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1 febbraio 2010
La guerra ieri, oggi, domani

De
Reditu Suo - Secondo Libro
La guerra ieri oggi e domani
Lo so che ragionare di guerra e conflitti non piace
alla maggior parte degli italiani ma è un fatto che dal 1991 il Belpaese si è
trovato coinvolto nelle nuove guerre, si è passati da una spedizione militare
all’altra seguendo al bandiera del fu Impero britannico e le insegne degli
Stati Uniti D’America. Nei fatti la famosa e strapazzata egida dell’ONU arriva
di solito a cose fatte dopo che sono passate le milizie, i bombardamenti, i
massacri e le truppe delle varie coalizioni atlantiche. Nel trapassato remoto
quando l’unica fonte di legittimazione del fatto militare era lo Stato era
quasi facile dare una parvenza di nobiltà e giusta causa a un conflitto.
Perfino le avventure coloniali dello stramorto Regno d’Italia erano, almeno
fino ai fatti della repressione mussoliniana in Libia, coperte da un velo di
patriottismo e di necessità e perfino di utile politico. Di questi tempi è
difficile pensare la Patria quando l’unico metro di giudizio è il
Dio-quattrino e quando i ricchissimi con
la loro corte dei miracoli ostentano una vita beata e felice, talvolta ai
confini della morale e delle leggi.
Del resto a conferma dello spirito dei tempi ricordo
ai gentili lettori che Wikipedia l’enciclopedia multimediale riporta la
seguente dichiarazione di una top Model icona degli anni novanta:“In
tempi più recenti Linda Evangelista ha dichiarato "We don't wake up for
less than $10,000 a day" (in italiano:
"Noi non ci alziamo neppure dal letto, per meno di 10000 dollari
al giorno").”
Prendo questa frase attribuita la top model come
indicativa di un certo universo mentale consumistico ed edonistico che dalla
fine degli anni novanta è arrivato fino a questo 2010, solo che mi pare
incompatibile con la crisi e le spese militari correnti nel fu Impero Inglese,
negli USA, e nei paesi Europei sotto l’egida della NATO. Quale temerario
oserebbe mettere in forse la sua vita o gettarsi nel pericolo che è presente nella guerra quando i valori dominanti sono di questa natura? Per far la
guerra per bene occorre accettare l’idea di dover morire, di essere nel punto estremo
della propria vita e di rischiare tutto. L’essere umano in guerra è davanti
alla prospettiva di trasformarsi da un momento all’altro in un corpo in
decomposizione talvolta smembrato o sfigurato. La morte livella ogni cosa e il
corpo del ricco e quello del povero finiscono con il decomporsi nella fossa
comune come nel sepolcro di marmo. Il ricco perde il suo paradiso in terra, il
povero lascia la sua valle di lacrime, sangue e duro fango. Vivere per il
Dio-denaro non aiuta a sacrificarsi per una causa che va oltre se stessi. Proprio
in questi giorni l’amico Franco Allegri ha tradotto una lettera aperta al
Presidente Obama di M. Moore il famoso scrittore e regista statunitense che ha
per argomento le sofferenze delle famiglie statunitensi alle prese con la
guerra afgana e la crisi economica. La lettera è pubblicata tradotta in
italiano sul sito di Futuro Ieri nella rubrica Mondo Piccino e si tratta di uno
scritto per certi versi commovente che getta una luce assolutamente positiva
sul suo coraggioso autore e il seme del dubbio sulla presente amministrazione a
stelle e strisce.
IANA
per Futuroieri
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11 ottobre 2009
Quale Italia fra reggenza e crisi dell'Impero?
La valigia
dei sogni e delle illusioni
Quale Italia fra reggenza e crisi dell’Impero?
