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5 giugno 2010
Un pezzo su libri e crisi del lavoro di Franco Allegri

I CONVEGNI DELLE FESTE
DEMOCRATICHE
Morti Bianche. Diario dal mondo del lavoro
02/06/2010
Di F. Allegri
Martedì sera sono stato alla festa democratica è assistito alla
presentazione del libro di Samanta Di Persio “Morti Bianche. Diario dal
mondo del lavoro”.
La serata è stata condotta con garbo da Silvia Vannelli che abbiamo
conosciuto il mese scorso nel corso del dibattito tenuto a Ponzano con
Gramolati della CGIL e Fassina economista del PD.
Ho conosciuto Samanta prima del dibattito e mi ha colpito il suo sorriso
poi l’ho vista sul palco e ho apprezzato la sua grinta, la sua lucidità
e la sua determinazione.
Ho capito che aveva le doti morali necessarie e il coraggio per scrivere
questo libro: lei ha buttato giù dei muri culturali, di quelli spessi e
alti.
Samanta ha parlato dei processi che seguono molti casi di morte sul
lavoro dovuti a ragioni perseguibili a livello penale e civile, è andata
oltre la normale informazione.
Lei mi ha detto: “Non si investe sul precario, il lavoratore diviene un
pezzo”.
Aggiungerei usa e getta, o usa e rimpiazza, parliamo del lato oscuro del
lavoro inventato da Clinton e importato in Europa da Blair, questa è
una mia considerazione!
Silvia ha chiesto alla nostra giovane scrittrice di raccontare due
storie emblematiche.
Samanta ha scelto un caso di silicosi (fra i tanti) della nostra zona e
una storia accaduta a Ortezzano in una fabbrica di frontalini per
lavatrici dove morì un ragazzo di 23 anni perché una pressa che doveva
avere 3 sistemi di sicurezza non ne aveva nessuno.
Due dirigenti dello stabilimento furono condannati a 8 mesi con la
condizionale.
Questo ragazzo non riposa nemmeno in un loculo tutto suo, fu sepolto in
un sito prestato da un’amica di famiglia che era anziana e s’era
premunita.
Se ho capito bene, è partita una mobilitazione per acquistare un forno
in un cimitero! Il fatto è triste da ogni prospettiva.
Subito dopo Samanta ha parlato delle morti sul lavoro in Spagna: in quel
paese gli infortuni sono calati del 40% dopo varie riforme. In Italia
abbiamo avuto un milione di infortuni e i morti sono passati da 1300 a
1200. Come dire, si poteva e doveva fare meglio; qualcuno si è mosso
come i gamberi (nell’attuale governo). I morti nell’edilizia sono 600.
Qui aggiungo un pezzettino che ho ripreso da una mia traduzione recente
degli scritti di Ralph Nader (Sullo stato dell’Unione del 29/01/2009) e
lo faccio perché nessuno dispone di dati provenienti dagli USA. Ecco
cosa disse Nader al punto 8: “…. sulla guerra in Iraq, arrivò al
massimo, dichiarando “non sbaglio: questa guerra è finita e tutte le
nostre truppe stanno venendo a casa.” Non per davvero. Sia Bush che
Obama hanno deciso che 50.000 soldati rimarranno in Iraq
indefinitamente, con molti altri nella regione del Golfo Persico. I
contribuenti americani pagheranno quasi $800 milioni all’anno solo per
sorvegliare l’ambasciata USA e il suo personale a Baghdad. Tale cifra da
sola è più grande sia dei bilanci annuali dell’OSHA ($502 milioni per
occuparsi dei 58.000 morti sul lavoro in USA) o del NHTSA ($730 milioni
per occuparsi degli oltre 40.000 morti sulla strada). Mando tale
editoriale alla Casa Bianca…”.
Subito dopo Samanta ha affrontato la questione dei sindacati.
Il primo colpo l’ha scoccato contro la UIL che la ricevette con fastidio
quando andò a parlare con alcuni dirigenti del suo progetto.
Alla CGIL l’invitarono a rivolgersi all’INAIL. Solo i COBAS e il RDB CUB
sono stati disponibili con lei.
