19 gennaio 2010
Perchè ancora Craxi...
De Reditu Suo
Perché ancora Craxi…
Craxi allora era un problema, proprio come oggi che è
un ricordo lontano tirato fuori a breve distanza dalle elezioni regionali nelle
quali si vedrà se il Cavaliere avrà nei
prossimi mesi una qualche opposizione credibile e supportata dal consenso
popolare. Tuttavia aldilà delle squallide vicende terrene del qui e ora il caso
Craxi sparato a titoli cubitali sui giornali e sui telegiornali mi impone di
tornare indietro con la memoria verso anni lontani consegnati da tempo al
ricordo. Craxi era socialista, un tipo particolare di socialista si trattava di
un riformista perché così erano nominati coloro che vano cambiare la realtà
sociale e politica italiana entrando nel governo con forza e prepotenza e
cambiando le regole del gioco. La sua idea era di fare se di stesso il capo del
governo e del partito e anche il centro del peggio della politica italiana come
anche delle decisioni importanti e fondamentali. In particolare cercò di
legarsi ad una nuova borghesia aggressiva, che banalmente la satira vicina al Partito
Comunista bollava associandola ai nani e alle ballerine non distinguendo il lato
grottesco dalla sostanza politica e sociale.
L’aspetto politico nuovo era associare a elettori tendenzialmente di
destra e democristiani la prospettiva di una sinistra di governo che puntava su
forze nuove per creare sviluppo sociale ed economico, portare quindi a destra
un pezzo di sinistra e calamitare verso i socialisti riformisti forze sociali
borghesi tendenzialmente di destra. Il Partito Comunista sperava nello smantellamento
del PSI in crisi all’inizio degli anni settanta quando aveva leader sbilanciati
a sinistra. La segreteria di Bettino rese vane queste speranze, anzi nel 1989
prese sui comunisti italiani una rivincita terrificante dal momento che essi
finita la prospettiva del comunismo dovevano collocarsi nella sinistra
socialista europea. Che il progetto politico sul lungo periodo si sia
trasformato in un disastro è cosa certissima, e il coronamento del disastro
politico è stata la vicenda penale del Bettino stesso giuridicamente latitante
in Tunisia. Particolarmente tragico risultò essere il concetto della centralità
del potere politico a discapito di quello economico, il famoso dito di Craxi
condizionava terribilmente l’economia e l’aspetto criminale di tangentopoli
deformava la vita economica e la libertà d’impresa. Quando è finito il comunismo
del baluardo del socialismo di Bettino non c’era più bisogno, i veri poteri
quelli finanziari erano ben felici se qualcuno liquidava i capi carismatici
della Prima Repubblica per sostituirli con un personale politico più malleabile
dotato di un seguito popolare ridotto e
con partiti politici ridimensionati. L’economia del dopo Bettino tornava a comandare
e si può leggere la Seconda Repubblica come la "seconda vita" del magnate
Berlusconi che da imprenditore e miliardario si è trasformato in politico e miliardario.
Sull’aspetto criminale Marco Travaglio, forse il miglior giornalista oggi
vivente in Italia, ha scritto moltissimo e perfino recitato in pubblico la
cronaca delle disgrazie del Belpaese, c’è poco da aggiungere alla sua cronaca sulle
malefatte dei ladri e del Bettino. Quindi scrivo solo questo: il mio tempo
morto sono la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, il tempo della
mia infanzia e della mia adolescenza, tutto è finito anche il vecchio PSI che
aveva accompagnato, e alle volte guidato, un secolo di lotte del Quarto Stato e
dei ceti sociali oppressi del Belpaese.
IANA per
FuturoIeri
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