4 gennaio 2010
Il falso nel ridicolo:ideologie in Italia
De Reditu Suo
Il falso nel ridicolo: ideologie in Italia
Mi tocca sospendere una cosa che mi stava a cuore
intorno al concetto di donna come soggetto vittima delle novità della terza
rivoluzione industriale per fare un ragionamento urgente sui deliri finti che
cercano di devastare l’animo di tanti che nel Belpaese hanno crucci ben più gravi.
La follia ideologica che ogni tanto prende l’Italia,
di cui quella dei queste feste di fine 2009 oltre ad essere l’ennesima stanca,
sporca e triste replica di cose già viste
e udite a mio avviso è qualcosa di orrendamente concreto: il merito nel
Belpaese conta poco e quindi la politica diventa un potente ascensore sociale. Fare
tifo politico o far parte di un gruppo organizzato è una difesa dei propri
interessi o un mezzo per potenziare i propri personali strumenti per strappare
alla malvagità del mondo umano qualche favore o qualche posizione di prestigio.
Questa discrezionalità potrebbe innescare oltre alla divisioni e agli odi che
già impestano l’Italia anche l’astio di quelle comunità di nuova immigrazione
che hanno difficoltà a integrarsi le quali a breve per compensare, per così
dire, la malasorte non esiteranno a chiedere il diritto di voto. Il criterio
politico è una variante delle opzioni per le strategie economiche e sociali,
ovviamente la cosa non avviene in modo lineare, sarebbe una cosa troppo
ragionevole per le genti del Belpaese, ma in modo contorto, perverso, strano
come se un pazzo avesse messo mano al pennello e avesse corrotto ciò che era
dritto colorando sopra di esso ogni sorta di segno e di simbolo frutto della propria
fantasia malata. Il piano delle illusioni,
quello della volontà di potenza e il rozzo cinismo di sedicenti classi
dirigenti e il quotidiano dei diversi popoli d’Italia che si arrangiano alla
meglio si confondono, s’incrociano e talvolta si sovrappongono. Le ideologie,
l’appartenenza politica si distinguo in due fasce in modo piuttosto netto: i
poveri e gli idioti che ci credono e i furbastri da tre lire e i cinici che ci
lucrano sopra manipolando la gente. Un po’ come nel gioco del calcio quando i
giocatori in campo se ne fregano della squadra del cuore, per loro conta il
contratto e i bonus, mentre i tifosi al contrario sarebbero disposti a far a
botte, o peggio, per dei colori e dei simboli che appartengono non a loro ma al
proprietario della squadra di calcio che spesso è una società quotata in borsa.
Centinaia di migliaia di tifosi si eccitano e straparlano di qualcosa che è una proprietà di uno o più miliardari
che vivono in un mondo estraneo e alieno rispetto al vissuto di tanti
disgraziati che sfogano i loro dispiaceri la domenica quando si sintonizzano
sulla partita. Forse la partita di calcio della squadra del cuore spiega in parte il meccanismo
idiota dell’ideologia in tempi in cui le ideologie non esistono più ma regnano
incontrastati solo gli interessi delle piccole e grandi oligarchie e le logiche
di potere. Tuttavia nel credere a ideologie morte o alle loro pietose
caricature è prevalente un senso di cosa ridicola che suona falsa, solo la
capacità degli umani di negare la realtà giustifica questa dimensione di
follia. L’illusione di essere parte di qualcosa di grande e forte prevale sul
senso d’appartenenza a questa realtà, l’ideologia morta che agita le sue ombre è
l’altro aspetto di una civiltà di consumatori e di credenti nella pubblicità.
IANA per
FuturoIeri
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