In tema di controlli mi ha dato delle informazioni che conoscevo: le asl
possono fare un controllo ogni 33 anni per azienda, nella nostra zona
siamo a uno ogni 11. Se questa è la verità forse sarebbe il caso di
prevedere il controllo obbligatorio per inizio attività. (mia proposta).
Gli infortuni invalidanti sono 40.000 all’anno.
Samanta ha raccontato anche il caso Mulas, una madre di 5 figli che ha
visto morire sul lavoro, prima un figlio e poi anche il marito. Ci
furono 2 processi, entrambi prescritti: nel caso del figlio per
fallimento della ditta mentre nel caso del padre c’è stata la
prescrizione consueta.
Nel 2001 partì dalla Sardegna e andò a vivere a Bergamo dove nel mese di
luglio una trave cadde da una gru manovrata dal padre.
La famiglia si trasferì a Varese con gli altri 4 figli, 15 mesi dopo il
marito chiamò la donna per chiederle di denunciare all’ASL l’impalcatura
della ditta dove lui lavorava in quel periodo.
Dopo una settimana ricevette la risposta dalla Asl che non aveva i mezzi
per fare controlli preventivi: il marito della signora era già caduto e
morto.
Fra le soluzione che Samanta propone c’è un principio: facciamo come in
Svezia, diamo più potere al responsabile per la sicurezza.
Ci ha anche ricordato che il governo Prodi aveva proposto un fondo per i
familiari delle vittime sul lavoro: non è mai stato finanziato e come
avete letto sopra c’è anche in USA.
La legge sul patteggiamento ha creato delle ingiustizie ulteriori,
nessuno va più in galera, nemmeno per pochi mesi.
Lo scandalo italiano è l’ILVA di Taranto che in questi anni ha avuto 40
morti, un processo ha portato a una condanna per 14 mesi, ma poi è
seguita la prescrizione, non è un fatto noto, a mio avviso.
Il grande processo è un altro, quello della Tissenkrupp, ma Samanta ci
invita a non illuderci: sicuramente non farà scuola e nemmeno
giurisprudenza.
Bisogna lavorare per educare alla sicurezza sul lavoro e ho appreso con
fastidio civile che la Lombardia e la Toscana sono le maglie nere nella
classifica degli infortuni sul lavoro.
Pubblicherò questo scritto anche nel mio diario sulla crisi: il tema mi
sembra pertinente. Anzi questo scritto farà da spartiacque tra i pezzi
scritti prima del crollo greco e quelli che farò nei prossimi mesi.
Alla fine io e un sindacalista abbiamo posto alcune domande, io ho
introdotto la questione del salario minimo mentre l’altro interlocutore
ha parlato della RLS e ha difeso l’impegno dei sindacati toscani e della
FIOM.
L’argomento va tenuto vivo, si deve parlare di difesa preventiva. Io
farò il nodo al fazzoletto e ho deciso di mantenere i contatti con
questa scrittrice.
—
Franco Allegri è presidente dell’associazione Futuroieri e laureato in
scienze politiche e si dedica alla libera informazione politica ed
economica anche traducendo gli scritti e le lettere di Dennis Kucinich,
Michael Moore e Ralph Nader, l’avvocato e antropologo giuridico e
sociale americano. Per approfondire visita il sito
http://digilander.libero.it/amici.futuroieri e cercare il suo diario
sulla crisi. Su Facebook puoi fare amicizia con lui cercando Futuro
Ieri.
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24 maggio 2010
Vecchie e nuove tenebre ripubblicato
De Reditu Suo - 2° libro: Vecchie e nuove
tenebre
De Reditu Suo - Secondo Libro
Vecchie e nuove tenebre
08/02/2010
Del Prof. I. Nappini
A parte qualche ateo, qualche anticlericale e qualche filosofo per
professione o presunto tale chi ricorda più Giordano Bruno e la sua
testimonianza della libertà di pensiero portata avanti anche difronte a
sette anni di carcere, alla tortura e al rogo voluto dalla Santa
Inquisizione Romana? PERFINO CHI MUORE PER PRINCIPI COME IL LIBERO ESAME O LA LIBERTÀ
DI RICERCA E DI PENSIERO DEVE SUBIRE LA VIOLENZA DI ESSER OGGETTO DEL
DISCORSO DI PARTE IN ITALIA.
