
Crolleranno gli USA? Il mio
no dopo la Conferenza di Copenhagen
17/03/2010
Di Franco Allegri
Ieri, il professor Nappini mi ha raccontato che ha conosciuto una
giornalista di Chicago e che ha conversato con lei sulla crisi degli
USA. A suo avviso gli americani sono depressi e quelli di Chicago non
fanno eccezione.
Questi cenni mi hanno ricordato che da qualche settimana non mi occupo
della crisi in USA e i miei ragionamenti sono fermi alla conferenza di
Copenhagen.
PER L’EUROPA GIRA UN FALSO PROBLEMA: QUELLO CHE PER SALVARE IL
MONDO SI DEVE TAGLIARE LE EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA NELL’ARIA
DELL’OTTANTA PER CENTO; AL PARLAMENTO EUROPEO DESTRA E SINISTRA LITIGANO
TRA CHI VORREBBE TAGLIARE IL TRENTA E CHI IL QUARANTA.
A mio avviso la conferenza di Copenhagen ha risposto a tutti: si taglia
il 2% e basta e nessuno ha parlato di fiasco tra i dirigenti del mondo.
Solo la nostra stampa ha scoperto di avere un pollice verde e un cuore
gonfio per l’ambientalismo. Non capisco l’allarmismo e le
drammatizzazioni, ma andiamo oltre che è meglio:
RIPARLO DI COPENHAGEN PERCHÉ CREDO CHE DURANTE TALE CONFERENZA GLI USA
HANNO MOSTRATO UN CERTO INDEBOLIMENTO, MA RESTANO L’UNICA SUPER POTENZA
MONDIALE CON UNA AUTOREVOLEZZA DA NON SOTTOVALUTARE. Voglio aggiungere
anche che gli USA hanno fatto nuovi affari e dettato l’agenda dei lavori
a tutti e per questo (in queste occasioni) la loro economia respira
senza recuperare in modo netto. Il condizionamento delle lobbies
continua a pesare, ma ai tempi di Bush era maggiore, vedremo presto come
finirà il confronto con quella farmaceutica.
AL CONTRARIO IO RISCONTRO IL GRANDE PANTANO DI OBAMA IN MEDIO ORIENTE,
SIA IN IRAQ CHE IN AFGANISTAN E NON MI PIACE LO SPETTRO IRANIANO. Il
bilancio della difesa USA consuma quasi mille miliardi di dollari e
questo è dovuto agli sprechi (in parte), alle lobbies del settore (in
parte maggiore), e al fatto che le guerre a bassa intensità hanno costi
intensi. La decisione USA di mandare altri 30.000 soldati in Afganistan
ha destato scandalo fra i democratici e un piccolo gruppo di
rappresentanti è riuscito a far discutere su un eventuale ritiro.
Mi resta da toccare un punto che il professore ha analizzato spesso:
quello dell’Italietta che aspira a copiare gli USA. Anche oggi, con la
crisi e le guerre: siamo tutti elettori di Obama e non ho visto molte
proteste per l’attacco ad una città afgana dimenticata da dio. Mi
stupisce il fatto che ci sentiamo tutti americani e crediamo più ad
Hollywood che ai giornali o ai documentari.
Non sarà che siamo un popolo facile da ingannare perché si autoinganna?
In Italia si è parlato poco di Copenhagen, ANZI RIFLETTENDOCI MI RENDO
CONTO CHE MANCA GRAN PARTE DEL DIBATTITO POLITICO, OGNI TEMA È
PENALIZZATO.
LA NOSTRA POLITICA MUTA MA NON SI RINNOVA E A BEN VEDERE NELLA
PARTECIPAZIONE C’È QUALCOSA DI PRIMITIVO, DI ABBOZZATO, DIREI DI
FACILITATO.
IL DIBATTITO PRO E CONTRO BERLUSCONI SOSTITUISCE LE DISCUSSIONI SERIE,
LA COMPILAZIONE DEI PROGRAMMI E FACILITA I LAVORI OSCURI DELLE LOBBIES E
DELLE BUROCRAZIE.
Forse dovrei dirlo più forte cercherò di farlo più spesso. Certamente
non vedo avvicinarsi nessuna stagione delle riforme e ho già scritto che
si valuta un eventuale governo Letta che per me resta al 25% di
possibilità e a 0 se si guarda alle riforme che potrebbe fare.
SI CI AUTOINGANNIAMO, MA ABBIAMO ANCHE TANTA IGNORANZA, ESSA È INFERIORE
ALLA NOSTRA AMBIZIONE E L’ALIMENTA. FORSE SIAMO TUTTI AMERICANI PERCHÉ
MANCANO DEI MODELLI DI CIVILTÀ ALTERNATIVI?
Sì, ma non dimentichiamo gli indifferenti, l’oblio che viene diffuso da
20 anni e non speriamo che la crisi abbia aspetti virtuosi.
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Franco Allegri è presidente dell’associazione Futuroieri e laureato in
scienze politiche con una tesi sulle relazioni fra stato e chiesa e si
dedica alla libera informazione politica ed economica. Per approfondire
visita il sito http://digilander.libero.it/amici.futuroieri. Su Facebook
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