e dal capitalismo
possa determinare una catastrofe generalizzata della flora e della fauna per
l’eccesso di sfruttamento, di inquinamento, di uso dissennato delle risorse e
perfino di guerra generalizzata. Dal mio punto di vista un sistema
capitalistico che pensa alla crescita infinita punta a qualcosa che non può
raggiungere, l’unica cosa che davvero pare infinita è l’eternità delle leggi
che regolano l’universo.
Vincenzo Pisani:
Aggiungi pure l’infinita umana idiozia alla citata durata infinita leggi del
cosmo
Gaetano Linneo:
Giusto. Questo luogo comune rammentato dall’amico qui mi porta a pensare a un
fatto. Ovvero che l’uomo della civiltà industriale e capitalistica è parte di
un meccanismo che può esser letto come una piramide a gradoni dove dalla massa
indistinta che lavora per vivere si sale verso l’alto e verso gerarchie sempre
ricche e potenti ma anche più limitate
nel numero e ristrette dal punto di vista della visione della complessità. Quest’uomo
parte di questa piramide sociale, dei suoi riti, dei suoi miti, dei suoi
pregiudizi per smuoversi dal suo torpore dovrebbe fare senza dubbio un salto
spirituale e di conoscenza per comprendere il senso del suo limite e del
sistema complesso in cui vive. Va da sé che potrebbe non bastare e magari al
salto culturale e politico potrebbe aggiungersi anche la dimensione del biologico, in una
parola sarebbe opportuna una rinascita dell’umanità.
Stefano Bocconi:
Rinascere che idea. Sa di misticismo
Franco: Non credo che il nostro intenda qualcosa tipo
una religione asiatica, lui sta parlando di una trasformazione auspicabile. In
effetti quest’uomo della civiltà industriale se si togli la luce elettrica per
tre giorni vede il collasso di tutta la sua realtà. Il posto di lavoro si
spenge, la distribuzione dei viveri nei supermercati finisce, le macchine si
fermano, le funzioni di comando e controllo della società si paralizzano, il caos potrebbe portare a una proliferazione
incontrollata delle violenze e dei delitti. In effetti quest’uomo industrializzato
e informatizzato incastrato nella roccia della sua piramide sociale è molto più
vulnerabile di quanto a prima vista ci si potrebbe aspettare.
Gaetano Linneo:
Concludo. La possibile disfatta dell’umanità e della piramide sociale tipica
della civiltà industriale non smuoverà queste montagne. I milioni di anni
possono farlo. Qui dal tempo degli antenati etruschi sui è formata, sviluppata
e ha prosperato una civiltà contadina anche in altura. Ora sopra una certa
quota il bosco ricopre i muretti a secco e le case in pietra di quel mondo
contadino che praticando una vita economica ai limiti della sussistenza ha
lasciato questi luoghi da due generazioni. Due generazioni d’abbandono sono
state più che abbondanti per lasciare presso i sentieri i resti di ruderi o di
muretti a secco su cui sono cresciuti alberi e roveti. Forse che la fine di
quel tipo di mondo umano ha smosso di un solo metro queste montagne? Su quelle
rovine semisepolte dalla vegetazione ora è tornato il capriolo, la lepre, il
cinghiale e perfino il lupo. Ora che ho parlato così tanto posso provare a far
intuire cosa intendo. L’ora è davvero tarda. Farò il verso del lupo tre volte e
voi resterete in silenzio.
Paolo Fantuzzi:
Cosa significa?
Clara Agazzi: Ci
vuol far intuire l’esistenza di questi monti silenziosi nel loro essere natura,
enti che non rispondono al nostro tempo ma a qualcosa di diverso di cui è
difficile la percezione razionale.
Franco: In questo modo egli interpreterà comunque una
parte, anche se non può esser espressa a parole come abbiamo fatto.
Linneo fa il verso del lupo
Da lontano si sente qualcosa
Franco: Incredibile, sembra che risponda.
Gaetano Linneo:
silenzio, assoluto silenzio. Pare un
miracolo: rispondono.
Si sente dei cuccioli, un branco e poi isolato ma forte un lupo solitario
Ululato del Lupo solitario
Il Maestro è dedicato a tutti i maestri che ho avuto
IANA
Breve bibliografia per comprendere alcuni contenuti dei dialoghi
Barioli Cesare, il libro del Judo, De
Vecchi, Milano, 1988
Antonino Adamo, I nuovi mercenari,
Medusa, Ingraf, 2003
Alain De Benoist, Sull’orlo del baratro,
il fallimento annunciato del sistema del
denaro, (presentazione di Massimo Fini), Arianna editrice, Cesena, 2012
Stefano Cammelli, Ombre cinesi,
indagine su una civiltà che volle farsi nazione, Einaudi, Torino, 2006
Franco Cardini, I cantori della
guerra giusta, religioni, fondamentalismi, globalizzazione, (presentazione di
Massimo Fini), Il Cerchio, Città di Castello, 2002
Giulietto Chiesa, Invece della
catastrofe, Piemme, Milano, 2013
Noam Chomsky, Conoscenza e libertà,
interpretare e cambiare il mondo, Il Saggiatore, Milano, 2004
Jared Diamond, Armi, acciaio, e
malattie, Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Nuova edizione
accresciuta, (introduzione di Luca e Francesco Cavalli-Sforza), Einaudi,
Torino, 2006
Paul Ginsborg, la democrazia che non c’è,
Einaudi, Torino, 2006
Diego Fusaro, Antonio Gramsci, La passione
di essere nel tempo, Feltrinelli Milano,2015
Adolf von Harnack, Marcione, il vangelo
del Dio straniero,( a cura di Federico Dal Bo), Marietti, , Milano, 2007
Jigoro Kano, I fondamenti del Judo,
(presentazione Matteo Pellicone), Luni, Milano,2003
Giovanni De Luna, Una politica senza religione,
Einaudi, Torino, 2013
Pio d’Emilia, Tsunami nucleare, i trenta
giorni che sconvolsero il Giappone, (con uno scritto di Randy Taguchi), Il Manifestolibri,
Roma, 2011
Don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è
più una virtù, e gli altri scritti pubblici, ( a cura di Carlo Galeotti), StampaAlternativa,
Roma 2003
Fabio Mini, La guerra dopo la guerra,
soldati, burocrati, mercenari nell’epoca della guerra virtuale, Gli struzzi,
Torino, 2003
Loretta Napoleoni, Economia canaglia,
il lato oscuro del nuovo ordine mondiale, Il Saggiatore, Milano, 2008
Serge Latouche, come sopravvivere
allo sviluppo, dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla
costruzione di una società alternativa, Bollati Boringhieri, Torino,2005
George Orwell, 1984, (trad.It. Stefano
Manfrerotti), (Edizione Italiana ) Mondadori, Milano, 2014
Vandana Shiva, Il bene comune della
terra, Feltrinelli, Milano,2006
Howard Zinn, Paul Buhle, Mike Konopachi,
Storia popolare dell’Impero Americano, ( trad.It.