Il Belpaese
uscirà da questa strana vicenda politica che vede poteri politici deboli che si
baloccano con uno Stato Italiano in profonda crisi e con la chimerica influenza
che esercita sulla penisola l’Impero Statunitense ex garante della tranquillità
dei ricchi nostrani dalle minacce e dai pericoli derivati dal bolscevismo
sovietico. Se si preferisce il grande
impero è stato il garante effettivo dei privilegi delle minoranze al potere
nello Stivale insidiate da quelle masse di cittadini che durante la Prima
Repubblica guardavano con simpatia alle forze di sinistra e votavano per i
comunisti italiani, e talvolta per i socialisti, nella speranza di cavar fuori
qualche beneficio economico e di limitare gli abusi di un sistema sociale e
politico votato a fare gli interessi di alcuni ricchissimi e in generale dei
ceti sociali più elevati. Non quindi la speranza di una rivoluzione mondiale o
la prospettiva di eliminare fisicamente il nemico di classe come è avvenuto
aldilà della cortina di ferro, ma al contrario il comunismo nostrano e le forze
di sinistra affini hanno operato per dar corpo alla speranza di far colare fin
ai livelli più bassi della società italiana i quattrini del sistema Italia e i benefici
della civiltà industriale. Adesso il gigante a Stelle e Strisce è in sofferenza
i suoi rivali più forti cinesi, russi, indiani gli contendono il potere
mondiale e le risorse strategiche, i
vecchi alleati prendono le distanze; perfino il Brasile dà dei dispiaceri,
l’attribuzione delle Olimpiadi tanto per fare un esempio, alla presidenza USA. Fra i nuovi poteri emergenti c’è chi accarezza
l’idea di poter far a meno in futuro del dollaro come moneta degli scambi
internazionali, se questo pio desiderio prendesse corpo il gigante USA sarebbe
forzato a riconsiderare al ribasso la sua potenza culturale, finanziaria e
politica nel mondo a vantaggio dei suoi concorrenti. Del resto il Giornalista
Robert Fisk sull’Indipendent, l’articolo è tradotto in italiano dall’Internazionale
della seconda settimana di ottobre, conferma che il progetto di sganciarsi dal
dollaro da parte dei paesi arabi produttori di petrolio e da parte dei
loro clienti è in cammino e si concretizzerà entro il 2018. Quindi il Belpaese è
in strato di reggenza, l’impero straniero che garantiva i ricchi non può più
farlo o quantomeno non può farlo come prima, inoltre lo Stato italiano è troppo debole
per imporre la sua volontà ai ceti privilegiati e il pagamento delle tasse, non
a caso è stato votato l’ennesimo scudo fiscale per il rientro dei capitali
fuggiti all’estero. Personalmente auspico che questo stato di cose cessi il
prima possibile, le genti del Belpaese hanno il sacro diritto e il giusto
dovere di essere messe in condizione di ricostruire la loro civiltà, di poter
tornare a dare un senso complessivo e sano del loro vivere qui e ora in una
Penisola al centro di un mare che mette in comunicazione tre continenti. Legittimamente
è perfino auspicabile si dia in un futuro lontano un qualche contributo
tangibile alla civiltà umana da parte delle disperse e difformi genti che
abitano la penisola.
Prima o poi
le genti del Belpaese ritroveranno l’Italia.
IANA per
FuturoIeri
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8 ottobre 2009
La guerra: il gioco dei forti e il Belpaese
La valigia dei sogni e delle illusioni
La guerra: il gioco dei forti e il Belpaese
Il Belpaese
ha la ventura di lanciarsi talvolta nelle guerre altrui. Questo è accaduto
nelle vicende serbe, afgane e irachene, per fortuna la questione irachena non
ci riguarda più, in ex Jugoslavia una fortuna mostruosa ci ha salvato da
conseguenze funeste, in Afganistan si combatte e si muore. Tuttavia una
riflessione viene spontanea: un vaso di coccio come il Belpaese va a fare le
imprese dei vasi di ferro. C’è da preoccuparsi, gli altri sono abituati
all’idea della guerra e della morte per loro è normale perdere delle vite fra i
loro soldati di professione, schiacciare i civili altrui sotto i bombardamenti,
e massacrare coloro che resistono. Nella civiltà Anglo-Americana c’è un confine
netto, segnato dalla propaganda di guerra, fra i tuoi e i loro. Gli altri sono
malvagi strani, mostruosi, maligni nella natura e nelle intenzioni, i nostri
buoni, belli eroici, giusti e virtuosi e votati alla vittoria. Nella civiltà
atlantica la propaganda di guerra coincide con la visione del mondo. Non si può
distinguere la verità in quanto verità dall’immagine del nemico e dei propri
soldati che lo combattono veicolata dai militari e dai propagandisti. Questo
modo di procedere non riesce a far presa fino in fondo nel Belpaese, complice
un sottofondo di diffidenza nei confronti dei forestieri e un certo
