28 maggio 2009
La Repubblica davanti ai misteri della vita e della morte
Il Belpaese:
quarantanove passi nel delirio
La Repubblica
davanti ai misteri della vita e della morte
Il Belpaese è
talmente lontano dagli Dei e dagli Eroi che il mondo antico pare una cosa
forestiera tanto son disperse e morte le tracce di quelle passioni, di quelle
lacerazioni, di quella dimensione vitale che aveva animato gli antichi abitanti
della penisola. Proprio quel trapassato remoto fa pensare che in definitiva
ogni civiltà e ogni realtà istituzionale abbia in sé il mistero della sua vita
e della sua morte che viene in essere nel lento scivolare dei decenni, delle
generazioni e dei secoli. In questi ultimi due decenni sciagurati la Repubblica
pare aver accelerato la sua corsa verso la fine della sua storia e della sua
esistenza in questo mondo materiale: queste elezioni a mio avviso trasmettono
un senso di fine delle grandi dimensioni ideali, delle passioni, del senso
ultimo che deve avere un potere che associa gli esseri umani fra loro. In
queste elezioni emerge con forza che i candidati alle elezioni si presentano
con una dose massiccia di narcisismo e con una volontà certissima di mettersi in
mostra, prendono dalla pubblicità il loro linguaggio elettorale. Il candidato
si presenta al suo pubblico come se fosse un frigorifero di nuova concezione o
un motorino. Questo carpire l’essenza del messaggio pubblicitario crea un
concetto della politica come ostentazione di merce, di volti, come
presentazione non di programmi ma di personaggi che raccontano la loro "storia".
La politica si fa quindi gioco di facce, mezzibusti, di cose e concetti
desiderabili, di slogan da vendita di formaggini e da giochi di carte
collezionabili. La scelta dei candidati assomiglia sempre più alla
compravendita di merce, al prendere questo o quello dallo scaffale di un
supermercato e le leggi elettorali intendono sancire più che altro la supremazia
di partiti politici che sad oggi embrano strane associazioni commerciali a metà strada
fra la vendita di servizi alla persona e le agenzie di lavoro interinale.
Interi ceti sociali vivono del mestiere del fare politica, e non solo per la
natura del potere politico che attira gli ambiziosi e gli avventurieri ma anche
per la specificità di un mestiere del politico che è anche e principalmente
un lavoro che non richiede per essere svolto particolari studi superiori o
specializzazioni. La Repubblica deve quindi aspettarsi di trasformarsi nel contenitore di una nuova specialissima
natura commerciale del mestiere di far politica. Questo espone il modello
istituzionale italiano ai rischi di un modo di far politica senza autentici
ideali, senza straordinarie passioni, senza visioni di un futuro collettivo o
di creazione di cose grandi. Evidentemente questo è un fattore che non mancherà
di accelerare l’incontro del sistema con il suo finale di partita perché nessun
regime politico può vivere sospeso fra cielo e terra senza delle ragioni
profonde che lo leghino ad una civiltà o alla vita delle popolazioni che in esso
si riconoscono.
Comprenderemo
solo al termine di tutto questo amaro percorso il senso che ha avuto per il Belpaese e
le sue genti la Repubblica Italiana.
IANA per
FuturoIeri
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