Annarita Baldassarre, Marina Lanzavecchia), Hazard Edizioni, Milano, 2011
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9 agosto 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - il tempo del dominio
Clara Agazzi: Adesso
occorre finire. Sta a te
Gaetano Linneo:
Certo ho qualcosa da dire, ma non sono bravo come attore o come improvvisatore.
Preferisco allora presentare un ragionamento sui tempi. Sulle differenze del tempo
che siamo soliti percepire.
Franco: Mi pare una roba strana per un esperto di fauna
e flora.
Stefano Bocconi:
Un argomento singolare, ma poi perché un ragionamento e non interpretare una parte.
Paolo Fantuzzi: Giusta
osservazione, c’è un motivo?
Gaetano Linneo:
Certamente, perché quel che voglio comunicare in parte appartiene a una dimensione
della realtà che sfugge alla possibilità di comprenderla integralmente da parte
di quasi tutti gli umani. Mi sento di dover ragionare del problema della civiltà
davanti allo scorrere dei secoli e dei millenni, ma per far questo devo passare
dalle cose semplici da capire a cose più difficili; quindi incastrare il mio ragionamento
su un solo soggetto mal si combina con quanto devo fare.
Vincenzo Pisani:
Fa freddo, io dovevo già esser via. Dai fallo. Voglio finire questa notte magica
sentendo qualcosa che riguarda l’eternità e la natura: Son qui, ti ascolto.
Gaetano Linneo: Per
prima cosa partirò da un tempo semplice quello del quotidiano. Il tempo percepito
da parte di quasi tutti noi gente incastrata nella civiltà dei consumi e della produzione
è nella maggior parte dei casi il tempo quotidiano. Il tempo quotidiano è il tempo
della settimana, del mese scandito dai gironi feriali e dai giorni festivi. Nei
giorni feriali solitamente si consuma , si lavora, si produce, si vive nel proprio
ambiente mentre nei festivi è lecito e consigliato spendere denari per viaggi, divertimenti,
piccoli piaceri, attività di cultura quando ci sono. Esiste una scansione del tempo
di vita e di lavoro che tende a far omologare le moltitudini per farne masse informi
ma ordinate di consumatori e di lavoratori. Questo determinare il tempo di quasi
tutti è uno dei principali aspetti del dominio dei pochissimi sui molti. Il dominio
dei pochi sulle moltitudini definisce i tempi di vita, di lavoro, di consumo, di
divertimento, di acquisizione di conoscenze, capacità, abilità, beni materiali.
Il sistema sociale e lavorativo t’inquadra per fasce d’età. Ne consegue che il lavoro, lo studio, la famiglia, il matrimonio,
il tempo libero e anche lo sport hanno i loro termini d’età entro i quali è serio
o idiota fare o non fare una certa cosa; talvolta se si superano certi limiti fare
alcune cose è strano, sbagliato, sconsigliato,
perfino proibito. Gli esempi si sprecano ne richiamo alcuni: il soldato va fatto
a partire dalla gioventù e non oltre, il diploma è opportuno prenderlo entro i vent’anni,
la laurea va presa sui trenta, la moglie non oltre i quaranta, il lavoro serio che
deve durare va preso non appena è disponibile. Non sono forse queste condizioni
di vita che chiamano in causa il tempo? Il dominio di oggi
è tale che crea tempi artificiali, innaturali, estranei al volgere delle cose in
natura. Questo scandire i tempi di tutti e di tutta la società è esercizio concretissimo
del potere, si tratta di una grande stregoneria che fissa dei confini immaginari
e fa muovere e vivere miliardi di esseri umani entro le logiche della civiltà industriale,
entro i termini di un sistema industriale e capitalistico che non s’interrompe mai
nemmeno di notte; l’apparenza di tutto questo sembra ricondurre a concetti generali
di efficacia, funzionalità, apparenza d’ordine.
Franco: Aspetta un attimo, cosa vuoi dire davvero. Che
il tempo è strumento di questo potere?
Gaetano Linneo: Non
proprio, non siamo in presenza di orologi che hanno ingabbiato il tempo, siamo in
presenza di qualcosa che ha a che fare con il rituale e con l’abitudine. Il sistema
di spezzettare il tempo di vita e renderlo funzionale al sistema industriale e di
commercializzazione e vendita di beni e servizi di tutti i generi è un fatto intriso
di mitologia, di simboli e di riti dal vago sapore magico. Cercate di capire che
la moda, i piccoli piaceri a pagamento, i divertimenti, le distrazioni, il tempo,
libero organizzato, il conformismo verso i consumi sono riti sociali e sono anche
regole che senza una dose d’irrazionale e di mito non potrebbero reggere. Le moltitudini
devono credere che il sistema vada verso il progresso, il benessere, la pace, la
dignità delle forme di vita, la sostenibilità con il pianeta azzurro, la vittoria
in guerra o una cornucopia di beni regalati o scontati; solo con questa dimensione
che intreccia il mito con aspetti magici di negazione della realtà a vantaggio di
illusioni o verità parziali può funzionare questa divisione del tempo quotidiano
e l’oppressione che genera. Perché in questi termini non è il sistema industriale
e la tecnologia a esser a servizio delle moltitudini di esseri umani ma al contrario
le grandi masse si ritrovano sottomessi a metodi sociali e di controllo che alla
fine premiano una ristrettissima minoranza di ricchissimi che hanno nelle loro mani
posizioni di privilegio e di potere. Questo dominio ha poi due grandi colonne: una
si chiama rassegnazione degli anziani e l’altra il divertimento programmato dei
giovani. L’ignoranza delle moltitudini di consumatori e di lavoratori intorno alle
cose veramente importanti da sapere e da conoscere fa poi il resto e completa la
stabilità di questo scandire il tempo di vita e di lavoro. Vi invito a considerare
che il denaro perso o speso male può esser in un certo senso di nuovo guadagnato
o acquisito, questo non vale per il tempo che è passato. Il tempo va in una direzione
e non risulta possibile modificare questa legge universale. Se il presente avesse
come orizzonte di durata l’eternità la cosa potrebbe durare, ma le cose non stanno così perché questo tempo non solo è artificiale
ma è vincolato all’esistenza della civiltà industriale oggi al suo terzo atto rivoluzionario;
come è noto questo sistema sta incontrando i suoi limiti. Il pianeta ha grandi risorse,
ma queste risorse non sono infinite, invece il funzionamento corretto del sistema
di produzione e consumo prevede proprio risorse illimitate come sua condizione di
pieno sviluppo senza collassi, crisi o guerre di grandi dimensioni. Quindi se non
interviene a breve termine una modifica sostanziale
si deve ragionevolmente stimare che il sistema incontrerà i suoi limiti, se non
si scatena una guerra mondiale è ragionevole
pensare a un collasso della vita sul pianeta per eccesso di sfruttamento.