Comunque per i pochi miei lettori che non conoscono la vicenda mi
limiterò a dire che il filosofo, scienziato, erudito ed ex frate
Giordano Bruno fu incarcerato, interrogato, processato, torturato dalla
Santa Inquisizione per le sue affermazioni e i suoi scritti e infine
venne bruciato vivo a Roma in Piazza Campo dei Fiori nel 1600.
Almeno il vecchio potere inquisitorio aveva il coraggio di entrare nel
merito degli argomenti, di verificare e forse perfino di capire le
questioni portate dai nemici della fede e dei re per Diritto Divino. OGGI I NUOVI POTERI SONO INQUINATI DA UN POTERE CHE È PER SUA
NATURA ILLEGITTIMO QUANDO HA A CHE FARE CON LA POLITICA ED È IL POTERE
DELLA FINANZA.
Questo nuovo potere non può entrare nel merito e deve difendersi con il
silenzio, con la frode e con la calunnia.
Nessun regime politico, con la sola eccezione di qualche signore della
guerra o di qualche bandito un po’ meglio organizzato rispetto ad altri
può pretendere di governare in nome della finanza, ci vuole una foglia
di fico sui genitali del potere. Occorre qualche scusa religiosa o
patriottica. IL POTERE CHE CEDE ALLA LOGICA DI SERVIRE LE PICCOLISSIME
MINORANZE DI RICCHI SI CANDIDA A NON ESSERE UBBIDITO NEL MOMENTO DEL
BISOGNO O DELLA DISGRAZIA, È QUINDI UN POTERE DEBOLE CHE SPESSO TROVA
PESSIMI CAMPIONI E PESSIMI CAPI E NESSUNA AUTENTICA FEDELTÀ.
La fede in qualcosa è a pensarci bene il primo degli ingredienti per
creare la civiltà e per dare senso ad una realtà collettiva di natura
politica. LE NUOVE TENEBRE SONO PEGGIORI DI QUELLE PASSATE PERCHÉ IGNORANO
I LORO LIMITI E LA LORO NATURA, L’IGNORANZA CHE VIENE DAL SERVIRE IN
POLITICA L’EGOISMO DEI POCHISSIMI È ANCOR PIÙ VILE E DISTRUTTIVA DEL
DOGMA E DEI VALORI ARISTOCRATICI.
Il suo non conoscere limiti rende illimitata la sua portata distruttiva,
la sua capacità di demolire ciò che era prima certo e di creare al suo
posto cose fragili e incerte disgrega ogni valore morale o di convivenza
civile che non sia una trovata pubblicitaria o l’esaltazione di
sentimenti egoistici e auto-distruttivi.
La censura avviene semplicemente oscurando i microfoni e le telecamere e
pagando esperti di comunicazione e della politica perché rovinino la
reputazione e l’opera dell’eretico di turno sia esso un
contestatore professionale come Beppe Grillo o il leader di qualche
associazione di consumatori truffati.
Talvolta dove non può arrivare l’arbitrio del silenzio arriva lo studio
legale con le querele e le diffide non appena si presenta il minimo
appiglio legale o anche meno.
Il nuovo potere non ha un livello morale perché è per
sua natura estraneo alla morale, esso è l’estensione brutale del potere
meccanico del Dio-denaro e delle potenze scatenate dalla terza
rivoluzione industriale. Si tratta di una macchina titanica senza guida e senza meta;
chi pensa dominarla è ancor più pazzo di chi finge d’ignorarla, come la
morte alla fine travolgerà tutti siano essi re o mendicanti.