universalismo culturale già dell’Impero Romano che la Chiesa Cattolica ha,
quasi per sbaglio, raccolto. Di solito nell’italiano non c’è quell’abito
psicologico duro e forte per cui il confine fra bene e male è nettissimo, dove
il compromesso è impossibile e l’eliminazione fisica necessaria; lo stesso
fascismo dopo venti lunghi anni di retorica e preparazione psicologica alla
guerra constatò i risultati limitati del suo tentativo di creare un Belpaese
guerriero e sanguinario. Eppure proprio la propaganda bellicista delle guerre
di Clinton e dei Bush è penetrata nel Belpaese portando a un risultato
paradossale: le genti disperse del Belpaese son state forzate a ragionare in
termini di Nazione e di potenza militare, a pensare la guerra sia pure contro
nemici poveri e disorganizzati. Il gioco dei forti ha cambiato qualcosa: le
disperse genti del Belpaese vedono che esiste l’altro ed è irriducibile alle
nostre logiche e ai nostri comportamenti. Questo impone dei ripensamenti anche
negli italiani che sono cattolici perché il povero o il “nemico” adesso non è
detto che sia cattolico o che possa o voglia convertirsi. Il gioco dei forti e
la sua propaganda sta cambiando lentamente lo Stivale, gli abitanti da secoli presenti
nella penisola si sentono catapultati in un Belpaese non più soltanto loro,
dove la paura e la minaccia prendono forme quasi metafisiche, irreali; ma ora
possono far ricorso a un qualcosa di elementare e primitivo: nella guerra ci
sono i nostri e i loro. C’è una barriera invisibile che scinde il proprio bene
dal male altrui, non è solo propaganda è qualcosa di remoto, di antropologico, quasi
animale nel suo darsi.
Credo che la
conclusione naturale di questo processo culturale sarà la nascita di un
principio di nazionalismo italiano, diverso da quello pseudo - risorgimentale e
da quello fascista, si tratterà del
darsi di forme d’appartenenza al
Belpaese che fatalmente metteranno un discrimine fra le difformi genti della
Penisola e i popoli che vivono nell’altra sponda del Mediterraneo, nel Nord - Europa
e da quelli che son separati dal continente dalla barriera dell’oceano
Atlantico.
IANA per
FuturoIeri
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4 ottobre 2009
Le genti d'Italia fra Impero, Immobilità e rassegnazione
La valigia dei sogni e delle illusioni
Le genti d’Italia fra Impero, immobilità e
rassegnazione
Il Belpaese
assiste a un fatto curioso. Questo concretissimo mondo umano è entrato in crisi
e non è una crisi leggera; sembra una
specie di nemesi, di vendetta primitiva o antica contro quella cosa strana e
malvagia che i nostri per anni ci hanno venduto come “Civiltà Occidentale”. Per
certo il concetto d’Occidente indica un concetto geografico relativo: a
occidente di qualcosa. L’unica realtà politica degna di chiamarsi Occidente è
stato nel mondo antico quella metà dell’Impero romano che corrisponde ad alcuni
territori dell’Europa e del Nord - Africa.
Si trattò dell’Impero Romano d’Occidente. Una cosa finita da oltre
quindici secoli.
Ciò
che oggi viene dai nostri imbonitori e ciarlatani denominato Occidente è una
cosa strana e pazza, inesistente assolutamente nella realtà, e perfino a
geografia variabile. A seconda dei casi è Europa con Giappone e Stati Uniti, altre volte è solo Stati Uniti più ex
Impero Inglese, o gli Stati Uniti punto e basta; infine talvolta questo
concetto comprende anche Australia in quanto governata perlopiù dai discendenti
dei coloni inglesi. Sarebbe più onesto parlare di Impero-Americano o degli USA
più i loro alleati, per così dire, storici; non una civiltà quindi ma una serie
di forze militari e di persuasione propagandistica legate alla volontà politica
statunitense.
Ma
l’Italia fugge dal reale, evita il contatto con qualsiasi tipo di riflessione
che riguardi i suoi interessi legittimi; le genti del Belpaese si accontentano
della televisiva retorica patriottica post-risorgimentale e post-resistenziale,
fanno finta di crederci e tirano a campare.
Siamo
molto lontani, nel bene e nel male, dalle asprezze nazionaliste di Statunitensi
e Inglesi, e in generale dal feroce
egoismo propagandato dalla miscela del protestantesimo più sciovinismo, più
dottrine sociali neo-liberali. Proprio la profonda estraneità dell’Italia e
delle geni del Belpaese a simili culture deve far riflettere sul fatto che esse
sono lontane da noi come dall’Europa. L’occidente si cui si favoleggia nelle
televisioni del Belpaese è un miscuglio scomposto di pubblicità da centro
commerciale e propaganda di guerra: i
miracoli del cinema americano e del fare acquisti nel centro di Londra
convivono con le presunte vittorie degli eserciti di sua Maestà la Regina e
degli invincibili marines statunitensi in Oriente e in Asia.