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7 agosto 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - Dove parla il potere purificato
Vincenzo Pisani:
Si è fatto tardi, anche se la nottata è
meravigliosa occorre proprio sbrigarsi perché si fa tardi. Io devo proprio
andar via.
Franco: Son rimaste solo due interventi. Per certo
brevi.
Stefano Bocconi:
Esatto. La notte è fonda. Qui fa pure freddo.
Clara Agazzi: In
effetti ho poco da dire. Voglio presentare un mio discorso sul potere
purificato. Oggi l’esercizio del potere è dominio dell’uomo sull’uomo e
dell’uomo sulla natura con l’aggravante di una tendenza distruttiva e
auto-distruttiva tipica dell’esercizio del potere da parte di soggetti
illegittimi, di falsi profeti e falsi sovrani. Il dominio di oggi è una
continua manipolazione di masse di disgraziati i quali sono il mezzo con il
quale si controlla il territorio, la popolazione di uno Stato o di una
federazione di Stati e le risorse del pianeta attualmente disponibili. Il
controllo è una grande magia che funziona con la persuasione pubblicitaria, con
la propaganda di tutti i tipi, con la sottomissione e il conformismo al modello
di produzione e consumo, quando non basta c’è la religione con tutte le sue
sfumature e i suoi miti salvifici di carattere individuale e le forze armate e
di polizia. Ma se si può sintetizzare questo potere di oggi che è non retto,
non buono, non santo, non autentico si fonda su un gigantesco plagio delle
coscienze e del sapere.
Vincenzo Pisani:
Inoltre, aggiungo io il denaro è il dio che salda tutto questo in un blocco
unitario; il denaro è il senso della vita per milioni di umani che vivono nel
quotidiano e nel bisogno. Il denaro è il mezzo per il quale viene stregato il
genere umano, il denaro è ormai la consapevolezza e la coscienza di una persona
qualunque, che per prima misura se stessa in termini di denaro. La casa, la
famiglia, gli affetti, l’automobile, i fiori sul balcone tutto è merce e tutto
ha un valore, la grande magia né stata quella di ridurre tutto e tutti a una
sola misura e a un solo peso.
Stefano Bocconi:
Qualcuno ha creato la magia, le cose stregate non nascono da sole.
Paolo Fantuzzi:
Il mercante stanotte dà il meglio di sé. Certo. Chi è in alto, sulla parte
ultima della piramide sociale sa bene che con il denaro può unire tutto ciò che
è produzione, conoscenza, ricerca, innovazione, distribuzione, consumo,
scarico. Il denaro è ciò che mette assieme una società umana che altrimenti
sprofonderebbe nella violenza tribale e
nell’anarchia violenta tanto è amaro e forte il risentimento e la rabbia
che cova nelle masse popolari delle civiltà industriali.
Clara Agazzi: Mi
pare giusto allora che io interpreti il potere purificato. Allora fatemi
concentrare. Io sono il potere purificato, un potere lecito e legittimo che
rinunzia all’illusione collettiva che viene dalla manipolazione delle coscienze
e dalla distorsione della verità e del sapere. Io sono un potere che non
sfrutta la religione esotica o tradizionale che sia come forza mercenaria su
cui poggiare i suoi abusi e le sue estorsioni. Io sono un potere fondato sulla
libertà di coscienza e di autocoscienza, su un sapere autentico che è
possibilità per tutti gli umani facenti parte della società di operare e
collaborare con esso nella giustizia e nella libertà e nel rispetto dei bisogni
e delle necessità di tutte le parti sociali. Rinunzio a far vivere i miei
cittadini nel mito della competizione, della forza esercita contro soggetti
deboli, che ha ripudiato il culto del Dio-denaro, che si crede parte di un
cosmo e di un mondo grande e non piccolo e meschino. Io sono il potere felice
perché consapevolezza e coscienza determinano autentica libertà e sapere
profondo nel momento dell’azione e della decisione. Io sono la libertà politica
che nasce della coscienza sana, dalla consapevolezza veritiera della realtà e
dall’autocoscienza. I singoli liberi si uniscono in me in un grande energia
creatrice, la volontà diventa unitaria, il metodo sano, l’opera perfetta. Io
sono la via, il percorso perché la coscienza e l’autocoscienza possono esser
fatte proprie solo con un percorso e una storia personale che fa emergere ciò
che il singolo essere umano è e ciò che può mettere davvero in comune con gli
altri. Sono il bene comune di tutti e sono tutti nello stesso tempo, per
mantenermi tale occorre che tutti si predispongano nei rapporti sociali a una condizione di volontà e di benevolenza
che limita e domina la paura, l’ignoranza, l’invidia, l’avidità. Il potere
diventa santo se la comunità che l’esprime è davvero formata di umani purificati;
umani in grado di dominare la paura, l’ignoranza, l’avidità, l’invidia che
covano dentro di sé e che devono dominare per non farsi del male e non
degenerare dentro e fuori di sé. Perché il grande inganno è far federe ai
singoli come ai popoli illusioni, falsi ritratti di sé per condurli nel
disordine, per creare diseguaglianze sociali, per esercitare il dominio con
l’arte della manipolazione della mente e
della truffa. Il potere che cade in mano a despoti e principi illegittimi è un
potere dei pochi o dei pochissimi che manipolando le leggi e le coscienze e
l’esercitano per esclusivo interesse e piacere dei pochi contro tutti gli
altri. Io potere reso santo rinuncio a questo perché sono libertà nel senso più alto del
termine, sono il cerchio che si contrappone alla piramide. Io cerco l’equa
divisione fra le parti di quanto è prodotto dalla società, individuo nella
collaborazione la forza del processo produttivo, nel lavoro creativo e
intellettuale che si amplia e diventa e
disponibile a tutti il senso
dell’economia, credo che sia il senso della società è riuscire a tener tutti
dentro senza liquidare i soggetti marginali. Io sono il potere che fu puro, che
purifica e che purificherà perché non è possibile che un corpo guasto torni
alla sua natura precedente o a una forma sana senza che intervenga qualcosa che
lo ripristina o lo trasforma in altro. Io sono il potere che ha bisogno di una
forma d’umanità rinnovata nel corpo e nell’anima, gli umani di oggi
ossessionati da false apparenze, dal disagio, dalla paura, da istinti e
passioni violente o dannose e inoltre sono avvelenati da stili di vita e alimentari
pessimi. Questi umani in massima parte non possono esser la materia del cerchio che
rende eguali tutte le parti in rapporto al centro. Io sono il potere che sarà in
un tempo diverso da questo a partire da moltitudini di umani che partiranno alla
ricerca di ciò che sono veramente e della possibilità di vivere esprimendo il
loro essere forza creativa e creatrice nel
mondo concreto e materiale. Io sono il potere che oggi manca e di cui si ha bisogno,
io sono il potere che è stato in un tempo breve e remoto.
