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25 novembre 2009
Aspettando la fine
critto da: F. Allegri In: Politica in generale

De Reditu Suo
Aspettando la fine
Le ultime vicende romane a cavallo fra lo scandalo a sfondo
sessuale, letteralmente a quanto pare, e
la cronaca nera il tutto condito da cinismo, follia, malvagità
mi convincono che ormai la fine del sistema sia auspicabile, forse una
necessità vitale. Temo che la rovina di queste sedicenti classi dirigenti, dei
loro protetti, dei familiari e degli amici degli amici si trasformerà nella
rovina del sistema politico attuale ossia la Repubblica Parlamentare. Questo è
male perché la storia delle genti del Belpaese è quella di popoli che non hanno
quasi mai goduto della libertà di pensiero e di parola; è la storia di regimi
politici autoritari, paternalistici, clericali, e perfino totalitari, o peggio
di regimi sedicenti democratici ma in realtà espressione di oligarchie di
notabili e arricchiti. La Repubblica poteva essere l’eccezione che dava un
corso nuovo alle sorti delle sfortunate genti della penisola. Tutto dimostra che si sta verificando il
contrario, questa incompiuta democrazia parlamentare subisce due tipi
d’aggressione: quella dei tempi che si volgono per mille vie contro di Lei e quella
di chi la dovrebbe difendere ed è troppo occupato a fare i suoi particolarissimi
e privatissimi interessi. Dopotutto la politica è qui e ora anche un mestiere a
mezzadria fra i poteri finanziari e le plebi elettorali da ammaestrare,
talvolta imbrogliare e da convocare il giorno delle elezioni. Da anni come un
profeta invasato che predica nel deserto alla sabbia e al vento aspetto la fine di questo orrendo mondo umano
e spirituale che non trova qualcosa di simile neanche nei momenti più infami
dell’Antico Impero Romano. Sono molto stanco e provato, lo spettacolo della
fine presentato così, con questo lento dissolversi al rallentatore mi disturba.
Avrei preferito qualcosa di alto e nobile di eroico, di epico. I tempi sono
contro i miei più inquieti e profondi desideri, ciò che è alto e nobile diventa
improbabile e assurdo, ciò che è squallido e pessimo si prende il suo posto
nelle vicende umane. Così aspetto la fine, non so come anticiparla o aiutarla.
Stimo che essa si farà strada da sé in quanto i difensori della Repubblica son
pochi, confusi e dispersi e i suoi falsi
amici e parassiti sono un numero enorme di singoli, alcuni di loro ferocemente
risentiti in quanto ritengono di aver subito dei torti dal sistema, più o meno,
democratico. Quale che sia il miscuglio di vero e di falso nel risentimento di
milioni di cittadini nei confronti di questo sistema di poteri e di questa
democrazia quasi non mi interessa più, per certo tutto è cambiato intorno alla
Repubblica italiana; essa è diventata uno strumento nelle mani dei pochi, una
faccenda non popolare ma di politica-spettacolo a mezzadria fra la finanza e il
mercato pubblicitario. Finanza e pubblicità del resto sono i veri padroni dei
giornali e dei principali mezzi d’informazione.
Attraverso i mass-media alcuni singoli che fanno politica diventano dei
leader nazionali e possono costruire dei seguiti di elettori e simpatizzanti
composti da centinaia di migliaia di cittadini. Così fra un conato di disgusto
e un sordo astio assisto da spettatore a questo disfacimento morale e civile,
ormai stanco e umiliato dalla malvagità che vedo intorno a me.
Io so che finirà, ho il diritto di vedere la fine di
tanto schifo eretto a sistema. Aspetto e mentre aspetto scrivo per i miei
venticinque lettori.
IANA per FuturoIeri
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28 giugno 2009
Fra noi in confidenza: parliamo di Patria
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
Fra
noi in confidenza: parliamo di Patria
Un
tempo era facile parlare di Patria, ovviamente mi riferisco a un tempo remoto,
a un tempo trapassato e lontano nella memoria. Oggi è molto difficile.