—
Il professor Nappini cura il sito
http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it
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31 marzo 2010
La civiltà italiana come ricostruirla (XIII)

De
Reditu Suo - Fine Secondo Libro
La
civiltà italiana come ricostruirla (XIII)
Il Belpaese è passato da poco dalla tornata
elettorale regionale e l’evidenza dei fatti dimostra che una possibile
ricostruzione della civiltà italiana si allontana e si spinge sempre più in là
proprio il successo della Lega Nord induce a pensare che si dovrà aspettare per
generazioni il risorgere di qualcosa che associ i diversi modi di vivere e
d’appartenere al Belpaese. Anche la mobilitazione civile che ha portato alcuni
soggetti ai margini della vita politica, e mi riferisco in particolare alle
liste che fanno riferimento a Beppe Grillo, al successo elettorale e di
visibilità non sembrano oggi in grado di
mutare in tempi ragionevoli una situazione italiana così pessima sotto troppi
profili. Il modo di pensare la politica e l’impegno civile sta cambiando e per
una volta cambia dal basso da un moto spontaneo e necessario di una parte
ancora piccola della popolazione italiana essa passa da internet, da soggetti
diversi che si mettono in rete e agiscono per un fine comune, da problemi concreti,
dal manifestarsi di forze sociali presenti sul territorio ma fin troppo piccole
per avere un ruolo politico, da soggetti solitamente riconducibili a comitati
locali o associazioni presenti sul territorio che hanno trovato una via per
agire e per esser parte della competizione elettorale attraverso le liste a
Cinque Stelle. Un passo avanti e due indietro quindi perché la grande politica
guarda ancora a questa novità con fastidio bollando la cosa come la nuova bizzarria
del Grillo e perché ancora una volta la “grande politica” si chiude nelle sue
stanze e nella sicurezza dei suoi salotti televisivi e dei telegiornali regalando se stessa l’immagine che più gli piace e la
lusinga e negando l’evidenza di questa novità. Credere e far credere che il
comico di Genova abbia sconvolto le menti di centinaia di migliaia di pazzi che
votano è cosa da politicanti irresponsabili che pensano di aver davanti
elettori idioti e semi-analfabeti. Grillo che ha dato il via alle “sue” liste
ha solo attivato un malcontento e delle forze già presenti nel Belpaese, ha
attivato il risentimento di una parte dell’elettorato giovanile e di ceti
sociali che si percepiscono come truffati e derubati e che non si sentono
rappresentati dai partiti politici della Seconda Repubblica. Queste forze
tendono ad usare più delle altre la rete internet e a proiettarsi nel nostro
presente avendo una particolare attenzione ai temi della giustizia, della
decrescita, delle dimensioni criminali e pericolose del modello di produzione e
consumo. Si tratta cioè di un possibile inizio di qualcosa su cui potrebbe
fondarsi una forza tesa a ridefinire la civiltà italiana, si noti che distinguo
gli elettori delle liste vicine a Grillo
dalla sua persona e dal ruolo nuovo che costui si è ritagliato nella vita
politica italiana. Questa distinzione è necessaria perché aldilà del grottesco
della vicenda nella quale un comico punito dal sistema per le sue prediche
contro le multinazionali e la cattiva politica l’esito finale è che costui mobilita una parte consistente della pubblica
opinione e condiziona il risultato elettorale. Quindi in Italia esiste una
forza dispersa, di culturalmente al livello della media europea, e in grado di
usare le nuove tecnologie per comunicare, fare politica e creare aggregazione e
consenso; Grillo ha capito per primo che poteva entrare nella storia nazionale
attraverso la mobilitazione di queste forze disperse aggregandole intorno alle
liste da lui promosse che si sono presentate in questa scadenza elettorale. Un
comico si è rivelato capace di capire il disagio profondo di una parte dei ceti
medi del Belpaese e di creare consenso e aggregazione. Il passo in avanti è
proprio questo le forze disperse del Belpaese culturalmente e socialmente ai
livelli dei paesi del Nord-Europa possono essere aggregate e darsi un
programma, più o meno credibile la cosa adesso non la giudico, e partecipare alle elezioni condizionandole.
Quindi quel che manca non è la “società civile” in Italia ma la possibilità di
aggregarla e di portarla fuori dal labirinto delle invenzioni e delle finzioni
della politica-spettacolo per darle forma e forza.
