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20 gennaio 2010
Perchè il morto afferra il vivo...

De Reditu Suo
Perché il morto afferra il vivo…
In certe mattine d’inverno quando fa freddo e devo con
il buio andar a lavorare prendendo l’autobus mi prende il sospetto che qualcosa
non vada; in effetti sono martellato
come altri milioni d’italiani dalla pubblicità commerciale nella quale si
osserva come la gente che se la passa bene viene di solito ripesa dalle
telecamere in orari ben più comodi e rilassanti e in situazioni molto meno
prosaiche. Così mi capita di domandarmi
se in qualche modo l’alzarsi la mattina a certi orari non sia il segno del far
parte di ceti sociali medio-bassi, queste ad oggi sono le mie impressioni. Io so
che in una diversa stagione della mia vita una mattina, una di quelle fredde e
limpide, appena alzato guarderò fuori dalla finestra. Scalderò un po’ di latte,
verserò il caffè e il latte in una tazza e berrò la miscela accompagnandola con
qualche biscotto. Scenderò poi in strada constatando che le due Repubbliche
sono in quel momento un ricordo lontano. Oggi nel tempo in cui scrivo ciò che è
morto è paradossalmente ancora vivo: sono ancora attive per fini bassamente
elettorali antiche identità politiche tenute artificialmente in vita. In una
realtà bipolare è insensato parlare di destra, sinistra e centro; la divisione
in quel caso è fra progressisti e conservatori come nel mondo anglo-americano.
Questa è la vera scissione fra le parti politiche nel bipolarismo e solo in
Italia si può narrare la favola del centro-destra e del centro-sinistra e del
centro-centro. Gli elettori italiani che vivono con le categorie di destra,
sinistra e centro sono ingannati e vogliono credere all’inganno. Le antiche
appartenenze politiche erano credibili al tempo della guerra fredda e della
minaccia comunista alle frontiere dell’Italia, adesso servono alle minoranze
che vivono di politica per tenersi stretto il loro elettorato di riferimento
cercando di far leva su antiche paure di carattere sociale e vecchie
fedeltà. Un mondo umano di personaggi
che vivono di politica, e con una certa approssimazione affermo che vivono
molto meglio della stragrande maggioranza dei loro amministrati, sono legati a
un remoto passato, a aderenze politiche, a ideologie e a partiti scomparsi per
una questione di veder pagati gli stipendi il 27 del mese. Non c’è altro. Il morto
afferra il vivo in Italia per il motivo banale che le appartenenze morte danno
da vivere, da vestire e da mangiare a una quantità cospicua di personaggi che
han fatto della politica la professione. Viene quindi evocato per questioni di
cassa e di carriera il centro, la destra, la sinistra, e addirittura il
pericolo fascista come se l’Italia del 2010 fosse ancora quella del 1922. Del
resto gran parte dell’elettorato italiano vuol mettere la testa sotto la sabbia,
vuole ingannarsi, vuol credere alle favole e alle promesse anche le più
stravaganti. Del resto perché assumersi in proprio delle responsabilità? Perché
farsi carico delle pubbliche calamità? Perché sacrificarsi per un bene comune a
dir poco chimerico? Ecco la soluzione che le diverse genti d’Italia amano:
“vivere nella menzogna e nella finzione delegando a capi discutibili,
chiacchierati o con condanne passate in giudicato l’onere di rappresentare la
grande finzione della vestizione e animazione di ciò che è morto”. Questo
presente con la sua carica di durezza e brutalità prima o poi si farà strada e distruggerà le favole
maligne e le troppe illusioni
IANA per FuturoIeri
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29 ottobre 2009
Si solleva la nebbia e si vedono le nude rovine.
La valigia
dei sogni e delle illusioni
Si solleva
la nebbia e si vedono le nude rovine.
La politica italiana
da anni si è schiacciata sulla cultura delle promozione pubblicitaria, dello
spettacolo, dell’intrattenimento, della cattiva televisione. Di fatto per chi
vive di politica a livello nazionale, e talvolta a livello locale, è vitale
apparire, esser parte di un palinsesto, è fondamentale per lui di finir citato
più volte in un editoriale di qualche quotidiano nazionale o di far mostra di
sé in una foto. Ma in mezzo a tanto lavoro politico l’essenza di questo
apparire rimane drammaticamente affine alla natura dello spettacolo televisivo
e dell’intrattenimento, anche perché quella è la forma del potere economico e
culturale ed essa propone potentissimi modelli di riferimento alla popolazione
tutta, e coinvolge anche quei ceti sociali che vivono di politica.
Adesso a
causa di una serie di conflitti crescenti fra poteri, istituzioni e gruppi
politici emergono a ripetizione scandali e vicende personali squallide, di
fatto le “classi dirigenti” da tangentopoli non fanno altro se non ostentare la
loro nuda realtà, ciò che sono si conclude e si riassume negli scandali a
sfondo penale e sessuale con cui da anni inquinano la politica e le cronache
d’Italia.
