De Reditu Suo
Perché il morto afferra il vivo…
In certe mattine d’inverno quando fa freddo e devo con
il buio andar a lavorare prendendo l’autobus mi prende il sospetto che qualcosa
non vada; in effetti sono martellato
come altri milioni d’italiani dalla pubblicità commerciale nella quale si
osserva come la gente che se la passa bene viene di solito ripesa dalle
telecamere in orari ben più comodi e rilassanti e in situazioni molto meno
prosaiche. Così mi capita di domandarmi
se in qualche modo l’alzarsi la mattina a certi orari non sia il segno del far
parte di ceti sociali medio-bassi, queste ad oggi sono le mie impressioni. Io so
che in una diversa stagione della mia vita una mattina, una di quelle fredde e
limpide, appena alzato guarderò fuori dalla finestra. Scalderò un po’ di latte,
verserò il caffè e il latte in una tazza e berrò la miscela accompagnandola con
qualche biscotto. Scenderò poi in strada constatando che le due Repubbliche
sono in quel momento un ricordo lontano. Oggi nel tempo in cui scrivo ciò che è
morto è paradossalmente ancora vivo: sono ancora attive per fini bassamente
elettorali antiche identità politiche tenute artificialmente in vita. In una
realtà bipolare è insensato parlare di destra, sinistra e centro; la divisione
in quel caso è fra progressisti e conservatori come nel mondo anglo-americano.
Questa è la vera scissione fra le parti politiche nel bipolarismo e solo in
Italia si può narrare la favola del centro-destra e del centro-sinistra e del
centro-centro. Gli elettori italiani che vivono con le categorie di destra,
sinistra e centro sono ingannati e vogliono credere all’inganno. Le antiche
appartenenze politiche erano credibili al tempo della guerra fredda e della
minaccia comunista alle frontiere dell’Italia, adesso servono alle minoranze
che vivono di politica per tenersi stretto il loro elettorato di riferimento
cercando di far leva su antiche paure di carattere sociale e vecchie
fedeltà. Un mondo umano di personaggi
che vivono di politica, e con una certa approssimazione affermo che vivono
molto meglio della stragrande maggioranza dei loro amministrati, sono legati a
un remoto passato, a aderenze politiche, a ideologie e a partiti scomparsi per
una questione di veder pagati gli stipendi il 27 del mese. Non c’è altro. Il morto
afferra il vivo in Italia per il motivo banale che le appartenenze morte danno
da vivere, da vestire e da mangiare a una quantità cospicua di personaggi che
han fatto della politica la professione. Viene quindi evocato per questioni di
cassa e di carriera il centro, la destra, la sinistra, e addirittura il
pericolo fascista come se l’Italia del 2010 fosse ancora quella del 1922. Del
resto gran parte dell’elettorato italiano vuol mettere la testa sotto la sabbia,
vuole ingannarsi, vuol credere alle favole e alle promesse anche le più
stravaganti. Del resto perché assumersi in proprio delle responsabilità? Perché
farsi carico delle pubbliche calamità? Perché sacrificarsi per un bene comune a
dir poco chimerico? Ecco la soluzione che le diverse genti d’Italia amano:
“vivere nella menzogna e nella finzione delegando a capi discutibili,
chiacchierati o con condanne passate in giudicato l’onere di rappresentare la
grande finzione della vestizione e animazione di ciò che è morto”. Questo
presente con la sua carica di durezza e brutalità prima o poi si farà strada e distruggerà le favole
maligne e le troppe illusioni
IANA per FuturoIeri
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