De
Reditu Suo
La
banalità di un mondo umano piccino
Il Belpaese esce
dalle sue stagioni passate per esaurimento fisico, per consunzione dei corpi e
delle menti di coloro che ne hanno fatto parte, fino all’ultimo il discorso su
ciò che è stato è inquinato dai rancori
e dalle paure di coloro che hanno vissuto quei tempi.
Proprio gli anni
che sono volati via dovrebbero far pensare intorno alla questione di cosa tiene
assieme questa massa informe di esseri umani diversi e rissosi che passa sotto
il nome collettivo di “Italiani”. L’Italia
della politica di questi ultimi anni è a metà strada fra l’aula di tribunale e l’ospizio di lusso per ricoverati
provenienti dai ceti più elevati della società. Quel che ho capito di questa
situazione non è rassicurante, ormai le diverse genti d’Italia stanno assieme
per paura e per una sorta di forza d’inerzia che sconfina nella rassegnazione,
l’elemento della politica che dovrebbe adeguare le leggi ai tempi e influire
positivamente sui costumi e sull’azione del governo sta giocando un ruolo
perverso, di fatto divide, umilia e deprime le disperse genti del Belpaese. Le
genti d’Italia si dividono e si spaccano su tutto proprio adesso che i tempi
esigono delle politiche in grado di rispondere a problemi gravi, mi limito ad
elencarne alcuni: scarsa mobilità sociale, disprezzo generalizzato per la cosa
pubblica e la politica, povertà presente in diversi ceti sociali, razzismo
strisciante, paura, egoismo sociale, indifferenza al “bene comune”, estraneità
rispetto alla storia e alla cultura del Belpaese. Queste sono le basi per
pianificare una catastrofe, per vedere l’ennesimo otto settembre. Stavolta
potrebbe non andare così bene, finora gli stranieri non hanno voluto sostituire
le popolazioni della penisola, deportarle o incenerirle. Destino che altre
genti hanno incontrato nel corso del secolo scorso. Questo secolo potrebbe non
essere così caritatevole come quello appena passato, e non è bene lasciarsi
andare. Occorre costruire qualcosa che superi la vulnerabilità dell’essere
Stato, che sia più forte delle ingerenze straniere, dei poteri finanziari. Occorre
che si formi una civiltà italiana del tutto nuova in grado di reggere la sfida
dei tempi. Questo non può essere il lavoro di un privato o di un cenacolo di
dottori e persone di specchiata moralità, le diverse e disperse genti d’Italia
devono ricostruire se stesse e creare una loro storia, darsi da sé le ragioni
profonde del loro stare assieme.
Solo ricostruendo
degli elementi di comune identità italiana sarà possibile uscire da questi anni
funesti, da questo gelo della vita civile, morale e spirituale. La crisi in
corso e l’enorme debito pubblico proiettano delle ombre inquietanti su questo
mondo piccino, su quest’Italia delle certezze ridicole e delle illusioni, sulla
politica del finto buonsenso e della retorica, sulle immagini rassicuranti di
un Belpaese che esiste solo nel fantasia di qualche pubblicista. E’ banale
ricordarlo ma nel comune sentire di tanta parte delle genti d’Italia c’è un
qualcosa di profondamente estraneo alla libertà; questo strano e oscuro oggetto
sta emergendo con forza spinto dalla crisi che lo svincola dalle sue catene.
IANA per FuturoIeri
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