Lentamente
si sta sollevando la nebbia colorata della finzione, della malafede e dello
spettacolo a oltranza grazie agli scandali che copiosi arrivano in questo
maledetto 2009. Ciò che era contorto e sfumato si delinea. Del Belpaese
rimangono solo rovine morali e psicologiche, frammenti di miti perduti, memorie
contorte e spezzate e talvolta inganno collettivo; le diverse genti d’Italia
sono disperse, discordi e disperate perché non è rimasto ad esse altro se non
il culto del Dio-Denaro e la speranza di trovarsi un giorno con una valigia di
quattrini e sparire altrove a godersi la vita lontano da questa penisola. Forse
stavolta è pure peggio delle altre volte: non abbiamo avuto sconfitte militari
clamorose, non siamo stati invasi, da due decenni non c’è più l’impero
comunista che minaccia la penisola e non sopportiamo il peso di una nostra
politica imperiale; eppure la comune prostrazione è grande e la delusione
enorme.
Non vedo più
il mio vecchio paese, questa cosa che si delinea al suo posto ne è da un lato
la logica conseguenza, dall’altro ne è la negazione. L’Italia di oggi è un
mondo pagano, estraneo a qualsiasi reale speranza di riscatto materiale o
spirituale dell’essere umano. Conta solo il denaro che si può avere qui e ora
con il quale si compra l’amore delle donne, la stima presso i conoscenti, la
fedeltà dei complici e dei collaboratori, il rango sociale e talvolta la
propria dignità. Del resto nel Belpaese l’umano povero perde anche la sua
umanità, è per così dire parte di qualcosa che non ha un nome e un cognome ma è
massa indistinta, grandi numeri, movimento di milioni di anonimi consumatori
che comprano beni industriali, magari perfino a rate. Solo chi ha delle
proprietà che delineano un rango elevato o che ha avuto in sorte la fortuna di
far, a livelli alti, il mestiere di politico o di uomo o donna di spettacolo e ha
conquistato la pubblica notorietà esce di fatto da questo grande anonimato. E’
il mondo dei ricchi, dei privilegiati, dei famosi; meglio per loro se arrivano ad essere tutte
e tre le cose. Il resto sparisce o si riduce ai concetti di elettori anonimi,
pubblico dai gusti grossolani, telespettatori, gente comune, masse. Oggi sono
così stanco che non riesco a descrivere quel che credo di aver intuito ma solo
a indicare questo suo lento rivelarsi, mi scuso con i miei pochi lettori, spero
che essi incontrino miglior fortuna nella comprensione di questa realtà.
IANA per
FuturoIeri
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26 settembre 2009
Fra noi in confidenza: parliamo della paura
La
valigia dei sogni e delle illusioni
Fra
noi in confidenza: parliamo della paura
Il
Belpaese è malato di paura, essa si spande, si diffonde ovunque. Non è qualcosa
di preciso ma l’insieme di molte inquietudini: di tante difficoltà della vita,
la precarietà del lavoro, dell’incapacità che hanno i più di riconoscere oggi
come oggi il loro paese tanto è cambiato in soli 25 anni. Tutto questo crea un male di vivere enorme e
la cosa grave è l’indifferenza assoluta dei ceti che vivono di politica davanti
a questo malessere psicologico diffuso, come se le vicende delle genti d’Italia
fossero una strana variabile, un fastidio, una questione spiacevole di cui
tener conto fra la pianificazione della carriera e le scadenze elettorali. Per
quello che riguarda i miliardari che esercitano un potere enorme sull’economia
e sulla vita sociale da decenni essi sono diventati apolidi, estranei a tutte
le patrie e a tutte le ideologie, in breve né coloro che vivono di politica, né
i detentori delle leve del potere economico hanno un reale interesse ad
occuparsi delle genti del Belpaese aldilà del loro immediato interesse di cassa.
Credo fermamente che il fenomeno Berlusconi sia non il processo
politico-degenerativo dello Stivale ma la sua logica estensione all’interno
della politica-spettacolo, anche la paura dei nostri giorni ha una sua natura
che va aldilà di quel che può fare la politica e la televisione. Essa è anche
la percezione di tanta parte delle genti d’Italia di essersi lasciate andare
per oltre trent’anni e di dover far i conti con i loro eccessi, la loro
stupidità, la loro malvagità, la loro incapacità di essere qualcosa di più di
una massa informe di singoli e di famiglie che stanno assieme per sbaglio. Su
tutto questo cade la vicenda tutta italiana di una politica bipolare data da
singoli personaggi della politica-spettacolo e fortemente condizionata dalle
sette grandi società della comunicazione che sono: Rcs Mediagrup,
Mediaset-Mondadori, Gruppo L’Espresso, Gruppo il Sole 24 Ore, Gruppo Rieffeser,
Gruppo Caltagirone, Telecom Italia Media. Forse proprio il fatto che la grande
comunicazione isola o riduce le voci dissenzienti o allarmistiche, o
politicamente antagoniste al sistema dominante rende la situazione accettabile
per milioni di italiani e di italiane. Le popolazioni del Belpaese nella
maggior parte dei casi chiedono solo di essere rassicurate nel loro assoluto e
privatissimo egoismo, di essere assolte preventivamente da qualsiasi condanna
morale e di non sapere nulla che vada oltre il loro specifico e particolare
interesse di breve respiro. Quella parte del Belpaese che studia, ragiona,
s’incazza, fa società civile e associazionismo, spera nel futuro è una
minoranza e per anni è stata una minoranza in odore di comunismo o di posizioni
elitarie da intellettuali. Nella paura c’è un gioco al massacro quindi di tanta
parte del Belpaese, che è in qualche modo consapevole di essere in torto nei
confronti di tutto ciò che esiste, il sacro non appartiene a un popolo iper-materialista
come il nostro, e vuole sentirsi raccontare solo quello che gli fa comodo. Il popolo italiano nella sua maggioranza
vuole essere ingannato e ne è in qualche modo consapevole; fa questo per poter
fare i C***I suoi e poi al momento del dunque quando ci sarà da rispondere
protestare innocenza e accusare qualche capro espiatorio; magari un servo
sciocco caduto in disgrazia.
