2 novembre 2016
Una ricetta precaria N.22
Ricetta precaria
22.
il
numero undici raddoppiato.
Schiacciata,
stracchino e salsiccia. Tutto messo assieme per una merenda volante
mentre prendevo al volo il treno per Lucca uscendo
da scuola. A questo punto
non posso omettere da questo testo certe deviazioni alimentari del
mestiere d'insegnante laddove la scuola ha il bar. Potrei ricordare
il giro di dodici anni di precariato a partire dai bar delle scuole o
dalle merende organizzate per la giornata di lavoro. Mi ricordo che a
Sesto non era male il trancio di pizza. Mi ritrovai a ricevere i
genitori in una strana aula vicino al bar, sembrava una specie di
cantina. C'era una cattedra, la sedia per il docente, due per i
genitori. Una volta una coppia mi sorprese mentre avevo organizzato
una colazione al volo con un pezzo di pizza e un cappuccino; scena
imbarazzante sembravo un Fantozzi di turno beccato sul fatto dal
dietologo. Un ricordo legato alla Schiacciata farcita dell'Istituto
di Scandicci fu quando ci fu
la convocazione per le cattedre annuali. Vi partecipò anche la
moglie di uno dei politici più in vista e arrivarono un codazzo
davvero imbarazzante di giornalisti e affini. Mi ricordo che mangiai
di gusto mentre quelli aspettarono otto ore il momento della
convocazione della signora, mi facevano un misto di pena e
ripugnanza. C'erano quel giorno persone con storie incredibili da
raccontare sulla scuola, vite vere di lavoro anche sofferte. Ma loro
erano lì solo per raccontare la loro storia patinata e non
si sarebbero mossi fino al momento del dunque, erano
lì ignorando volutamente
storie vere per rappresentarne una tutta loro.
Pensai a quanto fossero squallidamente fuori posto mentre masticavo
e grano, sale, maionese, insalata e prosciutto si mischiavano nel mio
palato; avuta la loro storia
andarono via di fretta.
Un'altra volta in un esame
di maturità il Bar della scuola, di solito ben fornito, aveva solo
dei donuts vecchi e semicongelati. Dato che non c'era tempo per
andare a giro ne comprai un paio e li masticai controvoglia e li
buttai giù con un paio di bicchieri di caffè della macchinetta.
Sembravo un tipo da cartoni animati, mi venne in mente perfino il
videogioco di Fallout Tattics quando uno dei protagonisti da un
frigorifero abbandonato recupera dei donuts congelati in una base
militare infestata da mostri velenosi. Strane associazioni d'idee fa
fare il cibo alla memoria.
Invece a Firenze a un linguistico c'era un bar con un giardinetto sul
retro, niente d'eccezionale ma era comodo per passare una mezz'oretta
su una panca e magari ragionare con i colleghi. Mi ricordo che
avevano cornetti e sfoglie calde la mattina prima di entrare in
classe se avevo tempo mi facevo sfoglia e cappuccino, non era male
neppure il caffè. In effetti la mattina avere un poco di tempo per
rilassarsi prima di riprendere in mano l'insegnamento può esser
utile, distende per un attimo i nervi e affronti meglio la classe e
la situazione con i colleghi.
Fra l'altro fu quello un anno difficile perché avevo una cattedra
spezzata ed era anche un periodo di accese rivendicazioni sindacali,
fermarsi a ragionare su quel
che capitava era utile e necessario. Per quel che mi riguarda
mangiare è di solito anche pensare. La testa in fondo, oltre al
resto, ha anche la bocca e il naso e anche ciò che si mangia è
parte della propria storia perfino di quella lavorativa.
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