17 luglio 2012
Appunti sulla dissoluzione della ragione nel Belpaese
 Libro abbandonato
Le Tavole delle colpe di Madduwatta
Terzo Libro
Appunti sulla dissoluzione della
ragione nel Belpaese
Devo provare a ragionare sul male di
vivere di questi anni. Avendo avuto in sorte di trascorre l’infanzia fra la
fine degli anni settanta e i primi anni ottanta del Novecento posso oggi nel
2012 affermare senza troppi problemi che la mia vecchia Italia non esiste più
sotto quasi tutti i profili. Perfino la popolazione è diversa perché è stata
fortemente condizionata dalla pubblicità commerciale e dal materialismo
consumistico, spesso di pessima lega, che la televisione e il sistema dei
mass-media proponevano alle genti del Belpaese. L’immigrazione di popoli e
genti con culture diversissime ha fatto poi il resto. Ha concluso un percorso
di auto-dissoluzione delle forme di vita e pensiero delle genti del Belpaese
semplicemente manifestando la propria diversità, ora per milioni d’italiani di
vecchio e nuovo conio il centro della vita sociale è il centro commerciale o il
discount alimentare e non più la piazza
o il bar del quartiere, la casa del popolo o la parrocchia. Questo è avvenuto fra gli anni ottanta e gli
anni novanta del Novecento. Ciò che rimane del passato deve ritrovare un senso
spesso anche nella cattiva forma
dell’attrazione turistica o della curiosità antropologica o sociale, altrimenti
si vota ad essere parte di miti morti e di ideologie e forme di vita disfatte
dallo scorrere del tempo. Quando ritorno nei luoghi d’infanzia o della
pre-adolescenza mi accorgo della distanza che il tempo ha posto; ciò che è
stato non è più. Cosa è quindi l’Italia di oggi? Dove sta andando, ammesso che
vada da qualche parte? Recentemente mi sono chiesto da dove parte tutto questo,
mi sono risposto che in fondo proprio quel mondo dell’infanzia era tutt’altro
che saldo, col senno di poi e con la giusta distanza che offre lo scorrere dei
decenni ho capito che quel mondo italiano era una piccola parte del Belpaese, fondata
su visioni del mondo precarie o ideologiche, già inserito in una logica di
consumismo dove l’appartenenza ideologica dei singoli era spesso intessuta con
concretissimi interessi professionali, materiali o con questioni private,
magari di famiglia. Questo presente così scisso fra concreta realtà e possibili
visioni ideali del mondo e del futuro coltivate da minoranze politicizzate o
impegnate socialmente viene in realtà da lontano, da decenni di cinismo
politico, di privati interessi trasformati in necessità collettive, di
conflitti d’interesse a tutti i livelli irrisolti e lasciati marcire, di una
nazione di fatto a sovranità limitata in politica internazionale, di pratiche di corruzione quotidiana e di
trasmissione del posto di lavoro di padre in figlio come da antica tradizione
corporativa e familistica, di disagio del cittadino davanti alla macchina della
burocrazia e della giustizia. Basta osservare con spirito libero molti film
italiani di satira o di denuncia dei mali della corruzione politica e sociale e
sul malcostume nazionale fra gli anni settanta e gli anni ottanta. L’Italia di
allora era una realtà fragile tenuta assieme da troppi compromessi, perdite di
memoria, finzioni, ideologie che coprivano la realtà senza trasformarla.
Questo mondo umano fragile è passato
dal fracasso ideologico e settario al silenzio degli anni ottanta, della Milano
da bere, del Craxismo, delle sfilate di moda e della borghesia italiana in
ascesa. Il mondo umano italiano di oggi è il portato di questo passaggio fra
una finta restaurazione borghese infelice e da tristi benpensanti degli anni
ottanta e l’inizio di una trasformazione in senso imperiale delle potenze
mondiali. Con lo smantellamento del comunismo dopo il 1989 lentamente ma fatalmente è emersa la realtà
di poteri imperiali in Cina, Russia, Francia, Inghilterra e
Stati Uniti cresciuti all’ombra delle opposte ideologie e ora finalmente in
grado di rivelarsi per ciò che sono diventati nel corso degli anni novanta:
imperi a vocazione imperiale e
capitalista. Oggi questi imperi che hanno potenti multinazionali, grandi apparati spionistici e complessi
