8 dicembre 2012
Diario Precario dal 24/11/2012 al 30/11
Data.
Dal 24/11/12 al 26/11/2012
Note.
Fine
occupazione con possibilità di portar avanti la didattica, prove,
interrogazioni, verifiche.
Nominato
docente ora alternativa a quella di religione.
Sto
costruendo un percorso di cultura e di metodo per dare sostanza all’ora
alternativa.
Intanto
le proteste studentesche della provincia sono finite o in via d’esaurimento.
La
categoria docente rimane comunque in allarme, si percepisce preoccupazione e un
continuo interrogarsi sul senso e sulla collocazione sociale della propria
categoria in questi anni di trasformazioni radicali e di povertà vecchie e
nuove.
La
data del concorso si avvicina, il test a quiz è il mio cruccio, confesso che mi
disturba l’idea di esser valutato da cinquanta risposte a crocetta in cinquanta
minuti mentre deve pensare all’ordinario e a ciò che è più dell’ordinario nel
mio lavoro.
Considerazioni
La
scuola ritorna ai suoi ritmi e alle sue ordinarie vicende, l’istituzione pare
riuscire ad assorbire i traumi del momento. Tuttavia c’è qualcosa che dovrebbe
prima o poi esser argomento da precisare: cosa chiede davvero la società
italiana e il territorio alla scuola? Una scuola auto-centrata su se stessa oggi
nel 2012 non pare possibile. L’autonomia quali risposte soddisfa? Ci sono
autentiche domande di formazione e supporto che emergono dal territorio e sono
rivolte alle istituzioni scolastiche? Ci sono esigenze educative realmente
nuove? Il vivere la scuola come lavoro impedisce di vedere i suoi limiti?
Queste
sono domande da porsi ogni tanto.
Data.
Dal 25/11/12 al 30/11/2012
Note.
Prime
prove come docente ora alternativa a quella di religione.
Sto
lavorando sui termini e sui vocaboli che dovrebbero far capire il determinarsi
della complessità della presente civiltà industriale.
Intanto
nuove notizie sul concorso e sulla prove del test d’ammissione, la famosa
pre-selezione, si precisano i termini della cosa.
Vivo
molto male l’attesa, sinceramente avrei preferito la sparizione dalla realtà
del concorso; sono iscritto da anni nelle graduatorie su cui incide il concorso
e se non lo passo la possibilità del ruolo si allontana di chissà quanto. Per
me è la sconfessione di anni di vita, di lavoro e di studio. Dovrei provare a
rovesciare questa sfortuna che si è manifestata nella mia esistenza professionale
e umana, non so come in verità. Dovrei passarlo ma se ci sono 11.000 posti più
o meno a fronte di oltre 300.000 candidati temo che la cosa si metterà male. Su
trenta è probabile che ci sia uno più bravo, più fortunato, meglio protetto
dalla sfortuna da qualche santo taumaturgo che gli fa la grazia. Questa non è
una considerazione estemporanea, è un fatto abbastanza oggettivo.
Considerazioni
La
condizione del Belpaese è tragica ma non definibile perché è troppo difficile,
se non impossibile, osservare natura e destino della civiltà italiana. Del
resto chi fra i politici parla di civiltà italiana esistente qui e ora? Quando
si parla di civiltà italiana se ne parla al passato di solito il discorso cade
nella lode, spesso interessata, di principi e artisti del Rinascimento e
talvolta è chiamato in causa qualche
patriota dell’Ottocento, per il presente i riferimenti delle piccole minoranze
al potere in Italia sono forestieri, come il loro linguaggio. La loro mentalità
sembra essere l’ombra di quella di un ricco WASP di Londra o New York. Manca un
senso forte di esistenza e appartenenza alla civiltà italiana da parte delle
minoranza nostrane al potere, quando di patriottico si è mostrato al pubblico
negli ultimi vent’anni pare il frutto di una rielaborazione del patriottismo
statunitense mutuato dai telefilm e dai divi del cinema che si mettono la mano
sul petto quando sventola la bandiera a stelle e strisce e parte la colonna
sonora con l’inno. Del resto basta pensare a quanto arte, archeologia, scuola
siano poco considerate dalle minoranze al potere il cui maggior interesse sono
le proprietà immobiliari, i soldi all’estero e le case e le società nei paradisi
fiscali. Di solito gli scandali di cui si occupa la patria cronaca giudiziaria
coinvolgono onorevoli, proprietari delle squadre di calcio, banchieri,
finanzieri, immobiliaristi, commendatori, politici si riferiscono a reati di
materia fiscale o a forme più o meno fantasiose di truffa. Non ricordo di
uomini italiani ricchi e potenti travolti per reati di carattere ideologico o
che hanno mollato tutto per andare a sacrificarsi per qualche causa romantica o
patriottica. Per la verità neppure di donne italiane di questo tipo. La civiltà
italiana se sarà, sarà nel futuro. Quelle del passato son macerie e miti morti,
il presente non ne ha una, o se c’è è praticamente invisibile. Ci vorrebbero
esseri umani coraggiosi che con spirito profetico rimettono assieme l’aspra
realtà della terza civiltà industriale con i frammenti di passati immaginari e
fantasie perdute. Questi temerari dovrebbero arrivare a una sintesi del tutto
nuova, a una dimensione altra, a pensare il Belpaese del XXI secolo e forse
crearlo per la prima volta. Si tratterà tuttavia per questi coraggiosi di
ritrovare un senso comune e di mettere assieme i pezzi di un percorso nuovo
essendo quelli precedenti dissolti o schiantati. Certo che a pensarci bene far
schiantare i miti patriottici, politici,
e di superiorità culturale dell’Italia è stata cosa da poco. Il supermercato e
la televisione hanno distrutto le pretese della cultura alta del Belpaese, l’evidenza
che l’altro che già da decenni aveva il frigo pieno, l’auto, la televisione ha
spazzato via in meno dieci anni tutte le illusioni culturali prima e un
decennio dopo il grosso delle allucinazioni politiche con la fine del comunismo sovietico e l'evidenza dell'affarismo in politica. Nel 1994 alla fine della
Prima Repubblica c’era un solo autentico mito di massa rimasto in piedi: Il
DIO-DENARO.
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