21 luglio 2015
Sintesi: Il Maestro - terzo atto - Dove parla del tempo
Stefano Bocconi:
Su dai preparati. Fa freddo e vogliamo sentire
Paolo Fantuzzi:
Questo argomento è proprio difficile. Il
tempo
Franco: Difficile. Inizio con qualcosa di facile
allora. Le periferie delle città . Quello è l’inizio del discorso, Pensate a
una nostra periferia non ricca, non bella, non a posto quello è il senso del
nostro tempo. Il tempo può esser misurato con orologi più o meno precisi, può
esser raccolto in forme di memorizzazione di fatti, situazioni, episodi, accidenti
in biblioteche, emeroteche e banche dati. Ma poi c’è il tempo dell’immediato
presente e questo intendo ora indagare. Questo tempo immediato è capito forse
con più intuito da un adolescente o da un preadolescente, uno di quei tipi che
vanno a scuola, magari per imparare qualcosa nei licei e negli istituti
professionali. La differenza, e le forza dell’adolescenza, è che può guardare
al futuro. Può quindi osservare il presente non con gli occhi del passato ma
con quelli del futuro. Il futuro è un presente in divenire dove certi processi e
certi eventi in atto continuano il loro esserci e il loro sviluppo. C’è una
grossa differenza fra il pensare il presente portando la mente alla memoria e
al passato e pensarlo rivolgendosi alla promessa di cose che divengono o che
saranno. Si chiama differenza di
prospettiva. Ora vuole il caso che l’immediato presente per molti sia il
disperante e desolato silenzio delle ore della profonda notte di certe
periferie, dove in modo quasi plastico sembra di vedere un presente pigro,
desolato, brutto e fin dalle origini senza forma. Il presente allora diventa
immobile, sepolcrale, senza quella forza che potrebbe avere se esso fosse di
nuovo materia, energia e volontà in divenire. Ecco perché le periferie di certe
nostre città provocano talvolta angoscia o una leggera inquietudine. Perché
colui che vede e che passa trova in esse il riflesso di un problema che sente
lui stesso, ossia la mancanza di un
progetto autentico e non indotto dal sistema dei consumi, di uno scopo finale addirittura. Nella mancanza di forma o nel vuoto di certe
ore della notte si riflette nell’individuo pensante il suo vuoto e il suo
disagio interiore; finchè c’è confusione, attività, problemi da superare, cose
da fare il singolo di solito non vede le sue miserie e i suoi limiti, poi con
il buio, con la penombra, con la notte, con la realtà ferma o che ha poco
movimento ecco che emerge dentro il male di vivere il problema del tempo e con
esso il problema delle finalità della vita. Quando uno è giovane, studia, va a
scuola o fa apprendistato e prepara il futuro suo questo vuoto inquietante non
lo sente perché di solito qualche speranza o l’incoscienza della gioventù a
seguire sogni e desideri gli danno un fine possibile e quindi danno senso alla
vita. Il tempo quando diventa solo ricordo, memoria, paura del presente,
rimpianto del passato sia quello vero sia quello immaginario; allora quel tempo
è nocivo alla salute. Questo tempo di oggi è quasi tutto insalubre, perché il senso
del tempo in realtà siamo noi, e noi
siamo malati di silenzio, di poca spiritualità, di rassegnazione, di
allucinazioni indotte dal sistema di produzione- consumo-pubblicità, di false
speranze, divertimenti che stordiscono. Al contrario è bello trovare
l’incoscienza o la speranza del giovane che cerca il suo posto nel mondo, quello
è un tempo spesso creativo, attivo, aggressivo. Quest’immediato presente è
stretto quindi fra due tipi di tempo quello che porta al subire il mondo e
quello che s’impone di cambiarlo, e non sono lo stesso tempo perché cambia la
prospettiva con cui s’assiste al perpetuo divenire del presente. Il tempo senza
nessuna creatura cosciente che capisce il suo scorrere e il suo divenire è solo
un’insieme di processi fisici e meccanici dell’Universo, di ritmi biologici di
fauna e flora. Il tempo degli umani è misurato meccanicamente o classificato
entro precisi termini, ma poi è storia, è memoria, è il senso della realtà.
Clara Agazzi:
Scusa un attimo, Questo vuol dire che il tempo è un fatto soggettivo, è il
soggetto che si vede riflesso in una realtà scandita da fatti che sono avvenuti
e da fatti in quel momento in essere.
Franco: Soggettivo è il senso che si dà al tempo,
perché il tempo forza a pensare il senso della propria vita. Ancora un banale
esempio: pensa a oggetti anche grandi come palazzi, stazioni, cattedrali e anche oggetti
minuti come bicchieri, tavoli, lampadari e cose simili. Pensa poi a coloro che
hanno creato quelle cose e che magari sono morti da secoli, l’oggetto è sopravvissuto
al creatore suo, ma senza il suo artefice non ci sarebbe mai stato. Persiste
nello spazio e nel tempo qualcosa che è perché qualcuno che non c’è più in vita
ha dato a quella materia una forma e un senso. Il problema subito dopo diventa
il seguente cosa è per te quella cosa che è il vivere ogni giorno. A seconda
della risposta si ha un diverso rapporto con il tempo, perché il tempo
oggettivo, meccanico, matematico, esatto serve per orientarsi nel mondo, ma
serve anche porsi il problema del senso della propria vita e del suo scorrere
per non trovarsi a subire il divenire delle cose. Per questo vi dico che questo
tempo ci viene avvelenato, perché il presente che vogliono farci passare con quest’industria
della comunicazione e dello spettacolo non porta a qualcosa di creativo, di vitale
ma all’accettazione del reale così come si manifesta, al negare che questo divenire
debba porre il problema di un senso della vita che nasce dal singolo ed è per il
singolo. Un soggetto che si pone il problema della sua esistenza come divenire e
come passaggio aldilà del conformismo di tutti i giorni e dei limiti nei quali è
forzato a vivere pone se stesso nello spazio e nel tempo, e con questo delinea dei
confini, stabilisce delle distanze, si riappropria della sua vita perché può trovare
una sua ragione e un suo progetto. Invece oggi questo tempo è subito dai molti come
lento divenire in un fatale immobilismo della fantasia , dell’agire autentico e
creativo, del coraggio della conoscenza e della spiritualità autentica. Si fa del
tempo una propria risorsa se su di esso e
sul divenire del reale si è in grado di proiettare la propria volontà, il proprio
progetto di vita, il senso della propria esistenza. Oggi molti umani sono come il bicchiere dell’artefice deceduto: un giorno
qualcuno ti ha fatto e in un diverso giorno da qualcuno verrai disfatto. Ora presentrò per mia bocca questo tempo del qui e ora.
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