Franco: Brava. Come superarti ora. Davvero una prova eccellente.
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29 luglio 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - Dove parla il tempo dell'immediato presente
Clara Agazzi: Su
facciamolo concentrare.
Gaetano Linneo:
Questa è davvero difficile, raccontare in prima persona questo tempo. Ma so che
ci riuscirà.
Franco: Io sono questo tempo, il tempo dell’immediato
presente dove tutto è qui e ora. Questo è il tempo di quattro tenebre giganti
che si son fatte mare. Questo mare oscuro si è sollevato e le sue onde si
fracassano minacciose. La prima grande tenebra è l’ignoranza coltivata dai
pochi ai danni dei molti. I pochi nel mio ventre nero coltivano il potere per
il potere, maghi confusionari e padroni di conoscenze parziali hanno però il
potere di esercitare un dominio sulle grandi masse d’ignoranti tenuti apposta
in condizione di minorità e di soggezione. Nascondono sotto mille e mille
parole e centomila intrighi ripetute in modo ossessivo la loro mancanza di un progetto, di un vero disegno che non
sia la presa del potere e l’esercizio
ora di un dominio ora di una egemonia. Io immediato presente con questa tenebra
allontano l’uomo da sentimenti sani e
giusti e l’avvio verso la pazzia del potere illegittimo. La seconda grande tenebra è la paura del
futuro. Una paura senza nome e senza volto che schiaccia, atterrisce, dissolve
speranze e volge gli umani al male, alla rabbia e alla violenza. Pulsione che se non trova
sfogo verso l’esterno inizia a farsi strada verso l’interno provocando malattia
e disturbi della personalità. Io immediato presente con questa paura allontano
l’umano dal suo fine, dalla ricerca di un fine ultimo, della pace interiore ed
esteriore o se si vuole di Dio. La
terza tenebra è l’apparenza e la
mistificazione di ciò che è reale. Con la ricchezza, la bellezza artificiale o
artefatta, l’intossicazione o l’esaltazione maschero Io immediato presente la
mancanza di fini ultimi e l’impossibilità d’accettare il proprio limite e la propria condizione mortale. Così l’umano
tenderà a girare a vuoto su se stesso e a ingannarsi perdendosi in illusioni e
piaceri. La quarta tenebra è l’invidia per il potere, la ricchezza, la forza
altrui. Invidia che diventa malattia, patologia, pazzia, morbo contagioso. Io
immediato presente uso questa tenebra per dividere e spezzare gli esseri umani,
per alimentare le passioni più funeste e gli amari risentimenti. Infine Mi è
compagno un vento di tempesta che scaglia con incredibile potenza questo mare
di quattro tenebre e con onde enormi lo fa scendere sulla nera terra, al punto
che non si può più distinguere né la terra, né il cielo. Io immediato presente
con questo vento divento un mare oscuro senza limiti che non trova più il
confine né in lato nel cielo, né in basso nella terra. Eppure nonostante la mia
potenza Io immediato presente così come sono prima non ero. Sono il frutto
marcio di contingenze e fatti storici epocali. Io sono la strada che si è
aperta in questo tempo. Quanto si è
realizzato in termini di umanità rabbiosa, malata, ambiziosa e dissoluta è
qualcosa del qui e ora. Il restringimento delle speranze di redenzione e di
progresso che maturano con la presenza
del futuro e la fede nelle tradizioni e nei valori che dà il passato sono le
condizioni per le quali si è manifestato il mio potere. Io sono la prima e
unica condizione che fa prosperare le minoranze al potere sottomette masse
enormi di umani. Io sono un tempo sospeso, Io sono lo sforzo di congelare il
divenire della società umana mentre i meccanismi biologici, naturali e astrali fanno il proprio corso. Sono un
enorme esperimento d’ingegneria sociale fondato sull’illusione e
sull’autoinganno dei pochi al potere che nel privilegio intendono restare per
sempre, sono la grande stregoneria che pretende di lasciar immobile ciò che per
legge fisica e cosmica è previsto che si trasformi. Io sono una strada che si è
aperta e che è stata percorsa, ma così come si è aperta si chiuderà su se
stessa fino a sparire.
Stefano Bocconi:
Valeva proprio la pena di sentire tutto questo, un poeta-profeta
Paolo Fantuzzi:
Questo argomento del tempo è tutto, perchè spiega un pò tutto. Siamo schiacciati un po’ tutti quanti davvero in un tempo innaturale e artificiale.
Il presente quando schiaccia tutto su se stesso è la rappresentazione di un sistema
sociale umano corrotto e in preda a pulsioni negative. Viene meno il sapere umanistico,
le ragioni ultime della convivenza, il senso stesso della vita e del destino del
singolo. La vita diventa una serie di periodi della vita slegati fra loro consumati
alla ricerca di beni materiali o di piccole glorie o piaceri che il venti spazzerà via perché non
lasceranno traccia. Molti dei beni acquisiti o saranno ereditati, o finiranno dispersi
o in discariche e inceneritori, e della gloria effimera nessuno fra quelli che saranno
in un giorno lontano conserverà memoria.
Vincenzo Pisani:
Ottimo discorso e giusta osservazione. Ora chi si fa avanti?
Stefano Bocconi:
Parlerò io, e parlerò di qualcosa che riguarda la religione.