militar-industriali si stanno ritagliando le rispettive fette di mondo dove
sono dominanti i loro interessi strategici o peggio vitali e questo accade con
una logica da politica delle cannoniere dell’Ottocento mascherata sotto ONG,
investimenti di multinazionali, interventi umanitari, guerre a favore dei
diritti umani. Questa è la realtà che oggi milioni d’italiani esorcizzano
fingendo di vivere in un altro tempo e in altro Belpaese. Come se questi anni
fossero il 1945, il 1948, il 1968, il
1977. Il 2012 è il 2012 e non può essere altro da sé.
Credo per molte prove che in Italia
oggi sia presente una realtà dove si è
dissolta la ragione, dove minoranze spesso politicizzate cercano di tener la
testa lucida mentre milioni di umani delle genti nostre seguono ragionamenti
frammentati, istinti opportunistici, paure irrazionali e possono esser con
facilità manipolati da demagoghi televisivi o costruiti ad arte con i milioni
elargiti a professionisti della comunicazione e della politica. Il consumatore ha
il suo pensiero frammentato da desideri indotti e necessità concrete e formato
da milioni di messaggi pubblicitari dei giornali, della televisione, delle riviste
patinate. Egli è oggi la forma base dell’umano italiano su cui poi
s’appiccicano altri optional come l’appartenenza a una tifoseria, a un ceto
sociale, a una città, a un gruppo e altre cose del genere. Un po’ come le auto
quando sul modello di base vengono aggiunte le diverse componenti tipo
l’autoradio o i cerchi in lega. Il primo strato è comunque il consumatore
creato dal sistema dei consumi e della pubblicità commerciale.
Oggi che la situazione lavorativa
e di capacità di spesa è sfavorevole per
milioni d’Italiani vecchi e nuovi a causa della recessione e dei disastri
economici nell’Occidente politico - ossia Europa Occidentale, Israele, Stati
Uniti, ex Impero Inglese - i limiti di questa base su cui si è fondata tanta
parte del popolo italiano emergono. In particolare nella cronaca spesso faziosa
e politicamente orientata dei quotidiani e dei settimanali emergono masse di
popolazione avvilite, talvolta impoverite, incapaci di dare uno sviluppo
positivo alla loro frustrazione umana e professionale. Se si sommano i pezzi di
cronaca con i discorsi delle minoranze politicamente agguerrite che comunicano
in modo alternativo, ad esempio il movimento No-Tav o quello delle CinqueStelle,
emerge un Belpaese che sta perdendo i nuovi punti di riferimento legati al
mondo dei consumi e della pubblicità commerciale e ha dissolto le antiche e
vecchie ragioni di vita. In realtà questo tempo è una terra di nessuno, un
passaggio; e questo passare non si è risolto in una ragionevole sintesi perché
milioni d’italiani e tanta parte dei ceti agiati e di coloro che vivono di
politica ha interesse ha protrarre avanti nel tempo questa incertezza che
comunque li vede socialmente premiati in un contesto di disagio e
d’impoverimento. Il mondo umano in Italia sembra scisso fra i molti che vivono
in mezzi ai detriti di miti perduti e ideologie morte o marcite e i pochi che
cercano di veder oltre questo tempo, di capire cosa può portare l’egoistico
dominio globale delle cinque potenze imperiali, va da sé superpotenze nucleari,
con diritto di veto all’ONU.
Mancano gli Dei e gli Eroi del cinema, dei fumetti e
delle favole in grado di mettere ordine in un mondo umano caduto della
scelleratezza, nell’empietà e nella
follia. Quindi senza possibilità di miracoli da fumetto o da cinema rimane
l’ordinario sforzo dare un senso di giustizia ed equità a un mondo umano che
deve formarsi essendo quello antico disfatto dallo scorrere del tempo e dal
darsi un mondo scisso non più in due blocchi ideologici ma in concretissimi
interessi imperiali e in grandi concentrazioni finanziarie. L’incapacità di
leggere in chiave di quotidiano questa trasformazione del grande potere su
scala mondiale da parte di tanta parte della popolazione italiana è il segno
della dissoluzione della ragione. Ciò che appare è più forte di ciò che è
nascosto, ciò che è presentato platealmente dai media diventa l’unica realtà,
lo spettacolo continuo avvolge le notizie, l’abitudine cementa il pregiudizio e
la cattiva conoscenza. Occorre ammettere da parte mia che la mente umana che vuol fare dei ragionamenti
sensati deve selezionare ogni giorno quel che serve davvero a capire, ossia
deve fare uno sforzo alimentato con l’abitudine e l’esercizio critico. Nella pigrizia
intellettuale e nell’abitudine derivata dal conformismo vedo il primo perdersi
della ragione da parte di troppi abitanti del Belpaese.
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