30 marzo 2010
Antichità e menzogne

De
Reditu Suo - Secondo Libro
Antichità
e menzogne
Da
un po’ di tempo a questa parte al contrario di quel che fanno altri popoli, ad
esempio i giapponesi che hanno coniato un termine apposta per la generazione
dei trentenni in evidente stato di disagio, nel Belpaese si fa finta di non
capire. Sono in particolare i cinquantenni e i sessantenni maschi, ricchi, con
rendite e proprietà o posizioni sociali che criticano aspramente i giovani precari con alle spalle famiglie non
ricche, privi di protettori, con storie di licenziamenti e lavori precari, con difficoltà economiche.
Le generazioni di cinquantenni e di sessantenni
ricchi approfittano della loro posizione e delle loro rendite per giudicare
questi sfortunati con finte verità e con palesi menzogne condite con i ricordi
distorti del loro passato. Quel passato è un’antichità oggi dimenticata. Così
mi spiego i troppi interventi offensivi che rimbalzano qua e là e che umiliano quanti
sono nel bisogno mostrando loro realtà idealizzate di passati immaginari e
finti che arbitrariamente associano a virtù inesistenti che i predicatori dal pulpito
affermano di aver posseduto nel passato. Faccio un banale esempio: di solito si
contrappone la forza di resistenza e la volontà che hanno auto i vecchi ai loro
tempi contro la presunta indolenza dei giovani. Se c’è un film che rappresenta
l’ordinario ambiente lavorativo dei vecchi sono i primi due film del ragionier
Fantozzi, interpretato magistralmente da Paolo Villaggio, anche se nel
grottesco della finzione i film registravano una parte della realtà concreta di
quel periodo. Una serata con passata vedere
una scelta delle vecchie “Commedie all’Italiana” smantella da sola l’idealizzazione
falsa che viene proposta quando si tratta di dar addosso ai giovani precari. Per
questo è evidente la natura infame di certi commenti. Sarebbe molto più
dignitoso da parte di questi anziani dichiarare: arrangiatevi e rendete il
mondo e il Belpaese ancor più brutto, violento e osceno di quel che avete avuto
in eredità da noi perché questo è giusto, perché questo e solo questo vi abbiamo
insegnato! Quando si è malvagi al punto di rompere i legami sacri fra
generazioni è giusto che venga ricordata
ai vili l’essenza di questo modo indecente di aggredire gli altri con gli
strumenti della parola e della menzogna. La natura del discorso menzognero sui
giovani precari si fonda sulla ripetizione prolungata di un messaggio che
finisce per essere credibile ed è nota al mondo come “Falsa Evidenza” e sulla “Manipolazione
Cognitiva” che è data da una combinazione di false promesse o su paragoni
infondati che intendono condizionare chi vi presta fede. Si tratta di strategie
della propaganda e della pubblicità che vengono usate cinicamente per far
passare l’idea che i giovani non sono all’altezza, che i trentenni hanno le
stesse condizioni lavorative dei padri solo che sono meno capaci, che se stanno
a casa è per pigrizia e non per il costo elevato della vita e per gli affitti
spropositati rispetto agli stipendi, e se hanno pochi figli o nessuno è perché sono
irresponsabili e non per l’impoverimento di larghi strati del ceto medio. Invece
di raccontar in modo così indegno e maligno vicende collettive drammatiche sarebbe
bene avere due grammi di decenza e dire apertamente che tutta la questione dei giovani
ha a che fare solo ed esclusivamente con i soldi. Si dovrebbe parlare sempre e solo
quando si ragiona dei ventenni e dei trentenni di quattrini, di stipendi, del costo della vita,
di affitti troppo cari, di lavoro precario, di licenziamenti facili. Concludo questo
mio scritto ricordando che fra tutte le categorie di giovani che lavorano solo due
sembrano salvarsi dalla valanga di critiche ingiuste: i militari in missione di
“PACE” e i poliziotti. Loro non sono mai criticabili e nessuno mai si è azzardato
a chiamarli”Bamboccioni”, nemmeno una volta. Il lettore si dia la risposta da solo
rispetto a questa palese evidenza.
IANA per FuturoIeri
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