Vincenzo Pisani:
Non ti facevo credente in qualsivoglia Dio. Ecco una novità. Palerari del Dio-denaro?
Stefano Bocconi:
Non intendo far la predica, voglio dire cosa ho capito del sacro e del suo
divenire nel tempo e nello spazio delle varie comunità umane.
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29 luglio 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - Dove parla il tempo dell'immediato presente
Clara Agazzi: Su
facciamolo concentrare.
Gaetano Linneo:
Questa è davvero difficile, raccontare in prima persona questo tempo. Ma so che
ci riuscirà.
Franco: Io sono questo tempo, il tempo dell’immediato
presente dove tutto è qui e ora. Questo è il tempo di quattro tenebre giganti
che si son fatte mare. Questo mare oscuro si è sollevato e le sue onde si
fracassano minacciose. La prima grande tenebra è l’ignoranza coltivata dai
pochi ai danni dei molti. I pochi nel mio ventre nero coltivano il potere per
il potere, maghi confusionari e padroni di conoscenze parziali hanno però il
potere di esercitare un dominio sulle grandi masse d’ignoranti tenuti apposta
in condizione di minorità e di soggezione. Nascondono sotto mille e mille
parole e centomila intrighi ripetute in modo ossessivo la loro mancanza di un progetto, di un vero disegno che non
sia la presa del potere e l’esercizio
ora di un dominio ora di una egemonia. Io immediato presente con questa tenebra
allontano l’uomo da sentimenti sani e
giusti e l’avvio verso la pazzia del potere illegittimo. La seconda grande tenebra è la paura del
futuro. Una paura senza nome e senza volto che schiaccia, atterrisce, dissolve
speranze e volge gli umani al male, alla rabbia e alla violenza. Pulsione che se non trova
sfogo verso l’esterno inizia a farsi strada verso l’interno provocando malattia
e disturbi della personalità. Io immediato presente con questa paura allontano
l’umano dal suo fine, dalla ricerca di un fine ultimo, della pace interiore ed
esteriore o se si vuole di Dio. La
terza tenebra è l’apparenza e la
mistificazione di ciò che è reale. Con la ricchezza, la bellezza artificiale o
artefatta, l’intossicazione o l’esaltazione maschero Io immediato presente la
mancanza di fini ultimi e l’impossibilità d’accettare il proprio limite e la propria condizione mortale. Così l’umano
tenderà a girare a vuoto su se stesso e a ingannarsi perdendosi in illusioni e
piaceri. La quarta tenebra è l’invidia per il potere, la ricchezza, la forza
altrui. Invidia che diventa malattia, patologia, pazzia, morbo contagioso. Io
immediato presente uso questa tenebra per dividere e spezzare gli esseri umani,
per alimentare le passioni più funeste e gli amari risentimenti. Infine Mi è
compagno un vento di tempesta che scaglia con incredibile potenza questo mare
di quattro tenebre e con onde enormi lo fa scendere sulla nera terra, al punto
che non si può più distinguere né la terra, né il cielo. Io immediato presente
con questo vento divento un mare oscuro senza limiti che non trova più il
confine né in lato nel cielo, né in basso nella terra. Eppure nonostante la mia
potenza Io immediato presente così come sono prima non ero. Sono il frutto
marcio di contingenze e fatti storici epocali. Io sono la strada che si è
aperta in questo tempo. Quanto si è
realizzato in termini di umanità rabbiosa, malata, ambiziosa e dissoluta è
qualcosa del qui e ora. Il restringimento delle speranze di redenzione e di
progresso che maturano con la presenza
del futuro e la fede nelle tradizioni e nei valori che dà il passato sono le
condizioni per le quali si è manifestato il mio potere. Io sono la prima e
unica condizione che fa prosperare le minoranze al potere sottomette masse
enormi di umani. Io sono un tempo sospeso, Io sono lo sforzo di congelare il
divenire della società umana mentre i meccanismi biologici, naturali e astrali fanno il proprio corso. Sono un
enorme esperimento d’ingegneria sociale fondato sull’illusione e
sull’autoinganno dei pochi al potere che nel privilegio intendono restare per
sempre, sono la grande stregoneria che pretende di lasciar immobile ciò che per
legge fisica e cosmica è previsto che si trasformi. Io sono una strada che si è
aperta e che è stata percorsa, ma così come si è aperta si chiuderà su se
stessa fino a sparire.
Stefano Bocconi:
Valeva proprio la pena di sentire tutto questo, un poeta-profeta
Paolo Fantuzzi:
Questo argomento del tempo è tutto, perchè spiega un pò tutto. Siamo schiacciati un po’ tutti quanti davvero in un tempo innaturale e artificiale.
Il presente quando schiaccia tutto su se stesso è la rappresentazione di un sistema
sociale umano corrotto e in preda a pulsioni negative. Viene meno il sapere umanistico,
le ragioni ultime della convivenza, il senso stesso della vita e del destino del
singolo. La vita diventa una serie di periodi della vita slegati fra loro consumati
alla ricerca di beni materiali o di piccole glorie o piaceri che il venti spazzerà via perché non
lasceranno traccia. Molti dei beni acquisiti o saranno ereditati, o finiranno dispersi
o in discariche e inceneritori, e della gloria effimera nessuno fra quelli che saranno
in un giorno lontano conserverà memoria.
Vincenzo Pisani:
Ottimo discorso e giusta osservazione. Ora chi si fa avanti?
Stefano Bocconi:
Parlerò io, e parlerò di qualcosa che riguarda la religione.
Vincenzo Pisani:
Non ti facevo credente in qualsivoglia Dio. Ecco una novità. Palerari del Dio-denaro?
Stefano Bocconi:
Non intendo far la predica, voglio dire cosa ho capito del sacro e del suo
divenire nel tempo e nello spazio delle varie comunità umane.