IANA per FuturoIeri
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31 marzo 2010
La civiltà italiana come ricostruirla (XIII)

De
Reditu Suo - Fine Secondo Libro
La
civiltà italiana come ricostruirla (XII)
Il Belpaese è passato da poco dalla tornata
elettorale regionale e l’evidenza dei fatti dimostra che una possibile
ricostruzione della civiltà italiana si allontana e si spinge sempre più in là
proprio il successo della Lega Nord induce a pensare che si dovrà aspettare per
generazioni il risorgere di qualcosa che associ i diversi modi di vivere e
d’appartenere al Belpaese. Anche la mobilitazione civile che ha portato alcuni
soggetti ai margini della vita politica, e mi riferisco in particolare alle
liste che fanno riferimento a Beppe Grillo, al successo elettorale e di
visibilità non sembrano oggi in grado di
mutare in tempi ragionevoli una situazione italiana così pessima sotto troppi
profili. Il modo di pensare la politica e l’impegno civile sta cambiando e per
una volta cambia dal basso da un moto spontaneo e necessario di una parte
ancora piccola della popolazione italiana essa passa da internet, da soggetti
diversi che si mettono in rete e agiscono per un fine comune, da problemi concreti,
dal manifestarsi di forze sociali presenti sul territorio ma fin troppo piccole
per avere un ruolo politico, da soggetti solitamente riconducibili a comitati
locali o associazioni presenti sul territorio che hanno trovato una via per
agire e per esser parte della competizione elettorale attraverso le liste a
Cinque Stelle. Un passo avanti e due indietro quindi perché la grande politica
guarda ancora a questa novità con fastidio bollando la cosa come la nuova bizzarria
del Grillo e perché ancora una volta la “grande politica” si chiude nelle sue
stanze e nella sicurezza dei suoi salotti televisivi e dei telegiornali regalando se stessa l’immagine che più gli piace e la
lusinga e negando l’evidenza di questa novità. Credere e far credere che il
comico di Genova abbia sconvolto le menti di centinaia di migliaia di pazzi che
votano è cosa da politicanti irresponsabili che pensano di aver davanti
elettori idioti e semi-analfabeti. Grillo che ha dato il via alle “sue” liste
ha solo attivato un malcontento e delle forze già presenti nel Belpaese, ha
attivato il risentimento di una parte dell’elettorato giovanile e di ceti
sociali che si percepiscono come truffati e derubati e che non si sentono
rappresentati dai partiti politici della Seconda Repubblica. Queste forze
tendono ad usare più delle altre la rete internet e a proiettarsi nel nostro
presente avendo una particolare attenzione ai temi della giustizia, della
decrescita, delle dimensioni criminali e pericolose del modello di produzione e
consumo. Si tratta cioè di un possibile inizio di qualcosa su cui potrebbe
fondarsi una forza tesa a ridefinire la civiltà italiana, si noti che distinguo
gli elettori delle liste vicine a Grillo
dalla sua persona e dal ruolo nuovo che costui si è ritagliato nella vita
politica italiana. Questa distinzione è necessaria perché aldilà del grottesco
della vicenda nella quale un comico punito dal sistema per le sue prediche
contro le multinazionali e la cattiva politica l’esito finale è che costui mobilita una parte consistente della pubblica
opinione e condiziona il risultato elettorale. Quindi in Italia esiste una
forza dispersa, di culturalmente al livello della media europea, e in grado di
usare le nuove tecnologie per comunicare, fare politica e creare aggregazione e
consenso; Grillo ha capito per primo che poteva entrare nella storia nazionale
attraverso la mobilitazione di queste forze disperse aggregandole intorno alle
liste da lui promosse che si sono presentate in questa scadenza elettorale. Un
comico si è rivelato capace di capire il disagio profondo di una parte dei ceti
medi del Belpaese e di creare consenso e aggregazione. Il passo in avanti è
proprio questo le forze disperse del Belpaese culturalmente e socialmente ai
livelli dei paesi del Nord-Europa possono essere aggregate e darsi un
programma, più o meno credibile la cosa adesso non la giudico, e partecipare alle elezioni condizionandole.
Quindi quel che manca non è la “società civile” in Italia ma la possibilità di
aggregarla e di portarla fuori dal labirinto delle invenzioni e delle finzioni
della politica-spettacolo per darle forma e forza.
IANA per FuturoIeri
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13 gennaio 2009
IN MEMORIA DI UN MAESTRO DI JUDO (8)
Il maestro di Judo Ivo Fischi è morto il 2 gennaio 2009. Presento in questo blog le parti del dialogo fra me e lui, fra maestro e allievo.
