15 aprile 2010
Empolitica pubblica un mio vecchio pezzo
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De Reditu Suo
Il dispiacere di pensare la fine
07/01/2010
Ammetto di aver ripensato alla Repubblica Spagnola, quella federale
stroncata brutalmente e massacrata da Franco, Hitler e Mussolini e
dall’imperizia e dalla complicità delle sedicenti democrazie di allora.
Grazie ai portenti della terza rivoluzione industriale posso vedere
documentari, fotografie e perfino le musiche di chi ha combattuto e
morto dalla parte della Repubblica Spagnola, e beninteso anche da quella
dei fascisti e dei reazionari spagnoli.Mi
vien fatto di pensare che in fin dei conti quella Repubblica ha avuto un
destino tragico, aldilà di quanto nel Belpaese si possa concepire, e
che la loro Repubblica non ha fatto i conti con la decomposizione e la
disgregazione civile e sociale in cui si dibatte la nostra, con la
perdita del senso della realtà per mezzo dell’intrattenimento televisivo
e della pubblicità.
La loro decomposizione è stata una fiammata, un rogo collettivo nel
mezzo dei furori bellicisti e ideologici del primo Novecento.
LA FINE DI QUESTA SECONDA REPUBBLICA IN QUESTO SECONDO MILLENNIO
SEMBRA UN LENTO DISFARSI DI CIÒ CHE PER ANNI ABBIAMO CHIAMATO ITALIA.
Il cupo desiderio di morte che è parte di questo tempo è presente nella
quotidianità di questa Seconda Repubblica italiana e dà il senso della
una fine e della decomposizione di ogni valore e di ogni morale
precedente.
QUEL CHE EMERGE È UNA REALTÀ FRAMMENTARIA PRIVA DI QUEGLI ELEMENTI DI
UNITÀ E DI APPARTENENZA AD UNA VICENDA STORICA COMUNE, UN CONTESTO DOVE
OGNI EGOISMO UMANO E SOCIALE PUÒ SCATENARSI SENZA DOVER RENDER CONTO A
QUALSIVOGLIA FORMA DI RIPROVAZIONE MORALE.
L’esempio infelice delle minoranze dei ricchi e dei politici di un certo
spessore spesso chiacchierati o alle prese con i tribunali nostrani sta
dando alla popolazione italiana l’impressione che l’unico metro
possibile su cui ragionare sia il denaro.
Lo strumento del commercio e del lavoro nonché merce che serve ad
acquistare altra merce diventa l’unico fine perché coincidente con il
potere.
AVERE IL POTERE SU UOMINI E COSE È OGGI L’UNICA GARANZIA DI
SALVEZZA INDIVIDUALE IN UN MONDO DOVE SI SONO PERDUTI I VALORI E LE
RAGIONI DI UNA COMUNITÀ CHE CONDIVIDE UNA STORIA COMUNE O DELLE RADICI
CULTURALI.
Questa mutazione antropologica e civile aiuta e rafforza tutti i
fenomeni di disfacimento presenti nella società e nella Repubblica
italiana.
Del resto il mondo umano percepisce a modo suo l’evidenza che è presente
sul pianeta azzurro ossia che ciò che nasce e si sviluppa, si
indebolisce, muore e si decompone.
Nel corso dei milioni di anni cambia perfino la geografia figuriamoci se
non finiscono i sistemi politici, con le classi dirigenti.
Dove sono oggi i re-sacerdoti dell’antichità, o il patriziato
dell’Antica Roma, o le legioni di Cesare con i centurioni o i
condottieri delle milizie Rinascimentali?
TUTTO FINITO, TUTTO TRASFORMATO, MORTO O RICOMPOSTO IN FORME
NUOVE.
Questa Repubblica, con i suoi riti, con i suoi discordi signori, con i
suoi orrori che ogni tanto balzano all’onore della cronache giudiziarie
sembra una massa informe di personaggi e cose diverse che stanno assieme
per sbaglio.
FINIRÀ, PRIMA O POI ANCHE QUESTO SISTEMA.
Esso è destinato a riformarsi e a cambiare o a sparire sotto la
pressione spaventosa dei mutamenti che arrivano nel corso dello scorrere
del tempo.
QUEL CHE MI DISPIACE È CHE LA FINE SEMBRA ANNUNCIARSI IN UNO
SCENARIO CRESCENTE DI NOIA, DI DISGUSTO E DI SQUALLORE ENTRO UN CONTESTO
DI MISERIA MORALE.
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Il professor Nappini cura il sito
http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it
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