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21 luglio 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - Dove parla del tempo
Stefano Bocconi:
Su dai preparati. Fa freddo e vogliamo sentire
Paolo Fantuzzi:
Questo argomento è proprio difficile. Il
tempo
Franco: Difficile. Inizio con qualcosa di facile
allora. Le periferie delle città . Quello è l’inizio del discorso, Pensate a
una nostra periferia non ricca, non bella, non a posto quello è il senso del
nostro tempo. Il tempo può esser misurato con orologi più o meno precisi, può
esser raccolto in forme di memorizzazione di fatti, situazioni, episodi, accidenti
in biblioteche, emeroteche e banche dati. Ma poi c’è il tempo dell’immediato
presente e questo intendo ora indagare. Questo tempo immediato è capito forse
con più intuito da un adolescente o da un preadolescente, uno di quei tipi che
vanno a scuola, magari per imparare qualcosa nei licei e negli istituti
professionali. La differenza, e le forza dell’adolescenza, è che può guardare
al futuro. Può quindi osservare il presente non con gli occhi del passato ma
con quelli del futuro. Il futuro è un presente in divenire dove certi processi e
certi eventi in atto continuano il loro esserci e il loro sviluppo. C’è una
grossa differenza fra il pensare il presente portando la mente alla memoria e
al passato e pensarlo rivolgendosi alla promessa di cose che divengono o che
saranno. Si chiama differenza di
prospettiva. Ora vuole il caso che l’immediato presente per molti sia il
disperante e desolato silenzio delle ore della profonda notte di certe
periferie, dove in modo quasi plastico sembra di vedere un presente pigro,
desolato, brutto e fin dalle origini senza forma. Il presente allora diventa
immobile, sepolcrale, senza quella forza che potrebbe avere se esso fosse di
nuovo materia, energia e volontà in divenire. Ecco perché le periferie di certe
nostre città provocano talvolta angoscia o una leggera inquietudine. Perché
colui che vede e che passa trova in esse il riflesso di un problema che sente
lui stesso, ossia la mancanza di un
progetto autentico e non indotto dal sistema dei consumi, di uno scopo finale addirittura. Nella mancanza di forma o nel vuoto di certe
ore della notte si riflette nell’individuo pensante il suo vuoto e il suo
disagio interiore; finchè c’è confusione, attività, problemi da superare, cose
da fare il singolo di solito non vede le sue miserie e i suoi limiti, poi con
il buio, con la penombra, con la notte, con la realtà ferma o che ha poco
movimento ecco che emerge dentro il male di vivere il problema del tempo e con
esso il problema delle finalità della vita. Quando uno è giovane, studia, va a
scuola o fa apprendistato e prepara il futuro suo questo vuoto inquietante non
lo sente perché di solito qualche speranza o l’incoscienza della gioventù a
seguire sogni e desideri gli danno un fine possibile e quindi danno senso alla
vita. Il tempo quando diventa solo ricordo, memoria, paura del presente,
rimpianto del passato sia quello vero sia quello immaginario; allora quel tempo
è nocivo alla salute. Questo tempo di oggi è quasi tutto insalubre, perché il senso
del tempo in realtà siamo noi, e noi
siamo malati di silenzio, di poca spiritualità, di rassegnazione, di
allucinazioni indotte dal sistema di produzione- consumo-pubblicità, di false
speranze, divertimenti che stordiscono. Al contrario è bello trovare
l’incoscienza o la speranza del giovane che cerca il suo posto nel mondo, quello
è un tempo spesso creativo, attivo, aggressivo. Quest’immediato presente è
stretto quindi fra due tipi di tempo quello che porta al subire il mondo e
quello che s’impone di cambiarlo, e non sono lo stesso tempo perché cambia la
prospettiva con cui s’assiste al perpetuo divenire del presente. Il tempo senza
nessuna creatura cosciente che capisce il suo scorrere e il suo divenire è solo
un’insieme di processi fisici e meccanici dell’Universo, di ritmi biologici di
fauna e flora. Il tempo degli umani è misurato meccanicamente o classificato
entro precisi termini, ma poi è storia, è memoria, è il senso della realtà.
Clara Agazzi:
Scusa un attimo, Questo vuol dire che il tempo è un fatto soggettivo, è il
soggetto che si vede riflesso in una realtà scandita da fatti che sono avvenuti
e da fatti in quel momento in essere.
Franco: Soggettivo è il senso che si dà al tempo,
perché il tempo forza a pensare il senso della propria vita. Ancora un banale
esempio: pensa a oggetti anche grandi come palazzi, stazioni, cattedrali e anche oggetti
minuti come bicchieri, tavoli, lampadari e cose simili. Pensa poi a coloro che
hanno creato quelle cose e che magari sono morti da secoli, l’oggetto è sopravvissuto
al creatore suo, ma senza il suo artefice non ci sarebbe mai stato. Persiste
nello spazio e nel tempo qualcosa che è perché qualcuno che non c’è più in vita
ha dato a quella materia una forma e un senso. Il problema subito dopo diventa
il seguente cosa è per te quella cosa che è il vivere ogni giorno. A seconda
della risposta si ha un diverso rapporto con il tempo, perché il tempo
oggettivo, meccanico, matematico, esatto serve per orientarsi nel mondo, ma
serve anche porsi il problema del senso della propria vita e del suo scorrere
per non trovarsi a subire il divenire delle cose. Per questo vi dico che questo
tempo ci viene avvelenato, perché il presente che vogliono farci passare con quest’industria
della comunicazione e dello spettacolo non porta a qualcosa di creativo, di vitale
ma all’accettazione del reale così come si manifesta, al negare che questo divenire
debba porre il problema di un senso della vita che nasce dal singolo ed è per il
singolo. Un soggetto che si pone il problema della sua esistenza come divenire e
come passaggio aldilà del conformismo di tutti i giorni e dei limiti nei quali è
forzato a vivere pone se stesso nello spazio e nel tempo, e con questo delinea dei
confini, stabilisce delle distanze, si riappropria della sua vita perché può trovare
una sua ragione e un suo progetto. Invece oggi questo tempo è subito dai molti come
lento divenire in un fatale immobilismo della fantasia , dell’agire autentico e
creativo, del coraggio della conoscenza e della spiritualità autentica. Si fa del
tempo una propria risorsa se su di esso e
sul divenire del reale si è in grado di proiettare la propria volontà, il proprio
progetto di vita, il senso della propria esistenza. Oggi molti umani sono come il bicchiere dell’artefice deceduto: un giorno
qualcuno ti ha fatto e in un diverso giorno da qualcuno verrai disfatto. Ora presentrò per mia bocca questo tempo del qui e ora.
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27 novembre 2010
Le Tavole delle colpe di Madduwatta - La Recita a Soggetto. Il conto

Le Tavole delle colpe di Madduwatta
La
recita a soggetto
Anno 2010 estate, nel villino di
periferia di Vincenzo Pisani si presentano di notte lo zio Francesco e lo Zio
Marco preoccupati da uno strano annuncio.
I due dopo anni si parlano di persona. Francesco: Mentre ero qui ho curiosato nel quaderno delle prenotazioni del nostro nipotino. Aspetta ora ti faccio vedere.
