13 giugno 2009
La nostra civiltà: per tutti e per nessuno
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
La nostra civiltà: per tutti e per nessuno.
Questa nostra civiltà italiana oggi come
oggi è difficile osservarla, la si può percepire o attraverso i ruderi che
riportano la mente a trapassati remoti o intuire per i silenzi delle nostre
colline e dei nostri monti a tarda notte, sui tramonti del sole osservati dalle
spiagge, sulle periferie deserte a certe ore della notte o in certi pomeriggi
afosi di luglio e agosto.
Una civiltà nascosta, una civiltà per tutti
e per nessuno che ad oggi non trova la sua espressione genuina, il suo essere
forma del vivere, estetica del quotidiano aldilà delle esigenze del mercato e
della società dei consumi.
Adesso la nostra civiltà si trova
inespressa, polverizzata come le genti del belpaese divise per ogni sorta di
ragione politica, culturale,sociale, di linguaggio. Tuttavia essa per così dire
è smontata, inespressa come del materiale da costruzione che deve diventare
qualcosa, è ancora lì anche se silente, immobile e non compiuta. I tempi non
consentono alcun ottimismo, l’affermazione della Lega Nord alle elezioni ultime
scorse rivela il fallimento dell’idea di Patria comune come concetto e come
idea unificante delle molte realtà della
penisola. C’è poco da aggiungere dal momento che il punto di riferimento di
quel partito è un’entità collettiva detta Padania, si tratta di una Nazione
virtuale alternativa all’Italia ed oggi coloro che si riconoscono, a ragione o
a torto, in questa alternativa sono il potere politico. Sia detto per inciso il ministro degli interni
che ha un potere enorme sulla polizia è
il leader politico emergente di quella formazione politica. All’estero in
generale non godiamo di buona fama, la civiltà italiana sembra ridursi a luoghi
comuni che hanno a che fare con la mafia, la pizza, la pasta, il melodramma, e
qualche altra scemenza. A questa vicenda disgrazia aggiungo anche che per
maggior celia la nostra lingua è usata
dagli stranieri per dare nomi di fantasia a improbabili prodotti dell’industria
alimentare forestiera.
L’Italia ad oggi non è, e per molto tempo
ancora non sarà, non è solo un problema di considerazione dei forestieri, che
lascia il tempo che trova, è che non è per gli stessi italiani.
La paura dell’altro, del diverso, dello
straniero sono anche l’esito della
mancanza di punti di riferimento collettivi, sono l’evidenza della fumosità di
un concetto di Patria ufficiale limitato e angusto, leso nella sua dignità da sessanta
lunghi anni di governo dei partiti politici e delle loro correnti e da un
popolo che si è sempre riconosciuto con difficoltà nelle istituzioni e in una
storia comune, in un discorso collettivo-quale che sia- che dalla Sicilia
arriva fino alle alpi.
Così vanno le cose sul pianeta azzurro e su
un piccolo suo giardino a forma di penisola piazzato su un mare interno
chiamato Mediterraneo e inserito nel più piccolo dei continenti. Questa piccola
parte del pianeta è detta comunemente Italia.
IANA per FuturoIeri
|