29 giugno 2016
Una ricetta precaria N.14
Ricetta
precaria
Siamo a 14, due
volte sette
Può succedere di
trovarsi come un cretino spaesato davanti al frigo e con la falsa
urgenza di metter su un pranzo in squallida solitudine. Nel mentre
pensate a cosa inventare, la vostra mente va altrove. Alla maturità
quest'anno nella prima prova fra le molte citazioni delle tracce
c'era un brano di Umberto Eco, una definizione di PIL
dall'Enciclopedia dei ragazzi e un discorso siciliano, ma celebrativo
del paesaggio italiano, di Vittorio Sgarbi... Il senso di molte cose
che avvengono nel quotidiano sfugge, o è incomprensibile. Forse
perché non esiste. Il tempo delle certezze di passati remoti di soli
trent'anni fa quando c'erano ancora i partiti di massa, totem e tabù
nell'intrattenimento e nella comunicazione si è dissolto. La realtà
non ha più interpreti e nessuno può ragionevolmente proporre dei
grandi e ultimi fini dell'umanità. Per le minoranze al potere conta
il calcolo sul breve periodo e il profitto personale. Molti
appartenenti ai ceti super-privilegiati vorrebbero raccontare cose
vagamente metafisiche e pseudo-religiose alle vaste plebi e plebaglie
che costituiscono i diversi elettorati d'Europa. Ma il gioco ora
viene male. In antico i re-sacerdoti e la nobiltà arcaica potevano
rigirarsi la plebe abbastanza bene fra riti e adorazioni d'idoli e
d'immagini. Ma nella civiltà industriale questo è meno facile, il
plebeo-consumatore ha molti difetti ma ha uno spiccato senso della
realtà: si rende conto in fretta di quando cala il suo potere
d'acquisto e che si sta riducendo la sua quota di spazzatura perché
consuma meno del solito. Quindi raccontargli che sta meglio quando
sta peggio riesce male, anzi dopo tre o quattro anni capisce che lo
fregano e mette in campo contromisure anche improvvisate o
ridicole. In una parola reagisce, come reagisce un animale che sente
il fiato del predatore sul collo, quindi in modo istintivo ma non
senza intelligenza. In fondo se il consumatore non consuma ha perso
lo scopo della sua vita e la sua ragione d'ingombrare la terra con il
suo peso e la sua mole. Da questo fatto l'eccesso di ridicolaggini
dell'informazione-spettacolo. Tutto quello che nei media comunica la
realtà del quotidiano tende a passare dalle forme ordinarie dello
spettacolo per queste plebi elettorali da rassicurare e
tranquillizzare. Segno che sono milioni quelli davvero preoccupati o
furiosi contro il sistema e le minoranze al potere. Se cosi non fosse
non ci sarebbe alcun bisogno di distrarre con dosi da cavallo di
spettacoli sullo stile della pubblicità commerciale e della banalità
più scintillante. Il mondo di tutti è comunicato come se fosse una
strana favola in 3D da vedere al cinema o una lite fra adolescenti
rappresentata sui social. Intanto mentre questo avviene la stazione
era sorvegliata dalle truppe aviotrasportate, un fatto diventato
ordinario e quotidiano che fa da cornice a questi miei pensieri.
Oggi ho pensato a
un piatto in cui due cucchiaiate di preconfezionata salsa russa
vengono avvolte in una capiente fetta, anch'essa preconfezionata, di
prosciutto crudo; completa il tutto tre bocconi di prosciutto e
popone e un paio di sedani rinvenuti per caso e messi in mezzo a
guarnire. Una cosa facile e agile per i pigroni che nemmeno vogliono
far la fatica d'accendere il fornello. Un paio di fette di pane
completano la cosa. Vino bianco ovviamente. In fondo fa caldo e la
testa è altrove. Mettersi poi a pulire le pentole….
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