Sezione 8
D-. A questo punto del dialogo vorrei sapere se essere maestro è diverso quando si ha a che fare con i bambini. Immagino che allenare e aver a che fare con i bambini sia più difficile.
R-. Sì è difficile.
Ci vuole carisma. Il bambino deve vedere il forte, la forza a cui appoggiarsi. Alcuni genitori sbagliano. Il dialogo è una cosa, ma bisogna fargli capire che ha bisogno dell’adulto finchè non sarà grande. E gli va fatto capire, anche che sei il più forte. E’ la legge della vita.
Io alle volte parlo così ai ragazzini: Tu ce li hai i soldi, li guadagni? Fin quando non sarai in grado di far da solo hai bisogno degli altri, e dopo se gli altri ti sono ostili non vivi.
D-. Questo è un problema grosso.
R-. Però quando i ragazzi parlano, io so anche alzare la voce. Per questo mi hanno detto tutti: Ivo è un fenomeno; come si dice è carisma. Le cose le devi saper fare, le devi saper far bene, devono ammirarti.
D-. Questa è la parte più difficile dell’insegnamento perché viene in essere da una somma di circostanze e di abilità.
R-. Bravo!. Il carisma viene da una somma di circostanze e di abilità, e soprattutto fiducia in te stesso. Saper ascoltare, aspettare, far parlare gli altri e quando parli devi parlar chiaro. Non è facile far così alle volte.
D-. Certo il carisma è un fattore molto importante, che viene in essere aldilà dell’insegnamento.
R-. Il carisma è essenziale. Il judo va preso con i suoi pregi e i suoi limiti. Per prima cosa occorre considerare la formazione del fisico e a quella del carattere. Nella vita alle volte bisogna far paura ai prepotenti, quella gente che pensa di esser forte non pensa d’esser molto meno forte di quanto creda. Pensa quando dicevo queste cosa passavo da fascista e da violento. La potenza ha un limite mi credi? Pensa a Beppe Grillo, io sono un osservatore delle cose che fa, quando afferma che la gran parte della popolazione indignata dalle malefatte del sistema non deve temere coloro che sono usi a far prepotenze e scorrettezze d’ogni sorta dice il vero. Giustamente egli fa capire che questi che si comportano così sono molto meno forti di quanto credono o vogliono far credere. Di solito la fanno franca per la paura che incutono alla gran parte delle loro vittime, se vengono messi alla prova si scopre che sono vulnerabili e deboli. Torniamo però al concetto del judo: il forte subisce da quello preparato perché il debole si rivela forte come lui.
D-. Non capisco dove vuoi arrivare con questo discorso.
R-. Mi spiego meglio, se uno vuol farsi vedere con la Mercedes fuori dal bar per incutere soggezione e darsi delle arie e entra uno e gli dicono:”quello è un campione olimpionico di judo”, l’effetto mercedes sparisce, perché in quel momento conta più il campione della mercedes, e incute più rispetto. Mi è successo più volte qualcosa di simile. Un esempio: ero a Casale Monferrato quando facevo il militare, c’erano 7.500 soldati che facevano l’addestramento, imparavano a difendere. C’erano 1.500 fra ufficiali e sottoufficiali in tuta a far ginnastica, mi guardavano sapevano che ero uno che facevo judo, non erano più niente rispetto a me. Le stellette, l’accademia, non erano più niente; mi facevano “sei una cintura nera di judo”, allora poi erano in pochi a fare arti marziali. Quando c’era il controllo per la libera uscita mi facevano “vai, passa pure”, ed allora uscivi dalla caserma ed eri un civile. Mi è capitato pure alla palestra Libertas di dover mettere paura a un prepotente che aveva influenza e un certo potere, dopodiché si è dato una regolata e io son diventato qualcuno in quella palestra.
D-. In effetti alle volte i prepotenti e i prevaricatori non sono poi più di tanti preparati, spesso non s’aspettano una reazione.
R-. Fossi in te farei una riflessione su questo: quando si tratta di judo, perché io giro intorno al judo, si vuole troppo e sbagliato.
