10 luglio 2009
Miti perduti per noi genti disperse della penisola
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
Miti
perduti per noi disperse genti della penisola
La fedeltà al proprio passato può essere un segno
di nobiltà da parte di una realtà collettiva come una comunità, una tribù, un
popolo, o una nazione. Quando è fedeltà ai miti altrui comincia qualche
sospetto. Quindi scriverò delle mie perplessità. Mi è capitato con un caro
amico di visitare due esposizioni di mobili,
in due magazzini di medie dimensioni in una delle nostre periferie
dell’Italia Centro-settentrionale, nello specifico Calenzano. Arredavano alcuni
soggiorni e camere da letto dei quadri con la famosa Marylin Monroe –peraltro
un nome d’arte- e vedute di New York con tanto di Torri Gemelle ancora in
piedi. Mi sono fermato a guardare. Se non è fuga nel trapassato remoto questa
qui proprio non so cosa possa essere. Gli USA della diva bionda erano gli anni
cinquanta e sessanta prima del Viet-nam e della crisi petrolifera. L’Italia di oggi
anno del signore 2009 onora gli USA degli anni cinquanta al tempo della guerra
di Corea, combattuta fra l’altro anche contro l’armata rossa cinese. L’Italia è
ancora legata psicologicamente al suo protettore di un tempo, il quale è troppo
occupato a proteggere se stesso dalla crisi e dalla sfida economica globale che
gli portano cinesi, russi e indiani per pensare alle genti della penisola e ai
loro traumi psico-politici. Le difformi
e disperse genti d’Italia si cullano ancora nei loro miti perduti e mentre
questo accade già vediamo i segni della prossima abiura, del nostro prossimo
voltafaccia, del nuovo cambiar divisa. Non è un caso che nel presente governo
da tempo è evidente che l’amicizia del
premier con la Russia di Putin non è solo un fatto privato. L’Impero Americano
ha eletto questo Obama perché è il sistema è in sofferenza e la conclusione dei
conflitti afgani e iracheni sembra volgere al peggio, o quantomeno l’esito dei
medesimi sarà ben diverso da quello pensato dai neo-conservatori:il trionfo del
sistema statunitense nel presente XXI secolo. Già perché questo è un secolo
nuovo e le genti dello stivale dovrebbero ammettere che la seconda metà del
Novecento è finita da circa nove anni e che quel che rimane delle genti della
prima Repubblica e dei leader e dei partiti politici sono tendenzialmente
pessimi ricordi. La Prima Repubblica è stata, sia pure senza una piena
sovranità e in forme limitate, la prima, grande, autentica possibilità che
hanno avuto gli italiani di governarsi secondo la libertà e il reciproco
rispetto. Il fallimento è così grave che non è neanche necessario constatarlo,
semplicemente è qui e ora. La Seconda Repubblica dominata da altre forze
politiche testimonia il discredito e il disprezzo nel quale sono caduti i
partiti del trapassato presso la popolazione dello Stivale, prova ne sia che ad
oggi il partito più anziano è la Lega Nord, tutti gli altri sono stati sciolti
o rifondati. Coloro che “vivono di politica” si son presto acconciati a cambiar
casacca, a reinventarsi un posto e un ruolo nelle nuove forme di potere
politico ed economico, l’abiura delle classi dirigenti e di coloro che “vivono
di politica” è, se possibile, più forte di quella delle disperse genti
d’Italia. In questa decomposizione c’è spazio per i vecchi miti forestieri,
così si parla d’altro.
IANA per FuturoIeri
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