16 maggio 2009
"Che cosa sono le nuvole?":la grande politica davanti alla sua crisi
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
“Che cosa sono
le nuvole?”: la grande politica davanti alla sua crisi
Se la
situazione non fosse tragica sarebbe ridicola e a tratti grottesca.
I ceti sociali
che vivono di politica in Italia sono sempre più succubi e dominati dalla
dimensione pubblicitaria, l’ossessione del modello pubblicitario fa sì che
ormai i messaggi politici siano ricalcati su stereotipi commerciali. In questo
momento di campagna elettorale gli esempi si sprecano. E’ più facile e nobile
cercare di vedere se a giro ci sono messaggi politici non di carattere
commerciale e pubblicitario che fare un lungo patetico elenco di fotocopie politiche
dei messaggi pensati per vendere beni e servizi. La politica finisce con il
condividere lo stesso linguaggio e la stessa natura del momento della
televisione commerciale, dello spot, della trasmissione dove e si parla del più
e del meno e dove di volta in volta personaggi maschili e femminili fanno la
loro comparsa per qualche settimana, mese, anno e poi spariscono. Questo può
essere il finale della nostrana politica vittima e non dominatrice dei sistemi
di comunicazione di massa. Il politico diventa inesorabilmente anche
personaggio di un contesto televisivo, parte di uno spettacolo, attore e
improvvisatore senza il mestiere e l’abilità di chi sa davvero star nella
parte, di chi sa essere guitto, artista di strada, uomo o donna di teatro. Ai
ceti sociali che vivono di politica consiglio di guardare con molta umiltà “Che
cosa sono le nuvole?” di Pierpaolo Pasolini
oggi reperibile su Youtube con facilità. Si tratta di una parabola sul
mestiere del teatro e della società contemporanea, e quindi della società dello
spettacolo. La parabola è semplice: in un teatro di marionette viene costruito
il pupazzo di Otello, dopo la creazione il dramma della gelosia di Otello viene messo
in scena, finito lo spettacolo i pupazzi di Otello e di Jago il traditore
vengono scaraventati nella spazzatura dopo che sono serviti alla produzione.
Jago è Totò -geniale-, Ninetto Davoli è Otello, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono Roderigo e Cassio,
Laura Betti è Desdemona, un celebre cantante degli anni settanta Modugno si
presta a far il “mondezzaro” che scarica in una discarica i pupazzi personaggi principali
del dramma. I pupazzi rappresentati da Davoli e Totò concludono la loro
esistenza contemplando le nuvole, le quali rappresentano la “straziante,
meravigliosa bellezza del creato”.
Una politica
che si sottomette alle logica della pubblicità e della televisione commerciale
è destinata a seguire il destino dei personaggi e delle donnine del piccolo
schermo, un momento di notorietà e poi sparire, dissolversi nell’anonimato, subire
la vaporizzazione nella memoria di tutti e forse anche nella propria. La
politica nostrana corre verso questo finale meschino non per una forza del destino
ma perché da trent’anni non è più politica e non è più Italia. Una massa
eterogenea e bizzosa di privati che vivono sulla decomposizione del nostro
sistema ”democratico” si son trasformati in guitti, in comparse, in attori
senza mestiere. Anche il peggiore degli spettacoli fatalmente arriva ad una
conclusione, è quello il momento in cui
il sipario si chiude e passa l’omino con il camion della “monnezza”. Così è sul
pianeta azzurro, quello dove ci sono le nuvole.
IANA per
FuturoIeri
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