C’è
un momento nel quale non si può più scappare, e si deve affrontare il problema
di ciò che si è sul serio e non nella finzione di comodo, per evitare più gravi
disgrazie spero che tutte le genti del Belpaese vengano presto messe davanti al
momento della verità. O si è ciò che si è o non si è niente.
IANA
per FuturoIeri
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24 febbraio 2009
Primarie ed elettori: gioie e dolori
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
Primarie ed elettori: gioie e dolori
Da tempo sono abituato ai finti drammi della politica nostrana, al diluvio di chiacchere, alle scemenze su cose strane e pazze ripetute decine di volte tanto per far qualcosa e distrarre gli elettori. Stavolta in casa della fu opposizione la musica è cambiata con l’elezione di Matteo Renzi, gli elettori del fu Partito Comunista sono stati implacabili: cambiate mestiere!. Si è preferito un conservatore, un cattolico ai vecchi arnesi che avevano iniziato la carriera troppi anni or sono e che oggi canuti e logorati son stati congedati con quello schiaffo potente che si chiama primarie. Chi scrive è sempre stato ostile alle primarie e ha sempre visto la cosa come un grottesco e fantozziano imitare la civiltà Statunitense, che è diversissima dalla nostra. Un tafazzismo, un volersi far del male, un volersi torturare è a mio avviso la vera natura di questa cosa nata male e inseminata dalle fantasie di trans-comunisti passati dalla mattina alla sera dalla devozione per Mosca a quella per New York. E’ successo quello che succede dovunque si tengano le primarie chi mette assieme più soldi, pubblicità, potenza nel promuovere la sua immagine vince. Il più americano è il più forte, il consenso è stregato dai metodi della pubblicità. La patetica processione ai piedi del vincitore il giorno dopo l’evidenza della sua vittoria rivela quanto smisurata sia la distanza fra l’originale delle primarie statunitensi e questa cosa falsa e rozza gabellata ai più come cosa degna. Inoltre subito dopo la proclamazione dei risultati dello scrutinio, e la cosa inutile dirlo mi provoca un piacere intenso, sia i Verdi nella persona di Gianni Varrasi sia l’UDC nella persona di Razzanelli hanno sottolineato come la vittoria del Renzi sia data dalla magia bellissima di 3.500 voti di elettori del centrodestra che dalla mattina alla sera han sottoscritto di votare il PD partecipando alla consultazione. Mi scappa da ridere!. Si son acconciati, i devotissimi elettori del cavalier Berlusconi a presentarsi alle primarie altrui per votare il nostro. Se conosco qualcosa del Mario Rossi che vota per Berlusconi e per la PDL questo qualcosa mi dice che la stima nei confronti del Berlusconi non è solo devozione ma un vero e proprio “culto”: gli elettori di Berlusconi in un certo senso lo amano e hanno fede nel Presidente del Consiglio, è certissimo quindi che quei voti torneranno da dove son venuti al momento vero della consultazione elettorale. Come interpretare le vicende politiche nazionali e fiorentine? Mi è venuto in mente questo: essere democratici, onesti, giusti è cosa percepita dall’elettorato come debolezza; anzi è una ferita aperta perché l’avversario politico potrebbe infiltrare il partito ostile e usare i legittimi strumenti democratici per disgregare con gente prezzolata la linea politica dei suoi nemici. Le primarie non salveranno la poca democrazia che è rimasta in Italia, nella migliore delle ipotesi saranno l’ennesima tragica mascherata per fuggire dalla realtà e per fingere di non capire che le diverse genti del Belpaese, da decenni offese da una corruzione e degenerazione politica oscena, si sono da tempo allontanate da questa Repubblica e dai suoi vuoti rituali. Aggiungere un rito falso e rozzamente copiato ai troppi già presenti nella Penisola può solo aggravare la situazione.
IANA per FuturoIeri
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