D-. In che senso parli di troppo in relazione al judo?
R-. Troppo perché prende delle persone che sono inabili quasi, le costruisce fisicamente, ne fa dei condottieri quasi, nel senso pulito del termine, non con la voglia del combattere.
D-. Questo concetto di pulito mi sembra importante.
R-. Non c’è il cercare la rissa però ti dà, ti dice questo sport ti dà la possibilità di reagire se un giorno ce ne fosse bisogno e ti dà la calma per questo. Certamente ti richiede un sacrificio, anche mentale dovuto alla preparazione. Questo però la gente comune non lo capisce, anzi c’è chi arriva in palestra e fa: “quanto ci vuole per andar fuori e difendersi?”. Quelli non hanno capito niente!
Si può benissimo imparare a difendersi col judo, ma ci vuole, un anno, cinque, dieci, tanta passione e impegno; saperlo fare.
D-. Quindi anche la volontà di difendersi.
R-. Soprattutto, la volontà di prepararsi e il concetto del judo l’insegna la palestra e gli amici. Una volta non ti senti niente poi ti accorgi che insieme agli amici sei bravo come gli altri, questo non ti dà forse forza.
D-. Si certo.
R-. Ecco di questo si tratta.
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14 ottobre 2008
LONTANI DAGLI DEI E DAGLI EROI 5
Questa crisi maledetta ci rimanda alla brutale realtà di un mondo materiale che ha perso la sua dignità e le sue speranze, che ormai è rimasto solo con il peso devastante delle sue miserie e dei suoi delitti. Se ci fosse un po’ di poesia e un minimo di fede questo è il momento per sperare nei profeti e in qualche novello e ispiratissimo messia. Per sfortuna dei molti questi non sono tempi per gli Dei e gli Eroi, sono anni meschini. Anni dove la fanno da padroni delinquenti protetti dall’appartenenza a minoranze di ricchissimi o tutelati da poteri politici deboli o ricattabili. Questi sono anni di ateismo dirompente mitigato da un rozzo materialismo che riconduce il paradiso al Grande Supermercato dove si prende e non si paga. L’utopia della pubblicità e della società dei consumi è diventata l’unica realtà, il possesso del più che superfluo è qui e ora la nuova Gerusalemme Celeste. In questo tempo scelleratissimo devono surrogare malamente gli eroi vendicatori e gli dei irati nuovi attori politici e sociali alla Beppe Grillo o le sentenze di qualche improbabile garante della concorrenza o autority. Se esiste l’umanità essa non è mai stata così distante dal suo modello ideale come in questi ultimi decenni, e segnatamente qui nel Belpaese. Forse gli Dei e gli Eroi del passato raccontavano di una possibile umanità che si tendeva verso l’assoluto, verso il pieno dispiegamento della sua potenza e delle sue capacità. Questa realtà e i suoi nuovi eroi iperdistruttivi e dissoluti raccontano di una caduta negli abissi della corruzione della mente umana, di un cupo desiderio di morte e di degenerazione che ha colto i molti e sta portando interi popoli verso la catastrofe ecologica, politica, finanziaria, energetica. Non basterà a coloro che verranno dopo questi anni l’invocare il malaugurato caso per trovare la soluzione al perché si è dato questo momento così auto-distruttivo. Qualcosa in queste rivoluzioni industriali è malfatto, è scellerato e produce catastrofi economiche, disastri ecologici, genera allucinazioni collettive e follie. Qui nel Belpaese siamo talmente lontani dagli Dei e dagli Eroi che quasi sembra di non aver conosciuto altro che degenerazione e crimine, anche le piccole speranze che erano riposte negli ordinamenti democratici sono strate sbranate da una lunga messe di crimini, vergogne nazionali e corruzioni della vita pubblica. Si arriva al paradosso che le differenti genti d’Italia, fra le meno eroiche del Vecchio Mondo, dovranno trovare le ragioni del loro eroismo, del loro testimoniare la volontà di non farsi sommergere, dovranno essere maestri di se stessi. Dovranno avvicinarsi al mondo degli Dei e degli Eroi.
Così come siamo non si salverà niente e nessuno.
IANA per FuturoIeri http://digilander.libero.it/amici.futuroieri
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