3 giugno 2009
La grande festa dei miti perduti
Il Belpaese: quarantanove passi nel delirio
La grande
festa dei miti perduti
Queste
elezioni che a breve daranno il loro esito si sono fatte carico di ostentare
come se fossero antiche e venerate reliquie o immagini medioevali della madonna
i simboli e le sigle politiche di un remoto passato. E’ una fiera campionaria
di falci e martelli incrociati, di democrazie cristiane, di partiti comunisti, di
scudi crociati, di simboli liberali o nazionalisti, addirittura ho visto la
stella gialla proprio quella dei Lager, messa a bella vista da gente di un
partito che non nominerò, per l’occasione di qualche intervista televisiva.
Queste elezioni sono l’esposizione dei miti perduti, delle grandi ideologie del
secolo appena defunto, delle mascherate grottesche di ceti politici che vivono
di politica e cercano di tirare a
campare prendendo simboli di tempi morti per potenziare il loro messaggio
elettorale. Si tratta d’intercettare senza troppi scrupoli quell’elettorale
sbandato dalla malvagità delle trasformazioni di questi ultimi tre decenni e di
rassicurarlo con simboli un tempo potenti veicoli di idee e visioni del mondo.
Miti potenti che furono in un tempo lontano e remoto. E’ molto meno una presa in giro o di una truffa, ci vuole
in fin dei conti talento per far cose simili, è marketing elettorale,
pubblicità della specie più bassa, invenzioni da pubblicisti passati alla
pubblicità, arido calcolo che fa leva sulla psicologia e sulla sociologia delle
masse elettorali. Quel che resta aldilà del cinismo elettorale è il senso della
fine di un mondo umano, i simboli quando vengono ostentati per fini così banali
e a tratti presuntuosamente ridicoli sono simboli non più venerati o odiati ma
qualcosa di simile ai loghi commerciali, strumenti per comunicare una fedeltà a
un prodotto, in questo caso politico. Siamo lontani dal “Secolo Breve” dai suoi
orrori, dalle sue ideologie criminali e sanguinarie, dalle utopie comuniste,
fasciste e capitaliste che passavano sopra mucchi di cadaveri freschi, questo è
il discount dei simboli e dei miti perduti. Questa tornata elettorale è la
grande festa dei miti perduti, la fiera delle vanità, la mascherata finale di
ceti che vivono di politica e che devono nascondersi dietro costumi ideologici
ormai fuori tempo massimo per nascondere la brutalità di un mestiere loro che è
l’unico che sanno fare e neanche tanto bene. I miti quando diventano farse e
caricature di se stessi devono essere considerati per quello che sono e nel
caso occorre liberarsi della loro nefasta influenza se recano un danno alla
vita e alla possibilità di pensare il futuro e la libertà. Il passato non
sempre si può onorare cercando di riprodurlo nel presente, alle volte occorre
accettare che esso è finito assieme alla società umana e al mondo di valori e
di miti che esprimeva. La prima libertà va trovata in se stessi e nel proprio
tempo.
IANA per FuturoIeri
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