30 agosto 2009
Note sugli eroi dei fumetti in Italia
La
valigia dei sogni e delle illusioni
Note
sugli eroi dei fumetti in Italia
L’eroe
e in particolare gli eroi finti, quelli commerciali tendono a mostrare qualcosa
della cultura che li ha prodotti, e penso proprio ai supereroi dei fumetti
statunitensi. La mia riflessione va agli
eroi dei fumetti italiani e in particolare a quelli della casa editrice
Bonelli, riconosciuta come una delle più importanti nel contesto nazionale. Del
resto è di questi giorni la notizia che una delle sue creature il famoso
investigatore dell’occulto Dylan Dog verrà avrà la sua trasposizione
cinematografica negli Stati Uniti. E’ un fatto che i fumetti che sono la
potenza della Bonelli sono Zagor, Nathan Never, Legs Weaver, Tex e Dylan Dog.
Ossia non c’è un solo eroe dei fumetti italiani che goda di una certa notorietà
e della sua conseguente fetta di mercato che sia riconducibile al Belpaese, per
essere precisi non c’è un solo eroe italiano. Questo vale per qualsiasi
tipologia: dal selvaggio West alla fantascienza non c’è un protagonista
italiano. Tra i fumetti di un certo spessore, fuori da un contesto “Bonelliano”, e in contesto che rimanda agli anni settanta,
troviamo la figura di Geremia Lettiga un italo-americano che svolge un ruolo di
spalla comica all’interno delle avventure del gruppo TNT, un personaggio
tutt’altro che eroico nel contesto alla Brancaleone delle avventure di Alan
Ford e del gruppo TNT. Va da sé che anche i luoghi nei quali si svolge l’azione
degli eroi preferibilmente non riguardano il Belpaese, evidentemente è facile
vendere in Italia un fumetto su Dylan Dog investigatore londinese o su Alan
Ford da New York, non è così semplice se costui risiede a Milano o a Roma. In
questo contesto di fumetti seriali fa eccezione la miniserie in 14 volumetti di
“Volto Nascosto” che presenta numerosi personaggi italiani e tratta di un eroe
etiopico che combatte il colonialismo italiano negli anni novanta dell’Ottocento in Africa
Orientale. L’ambientazione in quel caso ha a che fare con il Belpaese e con la
sua storia, ma a ben vedere si tratta di una produzione minore che si segnala
per la sua originalità. Mentre il Belpaese sembra sparire dall’immaginario
eroico dei fumetti al contrario Giappone e Stati Uniti son presentissimi con i
“manga” e con una lunga processione di supereroi. Se dal Giappone ritornano le
serie classiche dei grandi autori e
quelle di Go Nagai in particolare, riviste
e corrette alla luce dei tempi, con i suoi robot e demoni che salvano
l’arcipelago e il mondo intero, dagli Stati Uniti arriva una pletora di super
eroi mascherati si votano a salvare un
mondo americanizzato, la libertà in senso liberal-democratico, e ovviamente la
proprietà privata e la bandiera a stelle e strisce. La domanda del perché
l’Italia non ha i suoi eroi a partire da quelli finti e commerciali è legittima
e ha senso. Forse una parte della
risposta sta nel fatto che l’eroe finto è diverso da quello antico che aveva un
legame con la storia immaginata come leggenda, con la legittimità del potere e con il mondo degli
Dei e degli Eroi. L’eroe finto è un prodotto commerciale, è il frutto
dell’artista, dello studio dove lavorano dei professionisti, dell’editore e
qualche volta del produttore di film e cartoni animati, quindi la sua storia è
un’invenzione che deve vendere: una merce. Se questa merce riesce nel miracolo
di essere anche arte e quindi cultura, come è il caso di certe opere del
grandissimo e defunto Magnus, meglio; se non è arte ma solo merce va bene lo
stesso: basta venda. Essere editori, disegnatori e sceneggiatori vuol dire far
un mestiere in fin dei conti. Il Belpaese s’accontenta: non cerca
l’adolescenziale immedesimazione in tipi eroici che si chiamano Giovanna, Rosa,
Ugo o Esposito. La prima povertà di Dei ed Eroi parte dagli stessi abitanti del
Belpaese; forse siamo troppo assuefatti alle sciagurate avventure belliche del
Novecento, al familismo e al disprezzo per il merito e alla disistima per noi
stessi per lasciarci andare ai sogni di gloria o coltivare la sincera
ammirazione per figure di singoli che sfidano i loro limiti, o per un modelli ideali
d’esseri umani votati all’individualismo eroico e altruistico.
IANA per FuturoIeri
|