12 agosto 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - L'ululato del lupo solitario
Franco: Aspetta un attimo, stai ragionando di dominio
in senso astratto. Da che mondo è mondo il dominio è una cosa concreta, si
esercita sull’uomo e sulla natura ma non l’esercitano i marziani ma gli esseri
umani.
Gaetano Linneo: Giusto,
devo allora scendere nel dettaglio. Intorno alle civiltà umane ho capito
questo: esse assomigliano a enti naturali in quanto hanno un loro ciclo di
vita, sviluppo, degenerazione, morte. Dalle loro rovine altri progetti di
civiltà prendono quel che serve per far crescere principati, regni,
repubbliche, imperi. Così è stato per l’Impero Romano che ha regalato miti,
simboli, cultura giuridica e artistica e tanto altro ancora ad altri imperi e
regni che hanno preso nello scorrere dei secoli il suo posto. La civiltà
dell’Impero Romano nell’Europa Occidentale decomponendosi ha dato degli
strumenti politici e religiosi alla civiltà Medioevale. Vi invito a pensare al
Sacro Romano Impero Germanico istituito dall’imperatore Medioevale Carlo Magno;
nelle parole stesse è incluso il senso di un recupero del passato del mondo
antico in una realtà completamente
diversa. Oggi molti imperi sono crollati e molte civiltà si sono disgregate e
ricomposte in altra forma. Il caos apparente può però esser ricomposto in
questi termini: esistono due blocchi instabili di potenze imperiali. Un blocco
è dato da un modello di potere finanziario e commerciale egemone di fatto
sul potere politico e l’altro da un
potere politico egemone rispetto ai poteri finanziari e commerciali. Il blocco
dei poteri finanziari e commerciali in grado d’influenzare fortemente e di farsi
egemone sulla politica è quello che fa capo agli Stati Uniti e alle Nazioni dell’Europa
e dell’Ex Impero Britannico. I paesi più o meno democratici dove si vota vedono
dirigenti e capi politici elettivi facilmente influenzabili e condizionabili da
gruppi di pressione, finanziamenti, interessi privati e perfino corruzione; la
capacità dei ricchissimi di far squadra per difendere i loro profitti e
l’azione delle multinazionali e delle banche di cui possiedono le quote dei
pacchetti azionari di controllo e di
mobilitare a loro vantaggio i mass-media comporta l’estrema difficoltà del
potere politico democratico spesso frammentato, corrotto, rissoso e sempre
bisognosi di fondi per le campagne elettorali di opporsi in senso significativo
all’interesse dei pochissimi. A questo blocco di potere, che chiamerò per
comodità atlantico, si contrappone un blocco che definirò asiatico composto da
Russia e Cina e da paesi alleati o amici di questi due imperi. In questi imperi
il potere politico per via della sua formazione storica è più forte del potere
finanziario e commerciale che deve subire solitamente l’iniziativa del potere
politico-militare. Questa mi pare la differenza maggiore ma è una differenza di
poco conto, perché in verità entrambi i blocchi sono simili fra loro. Si tratta
di civiltà industriali armate fino ai
denti che usano il capitalismo per crescere in potenza e influenza e hanno
delle minoranze al potere che decidono per tutti sotto la parvenza e apparenza
di un sistema politico che afferma di tutelare la totalità della popolazione.
Stefano Bocconi:
Un bel guaio, troppi galli nel pollaio.
Paolo Fantuzzi: Certo
i grandi imperi ci sovrastano e la coscienza chiama. Siamo seri però! Cosa può
mai sperare la gente che va a lavorare per uno stipendio? Di contare davvero
qualcosa nel mondo? Di cosa può rendersi
colpevole chi è un pezzo del sistema, una rotella che gira in un meccanismo?
Clara Agazzi:
Adesso siamo al piagnisteo e alla facile assoluzione da tutto e da tutti. Ma
racconta Gaetano, non è certo questo il tempo di cui ragioni.