Francesco si sposta e si dirige verso un bancone, prende un quaderno verde, lo sfoglia e poi torna dal fratello presentando una pagina.
Marco: Cosa fai? T’impicci degli affari altrui, che cosa vuoi suscitarmi. Compassione, pietà rimorso?
Francesco: No! Leggo e ti mostro ciò che è qui.” 29 luglio 2010, fatto sconto alla famiglia inglese si son portati perfino i panini da casa. Quattro letti di cui uno a Castello per tre notti a quaranta euro, fatto 90 , 7 ragazze spagnole capacità di spesa 20 euro a testa per due giorni, 5 euro per la tenda, 15 seconda notte per lo stanzone-camerata, totale 140 neuro, scontato a 110, 30 luglio 2010 stavo per chiamare la polizia, l’operaio che mi ha occupatola stanza piccola a prezzo scontato la camera per due settimane non aveva i soldi, maledetto. Il padrone del cantiere non ha liquidato i suoi arretrati. Stabilito prezzo di favore 280 euro. 30 luglio 2010 una telefonata dall’agenzia statunitense delle prenotazioni questo mese non pagano, è da tre mesi che aspetto il saldo ma a loro che frega delle tasse e del mutuo. Canaglie! Arrivata famiglia brasiliana, un cinese di Singapore, due russi. Hanno pagato in anticipo e senza storie. 300 Euro fatti bene. Da sei mesi non arrivano più statunitensi. Meglio così, è da sei mesi che l’agenzia Americana non paga gli arretrati. 31 luglio, niente. Controllare rate mutuo, le bollette e le tasse comunali prima del 7 agosto”. Questo è il nostro nipotino. Tasse pesanti, Stati Uniti in crisi nera, mutuo oneroso, clienti impoveriti e nuovi ricchi che vengono dai paesi emergenti, e qui nel Belpaese una politica morta che finge di essere viva, un’economia allo sfascio e poteri imperiali con le pezze al culo che ci porteranno giù fino in fondo al pozzo. Questa follia che ha messo in piedi è lo specchio deformante di un sistema impazzito e decomposto che aspetta di trovare la sua fine. Forse sarà una liberazione quando su tutto questo qualche forza esterna metterà sopra la parola ” Fine”.
Marco: Il mondo è malato e i ricchi e potenti di ieri sono alla corda pressati da nuovi poteri insidiosi. Malato è il sistema economico, forse il nostro Paolo è stato una vittima e suo figlio Vincenzo anche. Del resto ti ricordi le sue traversie e questioni l’avevamo ribattezzato fra noi Paolo di Tarso l’apostolo che non aveva conosciuto personalmente Gesù. Anche lui non aveva conosciuto il Signore celeste che aveva inseguito, pregato e lodato ma come tanti che non erano riusciti ad afferrare il successo e la grande ricchezza si era dovuto accontentare della conversione e dei disagi del corpo, della passione sacra e del martirio prossimo venturo. Del resto il fariseo Paolo o Saul di Tarso è stato perseguitato, raggiunto dalla rivelazione divina, cacciato da Efeso per aver istigato a bruciare i libri di magia nera e aver distolto i pagani dalla venerazione per Artemide di Efeso da cui tutta la città cavava lucro, cacciato dalle sinagoghe, processato per sedizione, condannato, costretto alla fuga nascosto in una cesta, frustato tre volte e tutte le volte trentanove colpi e battuto con le verghe, punito e infine lapidato e lasciato come morto, incarcerato e poi forse decapitato. Ecco ogni imprenditore italiano oggi è una sorta di Saul di Tarso che insegue il Signore Celeste e predica la sua buona Novella fra nemici, pagani e genti nomadi che vivono nel deserto del cinismo, della sfiducia, della miseria. La nostra da anni non è più economia, o volontà, o fiducia nel futuro. Si tratta di cieca fede in qualcosa che non è né qui e né ora e, forse, se continua così non sarà mai. C’è follia e c’è potenza nel cercare la ricchezza e nel provare a produrla, noi siamo forti perché mistici, perché crediamo. Altrimenti siamo condannati a trasformarci in visionari, in cialtroni, in venditori di fumo; per questo dobbiamo predicare la nostra fede nel sistema dei consumi, del denaro, del potere e dell’egoismo sociale ai pagani, ai miscredenti, ai demagoghi rossi che devono aprire gli occhi. Chi può vedere il progresso se non noi? Chi ci può credere fino in fondo? Chi può andare fino alla fine del tunnel per vedere le sorti magnifiche e progressive? Solo noi, siamo un nuovo apostolato laico e serviamo una potenza ormai oltreumana. Questa è la forza del capitalismo e del denaro, la fede dell’essere umano nelle sue opere e nella sue forze animate da un puro egoismo.
Francesco: Ateo, pagano, demagogo, blasfemo! Ecco cosa sei. Comunque è vero siamo credenti e siamo apostoli. Ma più che far bruciare i libri dei sortilegi da cinquantamila pezzi d’argento ai pagani di Efeso in tanti nella nostra categoria truccano i bilanci e mandano in fumo i denari investiti da soci e piccoli azionisti, e non scacciamo i demoni ma al contrario ne portiamo dei nuovi sotto forma delle illusioni della pubblicità, dell’egoismo sociale e dell’irresponsabilità creata ad arte per vendere carte di credito e prodotti finanziari per il credito al consumo. Questa povertà che sta disgregando il nostro mondo è il frutto dell’egoismo e dello spirito di rapina, la crisi nasce nelle teste dei pochi che sono ricchissimi e si sparge su tutto il resto dell’umanità. E poi che ne sappiamo noi, cosa possiamo capire del nostro nipote visto che è anni che non lo vediamo di persona.
Marco: Giusto. L’ultima volta è stato in quel ristorante di quel tale Angelo dalle parti di Vernio. Bella cosa tortelli di patate,ragù di cinghiale, bistecca, tiramisù, vino, dolce, caffè e amaro. Si spese poco e si mangiò bene.
Francesco: Già Vernio, avrei da dire qualcosa. Ti ricordi quell’assaggio che ci fu portato all’inizio del pasto.
Marco: Una cosa tipica, mi pare. Polenta di castagne dalle parti di Vernio e poi quel pesce.
