7 marzo 2010
Salvare se stessi per salvare tutti
De Reditu Suo - Secondo
Libro
Salvare se
stessi per salvare tutti
Le disperse genti del Belpaese rifiutano da anni
di trasformarsi in qualcosa di serio, non accettano la più banale delle
conseguenze della terza rivoluzione industriale che consiste nella
trasformazione del mondo umano e dei suoi processi di produzione e consumo. La maggior parte degli italiani finge di non
capire e di non vedere che il vecchio mondo umano con i suoi valori e le sue
follie è un cadavere che finge di essere vivo, un corpo inerte che viene
animato e rivestito da macabri servi di s cena. I processi in corso da tre
decenni hanno spostato le produzioni industriali dagli Stati Uniti e
dall’Europa verso la Cina, l’Asia e alcuni paesi dell’America Latina. Di fatto
si tratta di una moltiplicazione della classe operaia e di un crescita della
produzione e delle applicazioni tecnologiche della scienza alle merci, tutto
questo avviene lontano dall’Europa e dagli Stati Uniti. Questo
comporta l’emergere di nuove potenze imperiali come la Cina, il Brasile, la
Russia, l’India; il mondo umano di fatto viene trasformato e costretto a
confrontarsi con altri poteri e altre logiche e con culture forti. Queste
civiltà oggi potenti irrompono nel Belpaese proprio dove prima c’era solo
l’omaggio servile e acritico nei confronti degli Stati Uniti. Coloro che nel Belpaese hanno sensibilità e
ritengono opportuno conservare qualcosa devono cominciare a creare delle reti,
a costituire delle associazioni vitali e impegnate, devono in una parola
dedicare qualcosa del loro privato ad attività di carattere sociale o politico.
Questo è necessario in quanto sarà possibile conservare e mantenere gli
elementi positivi delle culture di origine del Belpaese se esso smetterà di
essere una chimera, una possibilità, o peggio un fastidio talvolta pericoloso
per la maggior parte degli abitanti del Belpaese. Occorre costruire dei legami
fra gli abitanti della penisola i quali sono divisi, rancorosi e discordi a
causa delle questioni di campanile, del cinismo della politica che usa ogni
mezzo per fomentar discordie e dividere i cittadini in fazioni e partiti,
dell’estraneità di tanta parte dei ceti sociali ricchi e privilegiati ai
piccoli drammi della maggioranza della popolazione d’estrazione
piccolo-borghese o peggio povera. Senza degli elementi minimi comuni di
autentica sostanza le genti difformi e disperse del Belpaese tenderanno a
disgregarsi in fazioni e in piccoli gruppi, o peggio in famiglie e singoli
privati. In caso di qualche grave disgrazia o catastrofe il Belpaese rischia di
sfracellarsi e di disgregarsi e di esser fatto preda da qualsiasi potere
straniero. Non dico nulla che non si già avvenuto in tre millenni di storia
della penisola che hanno visto, a seconda dei casi, civiltà, Stati, religioni
andare a pezzi, formarsi, ricostituirsi, disperdersi.
Per
questo occorre che l’opera di conservazione e salvezza del Belpaese passi da
forme di mobilitazione civile e culturale in grado di suggerire, e nel caso imporre, l’agenda politica a chi vive con il
mestiere di sindaco, consigliere, governatore, senatore, deputato…
Le
genti d’Italia devono diventare qualcosa di serio e non una massa informe di
privati e famiglie che stanno assieme per sbaglio in uno Stato, per salvare gli
altri occorre prima di tutto salvare se stessi e capire le proprie ragioni e la
natura della propria vita. Solo così si possono dare le forze per affrontare il
confronto con questi tempi difficili.
IANA per FuturoIeri
|