Guardiamo di sfuggita i tre elementi che costituivano il processo elementare di
creazione dell’identità nazionale e del patriottismo: Scuola, Esercito di leva,
Politica. La scuola si dibatte oggi in mezzo ad una difficile crisi da un lato
avrebbe bisogno di riforme e finanziamenti e d’immettere in ruolo migliaia di
docenti precari, dall’altro è poco considerata perché nella società italiana l’ascesa sociale è
legata a carriere che talvolta presuppongono un titolo di studio ma che poi, di
fatto, si aprono e si sviluppano secondo logiche nepotistiche, clientelari,
politiche, di frequentazione di determinati ambienti e personaggi. La scuola
nonostante la sua crisi perdurante è l’ente
che ad oggi assolve da solo tutto il peso del mettere in relazione le migliaia
di differenze dell’Italia di oggi con una debole prospettiva d’unità culturale
e formativa . L’esercito è diventato professionale e la leva è abolita per far
spazio ad armi sofisticate e alla riconversione, magari a scopo abitativo, di
vecchie strutture e caserme in disuso. Quindi assolve a compiti che non hanno
nulla a che vedere con la nazionalizzazione delle masse, e del resto non
potrebbe visto che è impegnato in diversi teatri operativi talvolta a contatto con forze ostili. La
politica del fascismo voleva creare il popolo italiano attraverso lo Stato
Fascista. Il disastro è stato totale. La Prima Repubblica ha visto le speranze
riposte nella Costituzione naufragare in modo inverecondo davanti alle ruberie
dei partiti e dei faccendieri al seguito dei grandi e piccoli leader. Le decine
di scandali che hanno avuto luogo dal 1947 in poi e i processi di “Mani Pulite” hanno rivelato l’inadeguatezza della politica
italiana davanti alla missione storica di creare una Patria per tutti gli
italiani. Quindi la Patria è rimasta in questa Seconda Repubblica come
l’incompiuta, la chimera da tanti decenni inseguita e mai finita. Eppure è
evidente che in qualche misura esiste una civiltà italiana in cammino, qualcosa
d’informe che si sforza di essere anche qui e ora. Una realtà civile e sociale
che contenga tutte le differenze che il Belpaese produce, o importa dal mare e
dai suoi confini, ad oggi non esiste. Ne
è una prova il fatto che la Lega Nord ha una sua idea di “piccola patria” la "Padania" alla
quale guardare e ispirarsi. Ritengo che una possibile Patria italiana, ad oggi,
possa prender forma solo come civiltà, come contenitore di differenze e come
ordinatore e regolatore dotato di forza morale e civile delle medesime. In
breve la Patria sarà una prospettiva futura, qualcosa che sarà solo se essa
avrà a disposizione migliaia di contributi, di atti significativi, di volontà
politiche unificanti. Ad oggi la politica in stato evidentissimo
degrado sta solo moltiplicando sofferenze e alimentando divisioni e
risentimenti.
Solo
le differenti genti del Belpaese possono creare la loro “Patria”.
IANA
per FuturoIeri
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6 novembre 2008
LONTANI DAGLI DEI E DAGLI EROI 12
Questo Belpaese ha del meraviglioso, adesso che è certo che Obama è il nuovo presidente statunitense, entrambi gli schieramenti politici tirano dalla loro questo successo del partito democratico statunitense; quanto è vecchia e stanca questa mascherata del siamo tutti americani.
Invece lorsignori dovrebbero preoccuparsi, un presidente “color cioccolato” negli Stati Uniti, qui ripeto cose già scritte, pone il problema integralmente politico della mobilità sociale nel Belpaese. I figli degli extracomunitari, ormai di seconda generazione vorranno ascendere nellla scala sociale, e quel nepotismo, quel congelamento della mobilità sociale, sopportato a fatica dagli italiani e non senza sofferenze, risulterà non solo ingiustificato, ma anche scellerato e pazzo. Il mutamento statunitense non pone un problema di ricambio dei soliti vecchi attori economici e politici con altri guitti malamente invecchiati e da tre decenni presenti sulla scena della politica nazionale ma una ben più grave considerazione che riguarda la società italiana. Non può essa restare ferma a privilegi di quaranta o cinquant’anni fa, se le diverse genti d’Italia non saranno in grado di cambiare o di trovare un nuovo modello che metta assieme i nuovi arrivati con chi già c’è lo Stivale andrà incontro a qualche cambiamento imposto per forza. Queste necessarie mutazioni potrebbero essere irrilevanti per i vasi di ferro ma terribili e ingestibili per il solito, arcinoto, disgraziatissimo vaso di coccio. Qui c’è bisogno di “obamizzare” l’Italietta dei privilegi, dei favori, delle caste, per portare le nostre genti tapine e sconsigliate dentro questo nuovo millennio. Rinunzino subito lorsignori illustrissimi del governo ai tagli sulla scuola, in questa nuova situazione la tapina scuola pubblica è l’unico mezzo che c’è per mettere assieme così tante differenze e dare un minimo di omogeneità a un Belpaese tanto inconsapevole quanto ignorante, non pigliamoci in giro l’Italia sarà quello che risulterà dalla volontà di mettere assieme questo sfascio culturale, umano e morale di dimensioni inaudite nel contesto della nostra breve storia di Stato unitario. Si tratta di rimettere assieme una decente speranza di convivenza e di futuro, occorre ripartire da ciò che può unire. O questo Stato Democratico comincia ad essere quello che non è mai stato cioè una realtà capace di produrre civiltà e cultura in grado di tener assieme le vecchie e le nuove differenze, di mettere davanti al particolare interesse dei privati anche una dimensione più grande e collettiva oppure non avrà un futuro. Se viene meno il futuro prima o poi qualcuno o qualcosa interverrà a colmare il vuoto e inizierà a imporci la sua civiltà e il suo ordine. Non è questione di essere preoccupati, è la propria personale posizione morale davanti a un niente che può travolgere questo vaso di coccio che mi spinge a riflettere.
IANA per FuturoIeri
http://digilander.libero.it/amici.futuroieri
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