Le
genti del Belpaese devono creare la loro civiltà e non fare il tifo da stadio
per quella altrui per ignavia, spirito servile, cialtroneria. Forse una
disfatta dell’unico Occidente che esiste quello delle forze armate Anglo-Americane
potrebbe svegliare le disperse genti nostre e far capire la necessità di
costruire una propria civiltà.
IANA
per FuturoIeri
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15 luglio 2008
LA GRANDE ILLUSIONE
Non passa giorno in questo ultimo mese di luglio del 2008 che un nuovo tassello si va ad aggiungersi ai molti che rappresentano questa crisi economica e di risorse enegetiche che s’annuncia grave e duratura. Non è una facile profezia la mia ma l’evidenza di un fatto.
Il pianeta azzurro nel quale è collocata questa umanità dissoluta e violenta ha grandi risorse ma esse sono limitate. Il modello economico che ci è stato contrabbandato per vero esige crescite illimitate. Il consumismo nella sua versione capitalista prevede crescite e consumi illimitati su un pianeta che ha disponibilità grandi ma limitate. Quindi arriva il momento in cui o giungono mirabolanti scoperte che permettono l’accesso a nuove fonti energetiche e nuove risorse, oppure il sistema si ferma, si stronca, collssa, muore. Molti anche nel Belpaese si sono illusi, hanno avuto vera fede nel conto corrente e nei miracoli che venivano promessi dalla televisione e dalla pubblicità. Molti hanno creduto anche al miracolo totale di una crescita infinita in presenza di risorse limitate, e ad una pax Anglo-Americana che si presentava come potentissima invece essa, come tutti i domini imperiali, era il solito castello di sabbia tenuto assieme dal valore degli eserciti e dalla fortuna in guerra.
Oggi che da sette anni continua la guerra afgana e da cinque va avanti la tragica avventura irachena, c’è da chiedersi cosa sono le capacità imperiali del mondo Anglo-Americano, e chi sono poi i loro nemici. Ci dicono che sono terrroristi e mercenari pagati un tanto a strage ma come possono dei delinquenti resistere per anni a una simile potenza se non avessero dietro una popolazione compiacente e finanziatori occulti. Contro chi il sedicente occidente, sa portando avanti questa lotta? Chi sta davvero portando avanti questa guerra contro l’enorme potenza Anglo-Americana?
Una cosa è certa le certezze dei nostri senescenti e abbienti benpensanti stanno franando come i castelli di sabbia, il piccolo mondo antico “italianoide” tutelato rozzamente dal gigante americano, ammesso che abbia mai avuto questa intenzione, è un cadavere putrefatto che emana il suo fetore. Con la crisi economica anche la promessa del grande paese della cuccagna liberal-capitalista dove si beve, si mangia si fa all’amore e non si lavora sta venendo meno e montano tentazioni autoritarie nel gestire la cosa pubblica. Per ora i nostri rappresentanti del popolo se la prendono con minoraze etniche che hanno pochissimi amici e ai più risultano impresentabili, basterà questo assieme a qualche mancia e a qualche carta di povertà a contenere la crisi? Non credo.
Occorre costruire una vera Comunità Europea sul continente senza l’elemento estraneo della civiltà anglofona, alla quale del resto basta l’estensione degli oceani per sentirsi a casa e di questo piccolo continente non sa che farsene.
Sa solo usarlo come mercato e il Belpaese nello specifico come portaerei per le sue guerre contro i popoli dell’est e del Medio-Oriente. Del resto gli inglesi pur essendo nella Comunità Europea rifiutano l’Euro, molti sudditi di su maestà vorrebbero uscire dalla Comunità. Gli irlandesi interrogati come popolo hanno chiaramente e radicalmente espresso la loro ferma volontà di rimanere estranei e separati dal Vecchio Mondo. Basta menzogne si guardi la realtà per quello che è l’Occidente non esiste, l’Europa invece può essere.
Forse diventeremo lo stesso poveri. In quel caso sfortunato con una Comunità degna di questo nome, e non con la presente grottesca sua caricatura, saremo almeno noi stessi. Non è poco
IANA per Futuroieri
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