Gaetano Linneo:
Infatti Questo mio discorso vuol arrivare la tempo che m’interessa; come
ulteriore premessa dirò che la competizione fra il dominio Atlantico e il
dominio asiatico sfocia spesso in tensioni commerciali, diplomatiche, guerre di
spie e infine guerre locali e per procura. Gli esempi purtroppo si sprecano. Ma
questa lotta continua aggrava le condizioni generali dello sfruttamento delle
risorse del pianeta; delle sue risorse naturali. In una situazione di tensione
crescente pare poco probabile che si giunga a qualche seria collaborazione per
trovare una politica planetaria comune almeno a questi due blocchi. La cosa
probabile è che nonostante le proclamazioni solenni e le dichiarazioni di
principio le potenze imperiali si confronteranno con durezza e questo aggraverà
la competizione che domina le diverse parti di quest’unica civiltà industriale
che ha raggiunto quasi tutti gli angoli del pianeta. In sintesi la lotta per
accaparrarsi mercati, risorse, territori e popolazione da sfruttare continuerà,
è difficile pensare che forze che si combattono fra loro in modo anche aspro
arrivino a un ragionevole accordo per il bene della specie umana e fissino dei
limiti ai danni che subisce la flora e la fauna del pianeta limitando gli affari
delle loro banche, dei loro complessi militar-industriali, del loro commercio
internazionale. Se non arriverà prima una Guerra Mondiale o qualcosa di simile
è da pensare che sarà la natura a scrollarsi di dosso tanta parte della razza
umana, e questo avverrà per mezzo del collasso di tante risorse troppo
sfruttate e di probabili cambiamenti climatici. Quando la pressione umana su un
dato ambiente diventa insostenibile o collassa l’ambiente o collassa la società
umana o tutte e due. Resta da capire quando avverrà questo se in tempi
relativamente veloci o no.
Clara Agazzi:
Che intendi? Vuoi far il profeta di sventure?
Gaetano Linneo:
Una generazione, forse due se il cambiamento arriva veloce, forse quattro o
cinque se viene rallentato; mi pare improbabile che il sistema trovi da sé un
punto d’equilibrio. Considerate che siano più di sette miliardi di umani sul
pianeta e fra le potenze che si stanno rapidamente industrializzando c’è in
questo preciso momento l’India con circa
un miliardo e duecento milioni di esseri umani e la Cina che forse ne ha un
miliardo e quattrocento milioni. Ora vi prego d’osservare questi monti immersi
nella notte. Cercate di capire che queste montagne hanno avuto la loro prima
sedimentazione circa cento milioni di anni fa
e hanno cominciato ad alzarsi e a formarsi quarantacinque milioni di
anni fa. Il tempo delle montagne, dei fiumi, delle specie viventi che prendono
forme nuove non è quello delle nostre civiltà umane, che hanno tempi brevi. La
potenza industriale può allungare come accorciare il tempo di queste civiltà
umane. Adesso devo fare una considerazione sulla misura del tempo : l’eone si
misura in miliardi di anni, l’era in centinaia di milioni di anni, il periodo
in decine di milioni di anni, l’epoca in milioni di anni, l’età in migliaia di
anni; e qui siamo nell’Olocene, il nostro tempo uscito dall’ultima glaciazione che
ha soltanto 11.700 anni a fronte di un tempo precedente che pare spaventoso
tanto è difficile concepirlo.
Clara Agazzi: Mi
ricordo di quel conto per il quale se si misura come se fosse una giornata la
durata del tempo del pianeta terra da quando era una massa di non si sa bene
cosa che vagava nello spazio ad oggi, l’intero periodo del Quaternario nel
quale è incluso l’Olocene avrebbe la durata di 17 secondi circa. In
effetti quello che dice Gaetano ha
senso. Un crollo catastrofico delle forme di vita, essere umano incluso,
potrebbe esser recuperato nel volgere dei milioni di anni dalla natura di
questo pianeta. Certo però c’è da chiedersi cosa sarà di quest’umanità in caso
di disastro.
Franco: Aspettate, lasciamolo finire, forse ho capito
dove vuol arrivare.
Gaetano Linneo:
In effetti da tempo penso che il fallimento dell’essere umano formato dalla
civiltà industriale e dal capitalismo
possa determinare una catastrofe generalizzata della flora e della fauna per
l’eccesso di sfruttamento, di inquinamento, di uso dissennato delle risorse e
perfino di guerra generalizzata. Dal mio punto di vista un sistema
capitalistico che pensa alla crescita infinita punta a qualcosa che non può
raggiungere, l’unica cosa che davvero pare infinita è l’eternità delle leggi
che regolano l’universo.
