28 dicembre 2017
Ricetta precaria n. 27 e 28
Ricetta
precaria
27 ossia 3 per tre per tre volte.
Pizza con avanzo di peperonata
Fare una pizza farcita con gli avanzi preferiti del frigo. Che forza! La proposta è pizza con l’avanzo di peperonata. Come è noto si tratta di patate, peperoni e
pomodoro, compatibile quindi con una pizza e se piace è possibile usare il formaggio per
pizza per amalgamare i sapori, e a chi piace un po’ di basilico. Su questa
questione ci possono essere diversi gusti e diverse casualità nella dispensa,
ad esempio potreste scoprire che nel frigo ci sono le sottilette. Allora ecco
la difficile scelta mettere o non mettere ciò che è del toast nella pizza?
Dipende dall’appetito e dal grado d’inconsapevolezza culinaria. Come ricetta
d’emergenza per i giorni di solitudine va
bene perché mette assieme gli avanzi del frigo con la pizza che è semplice, popolare
e congelata dentro il frigo. Basta seguire le istruzioni e avere un forno e
mettere assieme i diversi ingredienti. Il pasto è già fatto. Questa ricetta
emergenziale è tipica di quando una persona sui trenta o quaranta si alza
pigramente dal letto o dal divano e scopre la nudità della sua solitudine, ordinaria
in una civiltà industriale che tende a produrre alienazione al quadrato. Essa
aggiunge alla normale dimensione del male di vivere quello del male di vivere
in una società connessa e artificiale che bilancia i molti benefici che offre sul piano del benessere e del soddisfacimento
dei bisogni primari con una forte pressione psicologica e col senso di una
dimensione precaria dell’esistere; come se tutta la solida realtà e della vita
sociale faticosamente e aspramente costruita potesse dissolversi nell’aria per
uno di quei grandi accidenti che sempre capitano nella storia delle civiltà
umane. La pizza così fatta accompagnata da vino comune o da una buona birra è
il tipico pasto per le solitudini quando senza radio, televisione cellulare il
singolo rimane solo con se stesso sul tavolo di cucina e può farsi in silenzio
una severa analisi ci coscienza. Ripensare la sua vita e scorgere il bene e il
male che è in lui., le occasioni del tempo passato, i peccati d’omissione, le
scelte fatte e perfino i successi ottenuti anche con dedizione e sacrificio. Alle volte basta
poco. Basta staccare un attimo per veder passare avanti a sé tutto il film
della propria vita vissuto in prima persona. Una pizza agli avanzi di
peperonata unita a un decoroso raccoglimento interiore può essere strumento di
coscienza.
Basta volerlo
Ricetta
precaria
28. Sette per quatto, e il numero
dell’autobus che ho preso per anni per studiare e andare al lavoro.
Involtino inquieto
Oggi ragioneremo di un involtino inquieto. Nel frigo è avanzata dell’insalata russa.
Prenderete una vaschetta di prosciutto cotto in offerta al più vicino
supermercato e una scatoletta di carne in gelatina dalla dispensa. Meglio se
questo è avanzo di cenone, capodanno, pasto conviviale. Riciclare le presenze
ingombranti del frigo è cosa buona e
giusta e organizzare un semplice impasto con gli avanzi è utile. Questo
rabbercio di un pasto è il mettere insieme i resti della scatoletta di carne in
gelatina con gli avanzi dell’insalata russa. Ne farete un bizzarro composto amalgamato
alla meglio e su questa massa di carne, verdura,patate, gelatina sarà avvolto
nelle fette di prosciutto cotto. Ne ricaverete una sorta di rozzo tubo. A chi
piace, ma non è consigliato, è possibile sostituire il prosciutto crudo con il
cotto. Questo tubo è l’involtino inquieto
e può essere posto sul piatto con un contorno di piselli
bolliti con sale e aromi. Va accompagnato con vino forte, sia esso rosso o bianco o rosè. Questa
ricetta mi ricorda dei prodotti del supermercato di anni fa, molti anni fa. Gli
involtini di prosciutto in gelatina. Certo gli anni sono passati. L’Italia
degli anni ottanta è un ricordo lontano, qualcuno oggi per nostalgia
dell’adolescenza o della gioventù, alcuni sentendo alla radio o su youtube le
canzoni di allora si commuovono. Perfino le sigle dei cartoni animati
giapponesi sono diventate un genere nostalgico, canticchiate a mezza voce da
gente che ha da tempo moglie, figli, una professione avviata. Una generazione
di bambini allora divise ore di televisione
fra i telefilm statunitensi lodatori e propagandisti dello stile vita statunitense e dall’altra parte i robot e gli
eroi e le eroine dei cartoni animati giapponesi. Due civiltà extraeuropee che spalmavano il loro
immaginario collettivo sulla generazione di bambini e giovani delle sconsigliate
e malconsigliate genti del Belpaese. Forse in quell’Italia c’era una buona dose
di cose ben fatte, ma personalmente ritengo che vi fossero dei guasti
terribili; una sorta di destino segnato. Alla superficiale abbondanza e
presupposta spensieratezza di allora faceva da contrappunto la natura sofistica
e la cattiva coscienza dei detentori del potere politico, l’ignoranza delle
cose importanti della vita e la poca coscienza di sé e la povertà d’ambizioni
collettive delle sedicenti classi dirigenti, l’egoismo e la fuga nel privato
delle masse un tempo politicamente attive. Il benessere di allora era incluso
entro i termini di un consumismo spesso straccione e plebeo, nostrana imitazione palese dello
stile di vita statunitense. Alle volte basta un particolare insignificante come
un banale prodotto da gastronomia per ritornare indietro nel tempo e rivedere
un pezzo di se incluso in una storia più
grande. Di quei tempi rimangono solo ricordi e l’eco di furori e titanismi eroici
mai vissuti ma visti attraverso il
piccolo schermo.
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