13 settembre 2009
Sulla serie classica di Capitan Harlock
La
valigia dei sogni e delle illusioni
Sulla
serie classica di Capitan Harlock
Al giorno d’oggi
vengono sfornati dall’industria del’intrattenimento decine di rifacimenti di
serie animate famose, di cartoni animati che diventano film; il senso che mi
trasmette tutto questo è di un calo di creatività e di volontà di rischiare sul
nuovo. Per questo voglio tornare con la mente al remoto passato.
Nel lontano 9 aprile 1979 alle 19.15 Capitan
Harlock faceva la sua comparsa nel piccolo schermo della penisola, sembra passato
più di un secolo da allora, tutto è cambiato dai dischi in vinile si è passati
al digitale, i gettoni marroncini per il telefono della SIP sono sostituiti dai
cellulari con i quali si naviga nella rete, i trasferelli e le figurine da
attaccare sugli album sono sostituiti dai videogiochi e dai giochi di carte
collezionabili con i mostriciattoli e gli eroi della serie animate di successo.
La stessa
gente del Belpaese non è più la stessa, la presenza poi di numerose e
diversissime comunità straniere ha moltiplicato il senso d’estraneità che si
prova ritornando alla memoria agli anni dell’infanzia.
Allora
ritornare a qualcosa di quel passato è oggi possibile senza cadere nel
ridicolo, si tratta di un pezzettino del passato, di qualcosa che non è più e
che è stato, un passato che può servire per ragionare su cose che considero
importanti.
E’
interessante osservare una delle logiche del Pirata del 30° secolo: secondo lui
è giusto intercettare le merci e i beni perché le ricchezze che finiscono in
mano a gente corrotta non andranno mai a coloro che ne hanno davvero bisogno;
infatti l’eroe teme che l’umanità cada preda di una catastrofe alimentare o di
qualche forma di carestia a causa del modo dissennato con il quale sono gestite
le risorse. La guerra contro l’alieno popolo di Mazone fa sì che la probabile
restituzione ai poveri e ai bisognosi, alla Robin Hood tanto per capirsi, debba
esser rimandata; comunque quella sembra la sua intenzione. Il trinomio che
viene a formarsi nella storia vede la coincidenza dell’eroe, dell’uomo libero e
del giusto entro i limiti del pirata fuorilegge Harlock, il che presenta di
fatto una situazione nella quale l’esempio e la salvezza per gli umani non può
arrivare da un regime corrotto, o da una sua improbabile auto-riforma, ma solo
dall’esterno e in coincidenza di fatti tremendi e distruttivi al massimo grado.
Del resto il governo terrestre e gli sciagurati abitanti del pianeta azzurro,
fatte alcune eccezioni di coraggiosi che sui fanno perlopiù ammazzare,
rimangono passivi davanti alla catastrofe che s’avvicina e si volgono alla fuga
dal pericolo solo quando è troppo tardi e l’attacco è già in essere con tutta
la sua portata distruttiva. C’ è nella storia un senso di contaminazione: il
potere politico imbelle e scellerato inquina tutti i suoi cittadini, sudditi e
funzionari; porta gli umani alla catastrofe annunciata e nota con largo anticipo,
e tutto questo in nome del quieto vivere di un regime iniquo che preferisce
rischiare la sua totale distruzione che modificare qualcosa di sé per far
fronte alla violenza del nemico. L’eroe salva, a fatica e grazie alla fortuna,
l’umanità e forse il mondo ma è forzato a darsi l’esilio, il suo messaggio di coraggio
e valore è affidato ai pochi che sono stati con lui nella speranza che riescano
a smuovere un’umanità sempre pronta a cadere nella corruzione e nella follia. L’umanità
corrotta e il potere in mano agli scellerati si sostengono a vicenda in questa
serie animata e le follie dei corrotti e dei rincretiniti sono pagate da tutti i
terrestri a caro prezzo.
Oggi che è
passato così tanto tempo mi rendo conto che quella serie di 42 puntate è stata
una punta massima dell’animazione
giapponese, in particolare mi colpisce come la trama presenti così tanti spunti
al punto che può essere meditata con un certo interesse anche nella maturità. Forse
è un piccolo, grande classico.
IANA per FuturoIeri
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