Vincenzo Pisani:
Aggiungi pure l’infinita umana idiozia alla citata durata infinita leggi del
cosmo
Gaetano Linneo:
Giusto. Questo luogo comune rammentato dall’amico qui mi porta a pensare a un
fatto. Ovvero che l’uomo della civiltà industriale e capitalistica è parte di
un meccanismo che può esser letto come una piramide a gradoni dove dalla massa
indistinta che lavora per vivere si sale verso l’alto e verso gerarchie sempre
ricche e potenti ma anche più limitate
nel numero e ristrette dal punto di vista della visione della complessità. Quest’uomo
parte di questa piramide sociale, dei suoi riti, dei suoi miti, dei suoi
pregiudizi per smuoversi dal suo torpore dovrebbe fare senza dubbio un salto
spirituale e di conoscenza per comprendere il senso del suo limite e del
sistema complesso in cui vive. Va da sé che potrebbe non bastare e magari al
salto culturale e politico potrebbe aggiungersi anche la dimensione del biologico, in una
parola sarebbe opportuna una rinascita dell’umanità.
Stefano Bocconi:
Rinascere che idea. Sa di misticismo
Franco: Non credo che il nostro intenda qualcosa tipo
una religione asiatica, lui sta parlando di una trasformazione auspicabile. In
effetti quest’uomo della civiltà industriale se si togli la luce elettrica per
tre giorni vede il collasso di tutta la sua realtà. Il posto di lavoro si
spenge, la distribuzione dei viveri nei supermercati finisce, le macchine si
fermano, le funzioni di comando e controllo della società si paralizzano, il caos potrebbe portare a una proliferazione
incontrollata delle violenze e dei delitti. In effetti quest’uomo industrializzato
e informatizzato incastrato nella roccia della sua piramide sociale è molto più
vulnerabile di quanto a prima vista ci si potrebbe aspettare.
Gaetano Linneo:
Concludo. La possibile disfatta dell’umanità e della piramide sociale tipica
della civiltà industriale non smuoverà queste montagne. I milioni di anni
possono farlo. Qui dal tempo degli antenati etruschi sui è formata, sviluppata
e ha prosperato una civiltà contadina anche in altura. Ora sopra una certa
quota il bosco ricopre i muretti a secco e le case in pietra di quel mondo
contadino che praticando una vita economica ai limiti della sussistenza ha
lasciato questi luoghi da due generazioni. Due generazioni d’abbandono sono
state più che abbondanti per lasciare presso i sentieri i resti di ruderi o di
muretti a secco su cui sono cresciuti alberi e roveti. Forse che la fine di
quel tipo di mondo umano ha smosso di un solo metro queste montagne? Su quelle
rovine semisepolte dalla vegetazione ora è tornato il capriolo, la lepre, il
cinghiale e perfino il lupo. Ora che ho parlato così tanto posso provare a far
intuire cosa intendo. L’ora è davvero tarda. Farò il verso del lupo tre volte e
voi resterete in silenzio.
Paolo Fantuzzi:
Cosa significa?
Clara Agazzi: Ci
vuol far intuire l’esistenza di questi monti silenziosi nel loro essere natura,
enti che non rispondono al nostro tempo ma a qualcosa di diverso di cui è
difficile la percezione razionale.
Franco: In questo modo egli interpreterà comunque una
parte, anche se non può esser espressa a parole come abbiamo fatto.
Linneo fa il verso del lupo
Da lontano si sente qualcosa
Franco: Incredibile, sembra che risponda.
Gaetano Linneo:
silenzio, assoluto silenzio. Pare un
miracolo: rispondono.
Si sente dei cuccioli, un branco e poi isolato ma forte un lupo solitario
Ululato del Lupo solitario
Il Maestro è dedicato a tutti i maestri che ho avuto
IANA
Breve bibliografia per comprendere alcuni contenuti dei dialoghi
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indagine su una civiltà che volle farsi nazione, Einaudi, Torino, 2006
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Serge Latouche, come sopravvivere
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