Francesco: Ti ricordi bene era polenta dolce e quel pesce buono ma puzzolente era aringa. E’ una cosa che si ripete da secoli è un piatto di tradizione di Vernio Comune disperso sulla dorsale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Capitò questo:” era il 1512 e la Repubblica di Firenze affida al Machiavelli la difesa dello Stato Fiorentino , il quale disgraziato lui cerca di creare arruolando dei contadini e dei montanari delle milizie di Stato per sostituire i mercenari infidi e traditori. Questa gente di Vernio montanari e pastori si trovava fra Prato, che era controllata da Firenze, e gli eserciti papalini e imperiali scesi dal nord per restaurare i Medici e spazzar via la Repubblica. Così questo popolo delle montagne pratesi che non sapeva nulla del re Francesco I, dell’Imperatore Carlo V, del Papa, del Machiavelli, del Piero Soderini, delle trame dei Medici si trovò travolto da uno degli eserciti più potenti del mondo, quello spagnolo-imperiale, che doveva disperdere le milizie del segretario fiorentino e saccheggiare e devastare Prato per indurre gli oligarchi fiorentini alla resa. La gente di Vernio ridotta alla fame e devastata da questi spagnoli, tedeschi, italiani che militavano negli eserciti mercenari di allora fu salvata da dei nobili locali che distribuirono polenta di castagne e aringhe. Da allora è una tradizione ricordare quei fatti con una festa e con il piatto di polenta dolce e aringhe.”
Marco: Che vuoi dire con questa storia?
Francesco: Ci sono guerre che fanno i grandi e i grandissimi padroni del mondo umano e pagano gli altri che non c’entrano assolutamente nulla. Anzi i poveri e i poverissimi soffrono per tutti. Figuriamoci, per quel che riguarda il caso storico in questione, se gente terrorizzata da una gelata che gli bruciava l’orto o da un lupo che gli scannava una pecora poteva pensare d’essere sulla strada di uno degli eserciti più potenti del mondo di allora, mostri umani che non solo misero a ferro e fuoco l’Europa e l’Africa e perfino l’America.
Marco: Dove vuoi arrivare, cerca di esser chiaro!
Francesco: Oggi ci sono solo vittime, vittime e ancora vittime di un sistema di creazione di valuta, produzione e consumo e inquinamento fuori controllo. Come in guerra i pochi vincono e i molti soffrono e devono sperare nella pietà o nell’interesse altrui per sopravvivere. Non c’è colpa, non c’è responsabilità nei molti ma solo nei pochi e nei pochissimi che sono ricchi. Perché cercare in noi difetti, è ingiusto! Male è attribuirsi una colpa e una pena iniqua dove c’è semmai bisogno di comprensivo e onestà intellettuale.
Marco: Siamo alle solite, cerchi di scaricare le responsabilità, sei come le aziende che fingi di criticare: profitti privati per uno, perdite ai soci, inquinamento alla collettività e falso in bilancio per il fisco. No! Se siamo dentro questo sistema non siamo vittime ma complici a livelli diversi del male che esso produce.
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19 ottobre 2009
La reggenza d'Italia e i fumetti
La valigia
dei sogni e delle illusioni
La reggenza d’Italia e i fumetti.
Capita di
leggere cose strane, talvolta esse fanno capire più di tanti saggi l’immediato
quotidiano di questo Belpaese. Il mio pensiero va a “Politicomics, raccontare e fare politica attraverso i fumetti” di Federico Vergari edito da Tunuè a Latina nel 2008
In Questa pubblicazione
si chiede l’autore se esiste ancor oggi il fumetto politico in Italia. Può
sembrare una cosa bizzarra, una distrazione da eruditi, tuttavia se si
considera il fumetto come una tipica espressione artistica della civiltà
industriale allora questa nota sconsolata va iscritta entro i termini di un
declino delle capacità delle genti del Belpaese di guardare a sé stesse con
lucidità e da parte della politica di pensare alla concreta realtà dei
cittadini. Del resto c’è un pregiudizio diffuso nella Penisola che indica i
fumetti come una cosa da bambini o da ragazzini e i fumetti che trattano
l’attualità o la politica come dei prodotti di scarto del giornalismo e della
polemica politica.
I fumetti
italiani sono la solita occasione perduta di dar corpo a una cultura popolare
che non sia la pura e semplice estensione della pubblicità commerciale e delle
logiche da grandi magazzini; mancano i volti e le voci per dar corpo alle
diverse genti d’Italia. C’è qualcosa d’arcaico e un senso d’inferiorità
rispetto ai grandi processi della civiltà industriale; la quale esprime parte
di una certa cultura popolare attraverso i fumetti. Questa condizione italiana è
anche il portato di una ostinazione
delle generazioni anziane del Belpaese che da decenni rifiutano il dato
di fatto che il mondo umano in cui vissero non esiste più e che l’apertura ai
controversi e insidiosi strumenti e segni della civiltà industriale è una
necessità vitale per un consorzio umano che aspiri a non essere travolto da una
realtà in rapida evoluzione. E’ il senso della continuità fino alla sua fine
ultima di un mondo antico in politica come negli aspetti della vita civile, un
segno ulteriore della senescenza della società italiana. Eppure adesso c’è
bisogno di contare le forme e le voci che emergono dalla Penisola
e dai suoi abitanti vecchi e nuovi, le cose cambiano e questa reggenza
finirà prima o poi.
Come ho scritto
tante volte, e di ciò chiedo scusa ai miei lettori abituali, i vecchi poteri
declinano e i nuovi ancora non prendono forma, l’Italia è come se fosse in una
condizione di reggenza al tempo del Medioevo: il re è morto e deve essere
sostituito dall’erede, ma il principe è troppo giovane o malato e non può
prendere il potere. Al suo posto, e a seconda dei casi, governa in suo nome un
cardinale o uno zio o un consiglio dei nobili o la regina-madre.
Questa crisi
della politica che non riesce a darsi un nome e un volto e ricorre a tutti i
travestimenti e a tutte le maschere ideologiche è il portato di una crisi di
modello di riferimento e segnatamente del capitalismo finanziario senza regole
e del liberismo sfrenato e senza limiti della civiltà Inglese e Statunitense. La
crisi economica e l’emergere di nuove potenze finanziarie che fanno riferimento
alla Cina, alla Russia, all’Europa, all’India e adesso perfino al Brasile
consegnano agli Stati Uniti un solo primato: quello militare. Nei fatti solo
l’enorme e smisurata potenza militare, e per mantenerla gli statunitensi
sacrificano gran parte delle loro risorse umane ed economiche, sostiene la
potenza dell’Impero USA nel mondo. Essere se stessi qui e ora non è un male, è
necessario.
IANA
per FuturoIeri
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