22 maggio 2018
Ricetta precaria n. 34 e 35
Ricetta
precaria
34 Bho?
Pappardelle Roventi
Allora panico da correzione compiti e mille cose da fare.
In verità fate con calma. In fondo perchè negarsi quei minuti di silenzio
votati al nulla o al semplice ricordo delle cose che furono, oppure lo stare in
un angolo a contemplare se stessi; vedersi come testimoni e unici consapevoli
del proprio mondo interiore. Una delle piccole libertà della vita di oggi è
darsi un poco di tempo per se stessi senza far nulla, senza riempire il vuoto
d’azione, istruzione e pensiero e
ovviamente compravendita. Almeno per questa via si diventa consapevoli d’esistere,
un po’ come nell’infanzia quando dai silenzi tutt’intorno s’inizia a sentire se
stessi e a distinguere. Perché esiste un tempo nel quale si ascolta il mondo
intorno a se stessi e questa cosa è utile ricordarsene quando ormai si è adulti
e per paradosso si deve saper ascoltare e capire almeno come allora. Ma chi
riesce a trovare il giusto silenzio, la necessaria pigrizia che interrompe il
quotidiano, la sospensione momentanea del pensare secondo stereotipi e
necessità del momento.
Quindi per le grandi occasioni di silenzio e desolazione e introspezione
oltre il bene e del male : pappardelle roventi.
Le pappardelle sono un fatto noto, un tipo di pasta che prende bene il
sugo.
Il sugo è così fatto. Un quarto di bicchiere d’acqua, una puntina di
paprika magiara, un cucchiaio d’olio piccante, cinque o sei olive fatte a
pezzetti, un cucchiaino d’nduia calabrese, solito mezzo tetrapak avanzato dal
frigo di sugo all’arrabbiata, la marca vedetevela voi lettori. Tutta questa
roba elencata buttatela senza ritegno nella vostra padella tipica da fritto e
sughi arrangiati. Fate bollire le pappardelle in modo da averle disponibili
quasi al dente e contemporaneamente fate bollire il composto per far evaporare
l’acqua col calore e mescolare i sapori. Quando l’opera parrà ben fatta poi
buttate il sugo sopra le paste che avete scolato.
Chi vuole ci metta parmigiano per stemperare il piccante o il pecorino
per dare l’acuto.
Rimestate il composto con fare sdegnoso ma sicuro e poi con automatico fare impiegatizio
iniziate il pasto.
Curate di avere qualche bevanda o del vino, magari rosso, per via della sete che vi causerà il
composto.
Ricetta
precaria
35 piove, fa umido. Dolori di
stagione
Pane e fagioli
Una di quelle giornate umide, fastidiose dove ci vuole qualcosa di caldo.
Magari anche poco.
Il cielo è nuvoloso e quindi porta con sé piccoli dolori di stagione e
cattivi pensieri, la memoria va a tempi lontani e l’immaginazione ai problemi
del presente. Gli anni sono volati, tante cose del passato sono sparite, di
facce e volti quasi non c’è più il ricordo, perfino gli ambienti non sono più
quelli. Trent’anni spassati contano ormai come il passaggio da un millennio a un altro. Tutto
il passato sembra sprofondare nelle tenebre; di ragioni e modi di fare e d’esistere
di solo una o due generazioni fa oggi resta solo l’oblio, antiquariato da fini
intenditori di antropologia e sociologia. Pare incredibile ma gli esseri umani
sono per tanta parte l’esito del loro passato, dei loro ricordi, delle loro
esperienze, delle passioni e degli amori trascorsi, delle conoscenze e delle competenze
acquisite. La memoria non è meno parte del singolo delle sue gambe.
L’umido porta con sé il freddo e prende la mente attraversata da ricordi
che ormai sono fantasmi e talvolta rimpianti anche di cose appena comprese,
appena viste in un passato dissolto. Per scacciare la sensazione di freddo ci
vuole qualcosa di caldo, una specie di zuppetta.
Quindi prendete una confezione di fagioli, di quelle serie; tipo quelle
in vasetto di vetro.
Mezza confezione se siete da soli, tutta se siete almeno in due. Pane e
sugo seguono l’opportunità del numero di persone a cui far provare questa cosa.
Poi pezzi di pane secco, un bicchiere di sugo di pomodoro. Come
aromi una puntina di sale, olio piccante
un cucchiaio, poco rosmarino e salvia e un aglio tagliato in due.
Dopo la cottura meglio togliere gli aromi
dal piatto.
Nella padella buttate i fagioli con un po’ della loro acqua e il sugo,
aggiungete i pezzi di pane secco fatti in piccoli tocchi. Quando il fuoco lento
sta amalgamando questi sapori aggiungete gli aromi e aspettate fino a che il
pane non diventa morbido, quasi sfatto. Quando il tutto apparirà cotto ponetelo
in un piatto o in un ciotolino e sarà pronto.
Se risulta abbastanza caldo vi darà ristoro nell’umido che arriva dalla
finestra.
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